Bombe e omicidi, Napoli polveriera: «La nostra vita in balìa dei clan»

Bombe e omicidi, Napoli polveriera: «La nostra vita in balìa dei clan»
di Giuseppe Crimaldi
Domenica 10 Ottobre 2021, 22:35 - Ultimo agg. 11 Ottobre, 13:55
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Napoli, autunno rosso sangue. Con la fine dell’estate e del lockdown le danze macabre della camorra sono riprese alla grande. Tra vecchie e nuove faide, nella ricerca spasmodica di conquistare sempre più spazi, territori e potere criminale la città sembra sempre più uno scacchiere di guerra e in balìa di una violenza che fa paura. Oltre cento i clan “censiti” sul territorio cittadino, e risale all’altra notte l’ultimo omicidio.

Questo è il racconto di un mese di raid, omicidi, agguati, ferimenti che disegnano a macchia di leopardo il risiko partenopeo: con interi quartieri sotto assedio e intere, popolosissime aree che sembrano sfuggire al piano di controllo del territorio. Un fatto è certo: si è alzata l’asticella della violenza, come dimostrano i fenomeni di Ponticelli, dove ormai si persegue una sorta di strategia stragista che non esita a far brillare persino le bombe.

E tutto questo al netto di analoghi fenomeni che investono la provincia: anche a Torre Annunziata il termometro delle fibrillazioni criminali ha da tempo superato i valori più alti. 

In città sono molteplici gli scenari nei quali si consumano guerre tra clan. A cominciare dal versante occidentale dove, sebbene le ultime settimane abbiano fatto registrare una sorta di tregua tra le parti ostili, la tensione resta altissima. Per il controllo delle piazze di spaccio nuovi sodalizi stanno cercando di erodere antichi equilibri sanciti, ovviamente, con la forza delle armi e con lo spargimento del sangue. Identica situazione a Miano, dove tra scarcerazioni e giovani leve che puntano ad accaparrarsi il predominio degli affari illeciti appaiono sempre più decise, spregiudicate e pronte a tutto.

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Ma è a Ponticelli che in questo momento si concentra l’attenzione degli inquirenti. Dopo l’omicidio di Carmine D’Onofrio, 23enne incensurato ma soprattutto nipote del boss Antonio De Luca Bossa, gli equilibri sembrano essere definitivamente saltati ed è scontro frontale con il clan De Micco. 

Negli ultimi dieci anni in questo quartiere della periferia orientale si sono contate ben sette faide di camorra, decine di morti ammazzati e un lungo numero di feriti. Tre gruppi in guerra, si spara anche in pieno giorno, mentre di notte l’azione passa all’artiglieria pesante. Le bombe. Dal mese di maggio, con la clamorosa esplosione (la quarta) nei pressi di uno stabile di via Esopo, a finire al raid dinamitardo di qualche giorno fa in via Piscettaro: obiettivo degli attentatori era il boss Marco de Micco, tornato in libertà da poco e dunque considerato un bersaglio da abbattere a tutti i costi. Ma durante quest’ultima esplosione a rimetterci furono due innocenti: madre e figlio di un condominio vicino alla casa del capoclan, rimasti feriti dalle schegge. A Napoli ci sono zone dove la vita continua a valere meno di zero, e Ponticelli è uno di questi. A proposito di bombe. In piena estate, poco prima di Ferragosto, altro inferno si scatena in via Camillo De Meis, dove a seguito di un’improvvisa deflagrazione tremano anche le fondamenta dei palazzoni di edilizia popolare per un’altra bomba che causa la morte di Salvatore Di Martino, 45 anni, già noto alle forze dell’ordine e con precedenti per droga; in quell’occasione rimase ferito anche un uomo di 49 anni che si trovava con lui. 

 

Ma non sono solo le periferie a vivere il dramma dei condizionamenti camorristici. Si spara e si ammazza anche in pieno centro cittadino. È l’11 settembre quando a due passi da piazza Mercato tornano a far fuoco le armi dei killer: questa volta a morire è il 57enne Salvatore Astuto, raggiunto da oltre 20 colpi di pistola calibro 9 mentre è sul ciglio di un circolo ricreativo. Un raid eclatante che si consuma alla luce del giorno, sotto gli occhi di decine di persone in quella che è considerata la roccaforte del clan Mazzarella. E questo accade sul fronte della criminalità organizzata. Ma l’incubo di vivere in quartieri ad alto rischio prosegue anche per i fatti legati alla cosiddetta “criminalità di strada”. Decine di aggressioni, accoltellamenti, aggressioni, ferimenti. Cresce la rabbia dei residenti, di fronte a questa escalation di assurda violenza, la gente non si sente più sicura ed è consapevole che il rischio di finire suo malgrado nel fuoco incrociato di una sparatoria ha assunto livelli non più sopportabili. 

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