Pos obbligatorio a Napoli, monta la protesta dei commercianti

Pos obbligatorio a Napoli, monta la protesta dei commercianti
di Emiliano Caliendo
Lunedì 4 Luglio 2022, 18:06 - Ultimo agg. 5 Luglio, 09:56
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Dal 30 giugno commercianti e professionisti vanno incontro a sanzioni laddove non consentano ai propri clienti di pagare con una carta di debito, di credito o prepagata. Per ogni transazione via Pos rifiutata (di qualsiasi importo) la multa prevista è pari a 30 euro, più il 4% del valore della transazione stessa. La norma introdotta dall’ultimo decreto di attuazione del Pnrr non trova impreparati i negozianti di Napoli, che però lamentano i costi di commissione troppo alti a fronte di acquisti minimi. «In questo bar accettiamo sempre i pagamenti col Pos, pure quando si tratta di 1 euro. 

«Questa cosa comporta comunque dei costi. Però anche per un fattore umano accettiamo pagamenti elettronici di ogni importo. Chi di dovere dovrebbe semplificarci il lavoro dato che le commissioni le paghiamo sempre», dice Mirko titolare del Bar del Chiostro nella centralissima Spaccanapoli. Gli fa eco Pina Cafiero della bottega presepiale Gambardella Pastori in via San Gregorio Armeno: «Il Pos lo abbiamo sempre utilizzato. Quindi, per noi non fa la differenza. Oggi abbiamo quello portatile per comodità. Certo, è antipatico quando ti chiedono di pagare con la carta un acquisto di un solo euro». E sulla tipologia di cliente che è solito utilizzare la carta aggiunge che ormai non ci sono distinzioni: «Non so, sarà la televisione ma dal 1° luglio tutti vogliono pagare con il Pos. Coi pagamenti elettronici, però, i soldi, in virtù delle commissioni, diventano sempre di meno. Arricchiamo solamente le banche, d’altronde questo è il governo dei migliori e non aggiungo altro per non diventare volgare». Sempre lungo la strada dei presepi, il celebre maestro d’arte presepiale Genny Di Virgilio dell’omonimo negozio, più che delle commissioni «relativamente basse», lamenta il costo dell’Iva troppo alto per gli esercenti. «La convenienza – afferma - del pagamento elettronico per i clienti ormai c’è, dato che tutti gli italiani utilizzano le carte di credito. Vorrei però che lo Stato facesse un punto della situazione e abbassasse un po’ questa benedetta Iva che è ormai troppo alta. Lavoriamo facendo tanti sacrifici, con spese e tasse ormai alle stelle. È stato fatto questo piano per togliere da mezzo il contante, con la gente che si è adeguata a questo contesto. Adesso – conclude Di Virgilio - devono metterci in condizione, in quanto aziende e artigiani che lavorano col turismo, di sostenerci abbassando le tasse». C’è inoltre chi come il signor Giuseppe, titolare dell’Enoteca in via Calata Trinità Maggiore invoca l’eliminazione dei costi di commissione sulle transazioni elettroniche: «Oggi c’è il Pos obbligatorio e garantiamo il pagamento anche per pochi euro.

In altre nazioni però non pagano le commissioni. Dovrebbero annullarle anche nel nostro Paese. Siamo sempre noi piccoli a rimetterci. Oggi lo utilizzano tutti, forse un poco in più i turisti».

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La stretta del governo sui pagamenti elettronici è anche un modo per combattere l’evasione fiscale attraverso il tracciamento dei pagamenti. Discorso che mal si applica alla categoria degli edicolanti (o dei tabaccai) ad esempio, in quanto tenuti a fatturare su tutto ciò che vendono pagando l’Iva alla fonte. Inoltre, il guadagno percentuale sui quotidiani è in media del solo 19%. Mentre per le edicole che offrono il servizio di ricarica telefonica o di vendita dei biglietti per i mezzi del trasporto pubblico i guadagni sono rispettivamente (sempre in media) del 1,85% e del 3% su questi prodotti. «Il problema – si sfoga Giuseppe, edicolante di piazza Carità - è questo qui. Se ci mettessero un limite minimo con la carta, a noi converrebbe perché comunque vendiamo. Ma vendere un giornale con la carta di debito su cui guadagniamo venti centesimi mi sembra eccessivo. Il governo dovrebbe introdurre un fisso sia per il giornalaio e credo anche per i tabacchi: per meno di 10 euro non è possibile fare transazioni con le carte, si paga in contanti». Quando gli si chiede se qualcuno ha cercato di acquistare un quotidiano con una carta di debito o di credito, Giuseppe risponde pronto: «È successo proprio questa mattina - sorride - Ancora non ho il Pos, ne ho fatto richiesta e mi arriverà a giorni. Il cliente si è innervosito perché gli ho detto che era un po’ eccessivo fare una transazione per un giornale, lui ha risposto che non gli importava, dicendo che paga tutto con la carta, anche un caffè. Esiste purtroppo anche “la posa” della carta. Noi vendiamo merce al minuto: se la mattina si presentassero 10 persone per acquistare i giornali con le carte, perderei mezz’ora per vendere un giornale». Alcuni esercenti spiegano poi che oltre ai costi di commissione, alcune banche impongono anche il pagamento di un canone mensile per l’utilizzo del Pos. Un ulteriore balzello che non invoglia le categorie investite dall’obbligo di utilizzo della macchinetta elettronica. Talvolta ci si avvale dei cosiddetti «casi di oggettiva impossibilità tecnica» a ricevere pagamenti con carta via Pos – ovvero guasti al dispositivo, veri o presunti che siano - per aggirare eventuali sanzioni che in quel caso, come da legge, non scatterebbero. 

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