Napoli, protesta dei non vedenti:
«Troppi esclusi dall'istituto Colosimo»

Napoli, protesta dei non vedenti: «Troppi esclusi dall'istituto Colosimo»
di Melina Chiapparino
Lunedì 13 Settembre 2021, 14:42
4 Minuti di Lettura

«Riapre il convitto ma i non vedenti rimangono a casa». Lo dicono con rabbia e indignazione, gli ex ospiti dell’istituto Paolo Colosimo di Napoli, una delle scuole più importanti d'Italia per la scolarizzazione e l’avviamento al lavoro dei disabili della vista di ogni grado. La storica struttura, in via Santa Teresa degli Scalzi, da oggi ha riaperto le aule, riattivando i servizi che prevedono anche la possibilità di mangiare e dormire all’interno dell’istituto ma, quest’anno, molte iscrizioni non sono state accettate. «Purtroppo non tutti i videolesi che hanno fatto la domanda di iscrizione sono stati accettati all’interno dell’istituto a causa della poca chiarezza tra gli ambiti territoriali della Campania e la Regione Campania» spiega Nunzio Torre, rappresentante degli alunni della scuola che fa riferimento allo sbarramento degli ingressi vincolato alla scolarizzazione dei suoi frequentatori. In pratica, secondo le recenti indicazioni della Regione Campania, proprietaria della società di gestione del patrimonio dell’istituto Colosimo, le iscrizioni devono riguardare percorsi di scolarizzazione, dunque alunni impegnati nella frequentazione di un grado scolastico mentre chi frequentava i laboratori e chi, di fatto, aveva concluso il liceo non è stato più ammesso.

«Per adesso, su circa 30 iscrizioni potranno accedere solo 2 utenti e nonostante la nostra richiesta d’aiuto alle associazioni di categoria, tra cui la Ministra della Disabilità e vari assessori comunali e regionali, nessuno è intervenuto» aggiunge Nunzio che insieme agli altri frequentatori dell’istituto ha annunciato una protesta «per non far restare invisibile un problema che riguarda tanti videolesi di Napoli e provincia». «Lo sbarramento degli ingressi con il criterio della scolarizzazione è iniziato nell’anno 2020/2021 ma con la pandemia, tutti i frequentatori dell’istituto sono rimasti a casa per una questione di sicurezza- raccontano gli ex alunni dell’istituto Colosimo- ora che le scuole riprendono con le norme di contenimento e le vaccinazioni, anche noi disabili della vista vogliamo ritornare alla normalità e uscire da questo isolamento».

Video

Per gli ospiti che hanno concluso la scuola, l’istituto Colosimo rappresentava un’importante opportunità per imparare un lavoro o mettere a frutto abilità che, normalmente, non vengono indirizzate da corsi per i quali ci vogliono professionalità altamente specializzate.

Uno dei tanti laboratori considerato una vera e propria eccellenza, lo racconta Alessandro Marrano, 47enne napoletano rimasto fuori dall’istituto dopo anni di frequentazione. «Grazie al laboratorio di ortottica per ipovedenti, stavo migliorando sempre di più nel tenere in esercizio la vista ma non ci sono altre realtà, al di fuori del Colosimo, dove posso svolgere questa attività« racconta Alessandro escluso perché «la Regione Campania ha sbarrato gli ingressi a chi non è scolarizzato oppure ha superato l’età scolastica senza tener conto che le persone possono perdere la vista anche a seguito di malattie e incidenti dopo aver frequentato le scuole».

«Quando sono entrato al Colosimo ho frequentato un corso per centralinista e uno per fisioterapista, ora avrei voluto tanto riprendere quello che stavo facendo prima della pandemia: il laboratorio di cucina» aggiunge Antonio Lisetto, 54enne napoletano anche lui rimasto orfano dell’istituto nonostante la richiesta di iscrizione. Negli ultimi mesi, l’istanza portata avanti da Nunzio Torre per «rivedere la gestione delle iscrizioni, non vincolandole alla scolarizzazione» è stata oggetto di confronti e incontri a cominciare da quello col Garante dei disabili della Regione Campania, Paolo Colombo, che ha espresso «solidarietà e comprensione per la richiesta degli ex frequentatori del Colosimo» impegnandosi nell’appoggiare le loro azioni di protesta fino all’incontro con Donatella Chiodo, assessore alle Politiche Sociali del Comune di Napoli che pur riconoscendo la legittimità dell’istanza dei disabili alla vista ha sottolineato che «si tratta di una direttiva regionale, su cui è la stessa Regione Campania a dover intervenire». Ora che la scuola del Colosimo ha riaperto, i disabili della vista sono sul piede di guerra per «riconquistare un diritto che gli è stato sottratto». «L’istituto Colosimo è nato per dare un’opportunità di vita migliore e non solo a chi rientra in età scolastica - annunciano i non vedenti- da adesso partiranno le nostre proteste e pretendiamo un incontro con la Regione Campania».

© RIPRODUZIONE RISERVATA