Napoli Est, ombre sulle elezioni Regionali: «Cassette di birra in cambio dei voti»

Napoli Est, ombre sulle elezioni Regionali: «Cassette di birra in cambio dei voti»
di Leandro Del Gaudio
Giovedì 21 Luglio 2022, 23:00 - Ultimo agg. 22 Luglio, 18:30
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Ci sono le elezioni, qualcosa devono darci. Andiamo verso la scuola, che qualcosa deve uscire per noi. Cosa? Una cassa di Tennents o un po’ di spesa». Roba di 20-25 euro, tanto vale la democrazia da queste parti. Ponticelli, Cercola, rione Caravita, il giorno del voto è una festa per tanti: basta affacciarsi nei pressi delle urne, basta mostrare la scheda elettorale che qualcosa indietro comunque ritorna. Parola della signora Immacolata, una delle voci intercettate nel corso dell’inchiesta condotta dalla Dda di Napoli culminata in due arresti per estorsione in uno sfondo di corruzione elettorale (che vede indagato un consigliere regionale di maggioranza). 

Ma torniamo alla storia della spesa. Parla una donna, si chiama Immacolata C., non è indagata ma viene intercettata grazie a una cimice nel telefono di Vittorio M. target delle indagini. È il 18 settembre del 2020, periodo elettorale per le regionali, le parole della donna - scrivono i pm - risultano utili per capire «come funziona la consultazione elettorale in alcuni contesti metropolitani».

Intercettazioni che riguardano - per inciso - la casalinga o l’impiegata, comunque persone non indagate che riflettono sull’occasione di racimolare regali e favori, in cambio del proprio voto. Ma continuiamo ad ascoltare la voce della signora Immacolata C.: «Senti recuperiamo almeno le birre... domenica ci sono le votazioni, domani vediamo di farci vedere un po’ giù, perché chi dà 30 euro, chi ci vuole fare un poco di spesa, vediamo quello che possiamo acchiappare, hai capito Vittorio?». E Vittorio, che è poi l’originario target della cimice, non fa altro che confermare la possibilità di lucrare sul voto. 

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Una discussione che va avanti a colpi di clip audio, di messaggi vocali, che finisce interamente nell’inchiesta condotta dal pm Giuseppe Visone, in forza al pool anticamorra di Rosa Volpe, che in questi giorni ha incassato delle conferme in sede di Riesame. Sono stati infatti rigettate le richieste di revoca degli arresti dei due soggetti, ritenuti legati a uno dei clan di Ponticelli, che avrebbero provato a taglieggiare uno dei portatori di voti finito nel mirino della camorra. Ricordate il caso? Ad essere malmenato è Ciro Bisogni, che avrebbe comprato voti (investendo circa 10mila euro), per favorire la volata di un consigliere regionale, finendo per essere picchiato da Mario Chiummiello e Pasquale Ronza (ritenuti in odore di clan), per non aver versato una tangente per la compravendita elettorale.  

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Ma torniamo ai conti della massaia, all’ombra di traffici sospetti. Torniamo al racconto della signora Immacolata, che - a un certo punto della conversazione - si accorge di non aver il certificato elettorale, di averlo smarrito, quindi di non poter pretendere un tornaconto personale, una volta a pochi metri dal seggio. Spiega la donna: «Io non lo tengo proprio il coso delle votazioni. Eppure mi stanno facendo proposte da qua sopra... pensa, chi mi vuole dare 15 euro, chi mi compra questo, chi mi compra quell’altro... mo vado al Comune, bisogna recuperare il coso delle votazioni. Insomma, andiamo a votare, almeno ci facciamo comprare una scatola di Tennents». Uno scenario nel corso del quale la Procura punta a fare chiarezza su alcune posizioni. A partire da quella di Ciro Bisogni, che avrebbe raccolto denaro per la campagna elettorale, salvo poi essere malmenato per non aver corrisposto un dazio al clan locale; ma anche di quella di altri presunti portatori di acqua, che avrebbero agito durante le regionali, in modo più o meno sospetto. Tutto in uno sfondo in cui, c’è un uomo al balcone che commenta ad alta voce: «Qui la politica è della camorra».  

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