Cori, striscioni e un no chiaro all'incertezza del precariato. Durante il flashmob organizzato all'esterno dell'ospedale Cardarelli di Napoli, infermieri e operatori socio sanitari si sono uniti intonando un unico slogan: «Subito le stabilizzazioni».
Una lotta che durante l'emergenza covid ha assunto un significato ancora più forte e che ha messo in evidenza vuoti e carenze di personale che tutt'ora persistono. Ma non basta. In tanti, tra gli operatori sociosanitari, lamentano l'insopportabile clausola contrattuale che li vedrà senza lavoro al termine della pandemia. «Non mi possono scrivere su un contratto che al termine dell'emergenza devo andare a casa – grida l'operatrice Silvia Mauro – È inaccettabile e degradante, dal punto di vista umano e dal punto di vista professionale. Noi siamo preparati, abbiamo studiato e siamo in grado di stare vicino ai malati. Lavoriamo in reparti di trenta persone e a volte li gestiamo da soli senza mai fare mancare niente. Siamo in prima linea da un anno e molti di noi sono morti. Tutto questo non è corretto e oggi vogliamo urlarlo forte».
Una battaglia che gli “Oss” portano avanti da anni ed a cui ora – anche dopo i concorsi fatti – non intendono rinunciare. L'esigenza di personale specializzato infatti, risulta indispensabile in strutture sanitarie che hanno carenza di figure professionali di supporto al lavoro medico. Una necessità che gli stessi infermieri ritengono fondamentale ed imprescindibile.
«Siamo sempre di meno – afferma l'infermiere Marco De Simone – e non si può continuare così. Durante questa pandemia molti nostri colleghi sono morti e ci teniamo a dire che non siamo stati mai eroi. Siamo stati fermi al nostro posto ed abbiamo combattuto con tutte le nostre forze. Descriverci come “salvatori” non serve a niente se poi non si passa dalle parole ai fatti. C'è bisogno di assunzioni immediate per dare ossigeno alle strutture sanitarie del nostro territorio e del paese in generale. È necessario capire che questa è l'ultima vera occasione per migliorare l'offerta sanitaria ai pazienti che sono in corsia. A rimetterci veramente purtroppo sono proprio gli ammalati».