Estate 2022 a Napoli: «Dal caffè alla sdraio, aumenti record e stipendi in fumo»

Estate 2022 a Napoli: «Dal caffè alla sdraio, aumenti record e stipendi in fumo»
di Valerio Iuliano
Lunedì 4 Luglio 2022, 00:00 - Ultimo agg. 5 Luglio, 09:56
3 Minuti di Lettura

La corsa dei prezzi continua e gli effetti sui bilanci delle famiglie napoletane sono potenzialmente catastrofici. Il tasso di inflazione cresce fino a raggiungere livelli mai toccati dal 1986. Le vacanze sono un lusso per molti napoletani ed anche una domenica al mare in città può tradursi in una batosta da 200 euro. L’aspetto più inquietante è che nessuno è in grado di prevedere se e quando l’impennata dei prezzi si arresterà. Le conseguenze del caro-vita non risparmiano nessuno e l’inflazione si fa sentire anzitutto sulle famiglie più deboli.

I principali colpevoli del caro-prezzi sono i beni energetici, con un incremento delle utenze domestiche che l’Istat valuta nell’81 per cento in un anno per l’energia elettrica e nel 46 per cento per il gas.

Ancora più devastanti le conseguenze dell’aumento dei trasporti, con la benzina che è arrivata fino a 2,30 euro il litro in città. Il caro-energia si scarica proprio sui beni di prima necessità, ovvero il cibo che le famiglie acquistano quasi tutti i giorni. Il costo complessivo di una domenica trascorsa in spiaggia, per chi scegli di non allontanarsi dalla città, risulta quasi raddoppiato rispetto a un anno fa. Il prezzo di un ombrellone e di due lettini in uno stabilimento balneare è aumentato di circa il 40 per cento. Per una coppia con 2 figli il conto finale di una giornata si aggira tra i 150 e i 200 euro.

Gli stipendi medi, con l’attuale tasso di inflazione, rischiano di essere polverizzati. Sul depauperamento dei salari è destinato a incidere nei prossimi mesi anche l’aumento del tasso dei mutui e dei prestiti concessi dalle banche. L’impatto complessivo del caro-vita sui bilanci delle famiglie è stato stimato dall’Unione nazionale consumatori su base annuale. A Napoli, il tasso di inflazione annuo del 6,6 per cento - ultimo dato Istat del mese di maggio - si traduce, per un nucleo familiare di 2 persone, in un rincaro di 1335 euro. Si tratta peraltro di un dato approssimato per difetto, perché le previsioni tendenziali dell’Istat del mese successivo lasciano presagire un ulteriore aumento dell’inflazione. In questo caso, la previsione annuale è di un rincaro di 1580 euro per un nucleo di 2 persone e di oltre 2000 euro per una famiglia di 4 persone.  

Video

Il risultato è evidente. Per un lavoratore che percepisce uno stipendio medio intorno ai 1500 euro mensili, l’inflazione su base annua determina la perdita di una mensilità e mezza. «Proponiamo aumenti contrattuali detassati - spiega il segretario generale Uil Giovanni Sgambati - a partire dai contratti pubblici. In aggiunta, un intervento sul cuneo fiscale per i lavoratori». Il prezzo dei beni di prima necessità è destinato ad aumentare ancora. «Per gli alimentari, abbiamo rilevato un aumento del 15 per cento, rispetto allo scorso anno - sottolinea il leader della Fipe Massimo Di Porzio - e soprattutto sembra che l’impennata dei prezzi sia costante». Il taglio dell’Iva sui prodotti essenziali è la misura invocata da Confesercenti. «È necessario tagliare i costi - evidenzia il presidente regionale Vincenzo Schiavo - ed è impensabile che le persone continuino a guadagnare quello che guadagnavano 10 anni fa». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA