Napoli, piazza Garibaldi abbandonata: «Noi turisti nel degrado, la Stazione ci fa paura»

Napoli, piazza Garibaldi abbandonata: «Noi turisti nel degrado, la Stazione ci fa paura»
di Gennaro Di Biase
Martedì 28 Giugno 2022, 11:00
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I due turisti dal sud dell'Olanda si chiamano Petra e John Patrice. Mangiano gnocchi in uno dei nuovi bistrot della stazione, dal lato dell'arena. Il tavolino che occupano, aggraziato e pulito, si trova a pochi passi dai clochard, che intanto si riparano all'ombra degli alberelli - nuovi ma ingialliti di piazza Garibaldi - e dal tanfo di escrementi da loro prodotto. «Abbiamo preso l'appartamento proprio qui dietro - sospira lei, in inglese - Nella zona del Vasto. Non potevamo immaginare che fosse una zona così degradata e pericolosa, specialmente di notte». «Il nostro appartamento è bello, nuovo ed è ok - aggiunge lui - però è veramente difficile uscirne. Non ci sentiamo per niente sicuri in questa zona». Il dialogo appena descritto, che risale a ieri, ci immerge perfettamente nell'equivoco che oggi vive piazza Garibaldi. È una crisi di identità, che ha portato tanti giovani a investire in b&b e locali, ma che non ha cancellato le vecchie caratteristiche del quartiere. Alle spalle di uno degli hub principali del turismo partenopeo (e dunque mediterraneo), c'è insomma la zona extracomunitaria del Vasto, dove l'altro giorno sono stati aggrediti gli agenti della polizia municipale. Un rebus urbanistico non nuovo, ma di difficile soluzione. La stazione è immersa nella banlieue. La povertà che alita sul collo della Napoli turistica. 

Trolley griffati che fanno lo slalom tra i cartoni e gli escrementi.

Polsi con orologi da migliaia di euro che sfiorano costantemente le braccia di immigrati che tirano a campare senza un lavoro o un soldo in tasca. Suk di borse, cinture e merci fake agli incroci con via Bologna e via Milano (la parte finale delle strade si inoltrano nel Vasto e terminano in piazza Garibaldi). Individui strani, napoletani, che tra un nuovo locale e l'altro chiedono ai passanti: «Hai bisogno di qualcosa? Droga, erba fumo, canne?». Fingendo interesse, arriva presto l'offerta economica: «Allora, vendo l'erba a 8 euro al grammo, ma ti faccio 30 euro 6 grammi». Insomma, la stazione oggi è questo dipinto. E lo è specialmente a ridosso delle giostrine e dell'arena, che tanto sono costate (in termini di soldi e di tempo) allo Stato italiano e alle istituzioni cittadine. Gli scricchiolii, va da sé, sono strutturali: giochi malmessi, erba incolta. Dissesti anche dal lato della metro: centinaia di famiglie, a ogni ora e da ogni parte del mondo, escono dalla stazione, attraversano la strada e devono sobbarcarsi passeggini, bagagli e bambini per scendere le scale che li condurranno alla linea 1. Quelle mobili, in discesa, infatti, sono rotte da mesi e nessuno le ripara. 

«A saperlo prima, avremmo scelto un'altra zona per la nostra vacanza a Napoli - chiosa Petra, che poi aggiunge sconsolata - La nostra vacanza non dico che sia rovinata, perché in tante zone della città abbiamo trovato un mare di bellezza. Però di sicuro ce l'aspettavamo migliore, almeno in prossimità del nostro alloggio». In un altro bar, nuovissimo, pochi metri più in là, si incontra invece una comitiva di turisti australiani. «Piazza Garibaldi sembra un posto interessante, almeno a livello architettonico - commenta Ben Roberts, Peroni alla mano e pizza con le acciughe nel piatto - Ma devo dire che c'è un problema ad attraversarla: le auto non si fermano sulle strisce, e questo è molto pericoloso. Di sicuro, in questa zona ho capito che bisogna stare più attenti che in altre parti della città». Un amico di Ben, Trent Sorgen, irrompe nel discorso: «Siamo a Napoli solo di passaggio, perciò abbiamo preso la pizza qui. Siamo diretti ad Amalfi, in verità. Stiamo per prendere il treno». Quest'ultima osservazione, che arriva da un turista mordi e fuggi, aggiunge un dato importante sulle potenzialità di indotto (gastronomico e non) della stazione. Potenzialità che al momento sono solo lontanamente sfruttate. 

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E poi, ultimo ma non secondario, a ridosso della stazione alita il Vasto, gigantesco e densamente abitato. La banlieue napoletana per eccellenza, la Barbes di locali poverissimi, mura diroccate, negozi senza insegne, cibi distribuiti in strada da donne nigeriane, che spargono mestoli nei piatti da pentoloni appoggiati sul marciapiede, come in un villaggio africano vivo e tribale. Ma senza regole. Ed è proprio da una di queste mense abusive on the road che è nata l'aggressione dell'altro giorno ai vigili urbani. C'è tanta illegalità, in queste strade, ma ci si trovano anche la solidarietà e il fascino delle vite autentiche, seppur nella miseria. Nel mezzo del marciapiede, un ragazzo senegalese, ieri pomeriggio, dormiva su un materasso sporco senza curarsi di niente intorno a sé. Né delle cose belle, né di quelle brutte. Un Benino nero, che dorme nel presepe umano e spietato che chiamiamo Vasto.

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