«Credo nella giustizia italiana. Come mio figlio. Lui credeva nello Stato ed è morto per questa idea di giustizia, facendo il proprio lavoro». Così Annunziata Voccacciaro, mamma dell’agente di polizia Pasquale Apicella, ucciso da una banda di rom in fuga dopo una nottata di rapine e razzie. Un episodio accaduto lo scorso aprile, lungo Calata Capodichino. Oggi dinanzi alla terza assise (presidente La Posta), la decisione dei genitori e della moglie del poliziotto di costituirsi parte civile (sono tutti difesi dall’avvocato Gennaro Razzino), nel corso del processo a carico di quattro cittadini Rom.
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Gli imputati hanno avanzato richiesta di abbreviato per la rapina e altri reati minori.
Niente abbreviato, secondo le nuove norme, per l’accusa di omicidio volontario, ipotesi che prevede - se confermata - anche la pena dell’ergastolo.