Napoli, quattro killer in azione:
sparano tra i bambini, due morti

Napoli, quattro killer in azione: sparano tra i bambini, due morti
di Giuseppe Crimaldi
Sabato 1 Ottobre 2016, 08:16 - Ultimo agg. 20:26
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I killer sono entrati in azione facendo fuoco tra i bambini che giocavano a pallone. Sotto gli occhi terrorizzati di decine di testimoni, molti dei quali minorenni, hanno portato a termine la loro missione di morte massacrando due persone. Un'esecuzione spietata. Un agguato che riapre i giochi nella faida che si combatte a Miano sulle ceneri del clan Lo Russo: di ciò che resta della famiglia che per oltre un decennio è stato in grado di dominare e condizionare gli equilibri criminali di tutta la città di Napoli e che oggi appare in rotta, dopo il pentimento dei suoi capi. L'inferno si scatena quando sono scoccate le quattro e nel budello di vico Cotugno a Miano - uno dei fortini storici dei Capitoni - il crepitio delle armi copre improvvisamente le grida gioiose dei bimbi che giocano per strada. Almeno quattro sicari si materializzano di fronte a Salvatore Corrado, pregiudicato 36enne, e a Domenico Sabatino, 40 anni, incensurato. I due - che sono montati in sella a un Beverly bianco - hanno appena il tempo di capire, ma restano senza vie di fuga e vengono fulminati da un fuoco incrociato.

Colpi esplosi per uccidere, diretti al petto e alla testa. Subito dopo il commando fugge dileguandosi lungo via Vittorio Emanuele III. Per Corrado e Sabatino non c'è nulla da fare. Probabilmente le vittime non erano sole, e forse c'è una terza persona che potrebbe essere miracolosamente riuscita a scampare all'agguato, anche se su questo sono in corso accertamenti da parte della Polizia di Stato, che adesso indaga sul duplice omicidio con il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia partenopea. I ragazzini del quartiere si sono radunati in capannelli nella zona del duplice delitto. Qualcuno è salito sul cofano delle automobili parcheggiate nell'isolato, altri hanno cercato di avvicinarsi il più possibile all'area delimitata dai poliziotti che presidiavano la zona. Quando è arrivata la Polizia Mortuaria i giovani si sonmo accalcati per riuscire a vedere qualcosa. «Fate spazio», ha gridato un poliziotto che, notando quella folla di bambini, ha aggiunto: «Mi raccomando i minori: sono accompagnati dai genitori?».
 

 

Nessuno ha risposto. Nessun dubbio sulla matrice camorristica del raid. Più difficile invece decifrare da dove sia partito l'ordine di uccidere realizzando un agguato clamoroso, volutamente plateale, in una delle enclave considerate più sicure dagli affiliati ai Lo Russo. Ed è proprio partendo da questa considerazione che gli uomini della Squadra mobile guidata da Fausto Lamparelli partono per dipanare la matassa. Corrado aveva precedenti per droga, Sabatino era invece incensurato: entrambi gravitavano però negli ambienti vicini ai Capitoni. C'è di più: Domenico Sabatino era il figlio di Ettore Ettoruccio, ex boss del Rione Sanità che dal 2012 ha iniziato a collaborare con la giustizia; e il fratello di Francesco Sabatino, brutalmente assassinato con un cappio di ferro dopo essere stato torturato da uomini dello stesso clan Lo Russo perché considerato colpevole di uno sgarro interno al gruppo. Il suo cadavere venne poi abbandonato in un canalone nella boscaglia del Frullone e ritrovato solo dopo settimane, nell'ottobre del 2013. Di fronte a questo quadro quanto mai frastagliato e complesso vanno fatte alcune considerazioni. La prima riguarda proprio il clan Lo Russo: ormai disgregato, oltre che aggredito sia dai nemici storici dei Licciardi, e sempre nel mirino dei rivali storici del Rione Sanità, oltre che di alcuni giovani gruppi emergenti dal Rione don Guanella. Scomparsi i boss Salvatore, Mario e Carlo - tutti pentiti - e con Antonio (figlio di Salvatore) al 41 bis, c'è chi ha deciso di avviare un repulisti interno, magari tessendo pericolosi accordi sottobanco con le altre cosche dell'area nord della città. Se questo è vero, allora saremmo di fronte a uno scenario inedito: che prefigura la scissione nella scissione dalla casa madre. La camorra, si sa, non ha etica e tantomeno dignità quando si tratta di comandare e la posta in gioco è alta, come lo è nel caso del controllo dei traffici di droga: e quella fino a solo poco tempo fa gestita dai Lo Russo era, è e resta una zona strategica per gli equilibri criminali cittadini. Ma torniamo alle indagini. Gli investigatori non escludono che Corrado e Sabatino possano essere finiti in una trappola.

E traditi da qualcuno che conoscevano bene, uno specchiettista che avrebbe dato telefonicamente il via libera al commando di morte entrato in azione in vico Cotugno. Il duplice omicidio potrebbe poi essere anche messo in relazione all'ultimo fatto di sangue commesso a Napoli prima di ieri: cioè all'uccisione di Giuseppe Guazzo avvenuta il 15 settembre scorso nei pressi della sua abitazione di via Ansaldo, a Chiaiano. Così, tra botte e risposte che fanno ripiombare interi quartieri e la gente che vi abita nel terrore di nuove faide, si consumano i giorni della vendetta. Quali che siano le chiavi di lettura di questo rebus, un fatto resta certo: i segnali che erano cominciati ad arrivare già prima dell'estate dalla periferia settentrionale della città si sono tramutati ormai in una dichiarazione di guerra che nulla di buono lascia presagire. Anzi. Il sangue versato ieri è probabilmente destinato a produrne altro. Con il rischio che la lugubre conta dei morti ammazzati debba tornare ad essere aggiornata.
(Ha collaborato Melina Chiapparino)

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