Napoli violenta, il prefetto Palomba: «Troppe pistole ai minori, multeremo i loro genitori»

Parte dal comitato per l’ordine pubblico, la proposta contro la violenza giovanile

Il prefetto Claudio Palomba al recente Comitato Ordine e Sicurezza
Il prefetto Claudio Palomba al recente Comitato Ordine e Sicurezza
di ​Leandro Del Gaudio
Martedì 28 Marzo 2023, 23:51 - Ultimo agg. 30 Marzo, 07:25
5 Minuti di Lettura

Prefetto, in due settimane, Napoli ritrova l’incubo violenza giovanile, come fronteggiare questo fenomeno?
«In sede di Forum, dal Ministero dell’Interno sono arrivate risposte concrete. Parlo di milioni di euro, finanziamenti che consentiranno di assumere agenti di polizia municipale, ma anche di potenziare la rete della videosorveglianza e di disporre l’Esercito nei punti chiave dell’area metropolitana. E non è tutto. Da mesi, è partito il piano stazioni sicure, che ci garantisce istantanee sempre aggiornate su mode e tendenze criminali. È in questo scenario, che possiamo usare come deterrenza strumenti nuovi ed efficaci, parlo dei metal detector, che potranno essere impiegati - faccio un esempio - nei pressi della stazione della Metropolitana di Mergellina».

Al secondo piano del Palazzo di Governo, il prefetto Claudio Palomba è alle prese con l’arrivo di immigrati sul territorio napoletano, con l’emergenza camorra in un comune commissariato come Torre Annunziata, ma anche con i nuovi step del piano sicurezza predisposto due giorni fa in sede di comitato e di confronto con il ministro Piantedosi.

Sono stati definiti strumenti nuovi ed efficaci, resta un problema: cosa accade quando trovate un ragazzino armato? Cosa succede, al di là del sequestro e della segnalazione, se un 17enne viene trovato in possesso di una pistola o di un coltello? Non trova che le armi del codice penale siano spuntate, di fronte a pene e condanne irrisorie?
«La questione normativa è stata ovviamente affrontata, anche perché attorno allo stesso tavolo c’erano magistrati della Procura ordinaria e della Procura per i minori, con cui da sempre abbiamo un rapporto proficuo di interscambio e di collaborazione umana e istituzionale».

Cosa è emerso da questo tavolo, a proposito dei giovani armati?
«Stiamo approntando una proposta, che verrà elaborata in un tavolo tecnico che nasce a Napoli e che punta ad introdurre sistemi di deterrenza più diretti a responsabilizzare il mondo degli adulti, a partire dalle famiglie dei giovani per così dire a rischio».

In che senso?
«Pensiamo alla possibilità che vengano irrogate sanzioni amministrative nei confronti di genitori di ragazzi che vengono trovati con un coltello o una pistola in tasca».

Quindi, genitori da multare...
«Le faccio un esempio.

Se, dopo un sequestro, scatta una multa da due o cinquemila euro (ovviamente non lo stabilisco io il tetto di una sanzione) a carico di un genitore di un minore armato, è chiaro che la questione non si esaurisce con una denuncia e con l’apertura di un fascicolo giudiziario. Vede, quello che stiamo vivendo è una frontiera complessa, delicata, nella quale nessuno può credere di avere una risposta esaustiva, motivo per il quale considero decisivo insistere sui rapporti con le famiglie. E non mi riferisco solo agli aspetti punitivi o alle sanzioni da mettere in campo».

 

A cosa fa riferimento?
«Non basta solo un atteggiamento punitivo, bisogna insistere anche sulla necessità di creare integrazione positiva e costruttiva con i nuclei familiari maggiormente a rischio. È quanto stiamo sperimentando sulla questione - altrettanto decisiva - della dispersione scolastica. Non basta segnalare che c’è un problema, bisogna raccogliere la sfida, rimanendo sempre e comunque al fianco delle famiglie dei ragazzi che rischiano di abbandonare le aule scolastiche».

Video

In che modo?
«Vede, nell’ultimo anno si è lavorato molto per creare una piattaforma telematica per unire in tempo reale scuola, Procura, uffici di polizia, Comuni, quando si manifesta un allarme. Oggi abbiamo un monitoraggio in tempo reale, abbiamo contezza di quanto sta accadendo nelle nostre scuole, ma non deve bastare. Lo Stato - in tutte le sue articolazioni - deve stare al fianco di chi non riesce ad assicurare il percorso didattico a un minore, nell’interesse preminente del minore stesso ma anche dell’intera collettività in cui muoverà i suoi passi da cittadino. È una sfida che ci chiama in causa, con una assistenza in tempo reale, grazie alla creazione di “tavoli di assistenza scolastica” da allestire nelle rispettive municipalità. Solo in questo modo, possiamo essere credibili e autorevoli quando chiediamo di comminare una sanzione in campo penale o amministrativo». 

Torniamo all’orrore di Mergellina, nei prossimi week end non sarà facile disciplinare la movida cittadina. 
«Lavoriamo su quattro macroaree: Mergellina, Chiaia (zona baretti), Vomero e Decumani, al netto ovviamente di porto e stazioni. Abbiamo chiesto l’innesto dell’Esercito, su Mergellina le anticipo che lavoreremo anche sulla mobilità. Per evitare auto in sosta selvaggia sul lungomare, possiamo disciplinare il flusso agendo sulla corsia che porta a Posillipo, con un presidio di militari alle spalle degli chalet».

Su Mergellina, quali altri progetti avete?
«Come dico da tempo, bisogna rafforzare i rapporti tra pubblico e privato in materia di videosorveglianza. Al di là degli impianti che riusciremo a garantire, cerchiamo di mettere in rete tutte le videocamere sul territorio, grazie a una connessione virtuosa tra le strutture allestite da cittadini e commercianti. Sul tema della sicurezza, a nessuno conviene fare un passo indietro e aspettare l’intervento dall’alto».

© RIPRODUZIONE RISERVATA