Napoli, l'industria della truffa alle assicurazioni vale tre milioni l'anno

Napoli, l'industria della truffa alle assicurazioni vale tre milioni l'anno
di Paolo Barbuto
Venerdì 19 Ottobre 2018, 07:00 - Ultimo agg. 20 Ottobre, 07:57
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Rilegge gli appunti buttati giù sul foglietto ma non è convinto. L'uomo in divisa spiega che è impossibile fare un quadro preciso perché il mondo della truffa alle assicurazioni è magmatico: i protagonisti potrebbero essere molti più di quelli individuati, il denaro truffato quasi certamente è superiore rispetto alle ipotesi di scuola fatte a tavolino. E poi c'è un dettaglio determinante: in questo conto non ci sono i «trasfertisti», i napoletani che vanno a fare truffe alle assicurazioni in tutta Italia, quello è un mondo a parte, sicuramente più ampio e redditizio di quello che ha base stanziale a Napoli.

La stima prudenziale racconta di un giro d'affari da tre milioni di euro all'anno, che finiscono quasi tutti nelle tasche delle «menti»: dipendenti infedeli delle compagnie assicurative, avvocati senza scrupoli, faccendieri. La gran parte degli «addetti» si accontenta di poco: un falso testimone può costare da 50 a 100 euro, un prestanome anche meno perché in genere si tratta di persone disperate che hanno bisogno di tutto. I prestanome sono quelli ai quali vengono intestate decine di automobili: talvolta per evitare di pagare contravvenzioni o di finire nelle maglie dei controlli fiscali che rivelerebbero la proprietà di auto di lusso, spesso per consentire ai truffatori delle assicurazioni di agire indisturbati utilizzando disperati nullatenenti da lasciare al loro destino nel caso in cui la truffa finisse male.
 
Qualche settimana fa in un monolocale sporco e abbandonato di Secondigliano è stato rintracciato un uomo al quale erano state intestate più di trecento automobili: è un alcolizzato, gli bastavano due confezioni di vino in cartone in cambio di una firma sui documenti che gli venivano presentati. Questo episodio serve giusto a capire com'è facile trovare prestanome senza pagare nulla.

Per le truffe che prevedono un banale rimborso per incidente (di quelle con feriti parleremo più avanti) è necessario coinvolgere nel giro un meccanico. Da un'auto rottamata si prelevano pezzi dello stesso tipo e colore di un'auto nuova che, nel giro di qualche ora verrà «mascherata»: via i pezzi nuovi, si montano i pezzi da rottamazione per dare l'idea di un gravissimo incidente. Il perito dell'assicurazione vede realmente un danno grave e prevede un pagamento adeguato. Quel denaro verrà spartito fra il meccanico (che nel frattempo rimetterà a nuovo l'auto), il proprietario della vettura e l'organizzatore della truffa. Soldi facili impegno minimo.

C'è anche un altro tipo di truffa, generalmente collegato alle due ruote. Si compra uno scooter nuovo, nel giro di una settimana, con la stessa tecnica dei pezzi da rottamare, vengono inventati tre o quattro incidenti gravissimi. Il mezzo a due ruote ha causato ingenti danni e le assicurazioni pagano: in brevissimo tempo, il prezzo dello scooter viene ripagato per intero e ci sono anche introiti per gli organizzatori della truffa. Quello scooter poi verrà rivenduto e scomparirà dai radar delle compagnie.

Il caso più comune è quello dell'incidente domestico che viene «trasformato» in incidente d'auto. Una persona cade in casa e si frattura un braccio, un amico compiacente lo avvia verso un faccendiere truffaldino che nel giro di mezz'ora gli organizza un falso tamponamento al termine del quale l'infortunato andrà in ospedale a farsi refertare per poi presentare la richiesta di risarcimento all'assicurazione. L'utilizzo di nuove tecnologie ha imposto anche nuove modalità di «intervento». Sul luogo del falso incidente l'auto viene realmente colpita con una spranga, provocando un danno minimo come la rottura di un fanale: i rilevatori telematici, però, registrano il «crash» e l'incidente sembra reale.

C'è, infine, l'orrore degli aborti spontanei sfruttati per fare soldi. Una donna che abortisce spontaneamente viene immediatamente condotta in auto sul luogo di un falso incidente. Quando correrà in ospedale spiegherà che quell'aborto è frutto di un incidente stradale e otterrà in cambio una risarcimento da migliaia di euro. Il dolore di una donna trasformato in una macchina da soldi.

L'Ania, l'associazione delle assicurazioni, tiene sotto stretto controllo i fenomeni truffaldini. L'ultimo rapporto ufficiale è riferito al 2017 e contiene un dato impressionante in Campania il 44% dei sinistri denunciati è «esposto a rischio frode». Significa che potenzialmente nasconde un imbroglio. Di questi, il 30% (il 29,9 per la precisione) è stato oggetto di specifico approfondimento per verificare l'insussistenza della frode. Alla fine però solo l'1,8%, cioè 1.464 incidenti (rispetto ai 275.886 denunciati) sono stati oggetto di querela.

Il motivo dello scarso ricorso alle vie legali contro i truffatori o presunti tali è contenuto nello stesso rapporto Ania. Spiegano gli assicuratori che il 70% delle udienze viene fissato a 3 anni dalla richiesta e che dall'avvio dell'azione legale alla sentenza di primo grado passano mediamente 4 anni «In questo contesto - si spiega nel documento - è sufficiente ricorrere in appello per avere buone possibilità di raggiungere la prescrizione fissata a 6 anni».

Insomma, è impossibile sconfiggerli in tribunale.
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