Napoli, ristoratore denuncia: «Pizzo dai netturbini, ​50 euro per avere un cassonetto. Ecco il video»

Napoli, ristoratore denuncia: «Pizzo dai netturbini, 50 euro per avere un cassonetto. Ecco il video»
di Valerio Esca
Domenica 23 Gennaio 2022, 23:02 - Ultimo agg. 25 Gennaio, 16:32
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Tra le storie kafkiane di questa città accade anche che un ristoratore punti il dito contro un dipendente di Asìa per il baratto dei cassonetti dell’umido. «Basta fare un “regalo”: cinquanta euro e lo rimettono al loro posto». Lo racconta Giovanni De Vivo, titolare del ristorante O’pazz a Posillipo, in discesa Coroglio. Le telecamere del suo locale hanno registrato l’ultimo caso che risale al 20 gennaio. Sul camioncino di Asìa viene caricato e portato via uno dei bidoni. E dulcis in fundo il lavoratore della partecipata, che si occupa della raccolta dei rifiuti per il Comune di Napoli, prima di risalire al volante del mezzo lancia una carta per terra. 

Ma la presidente di Asìa Maria De Marco getta acqua sul fuoco: «Le attrezzature sono di Asìa e solo Asìa fa le valutazioni di dove deve tenere i bidoni e quanti.

Quindi è una valutazione tecnica che viene fatta a monte. Il ristoratore ha fatto la battuta “se li sono rubati”, ma ricordiamo che i cassonetti sono nostri e non sono affidati a lui». 

«Questo è il settimo bidone che rubano». In che senso rubano? «A Napoli - spiega il ristoratore - funziona che, se ho bisogno di un bidone dell’umido, io proprietario di una casa, di una villa, di un cantiere chiamo quello di Asìa, gli do 50 euro e si procura un bidone. Arrivano con la scusa del camion di Asìa che svuota il bidone, come si vede dal video, loro guardano dentro, aprono il bidone riscontrando che non c’è nulla, se lo caricano e lo portano via. Ho chiesto a persone di Asìa come rintracciare chi è stato. Mi hanno spiegato che basta “un regalo”, così lo chiamano, 40, 50, 60 euro, e ti procurano un bidone. Allucinante». Un’accusa pesante che la presidente De Marco rimanda al mittente: «Il bidone non è una cosa che si può vendere a qualcuno. Quando si segnala un cassonetto in meno, immediatamente il capodistretto, il caposquadra, fa la richiesta alla logistica e viene riposizionato». 

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«Qualche volta - dice De Vivo -, ero al ristorante, sono andato dai dipendenti dell’Asìa che si trovavano a ritirare il bidone del vetro o della plastica e gli ho fatto vedere i video precedenti. Gli ho detto “qualche collega vostro si è preso il bidone”. Guarda caso non si conoscono mai tra di loro... Su dieci operatori di Asìa, in due o tre mi hanno spiegato: “Giovà ci sono alcuni colleghi che non lavorano bene e alcuni, sotto forma di ‘regalo’, se qualcuno gli chiede un bidone se lo procurano, che sia grande o piccolo. Ovvio che il dipendente Asìa non si porta a casa il bidone, ma viene “rivenduto”» racconta ancora il ristoratore. Ma non è tutto. De Vivo prosegue: «È capitato qualche che per fargli raccogliere la spazzatura gli ho dovuto dare una mazzetta di cinque euro. Perché altrimenti non se la prendono». De Vivo ha anche inviato una mail dettagliata all’azienda. «Ho mandato una pec ad Asìa per denunciare tutto». Sull’argomento il consigliere regionale del Verdi Francesco Borrelli ha inviato una segnalazione all’azienda «Numerosi commercianti - scrive Borrelli -, in particolar modo della zona di Posillipo, mi hanno segnalato alcuni disservizi, che quotidianamente si ripetono, da parte di alcune squadre dell’Asìa. Secondo le segnalazioni di un proprietario di un ristorante alcuni operatori svuoterebbero i cassonetti senza riposizionarli o getterebbero rifiuti a terra». 

Video

«A volte gli operai fanno delle loro valutazioni – spiega De Marco -, può darsi che quella postazione all’inizio fosse di un numero inferiore, quello che possiamo fare è verificare la postazione. Il ristoratore deve essere tranquillo, anche perché non sono suoi dedicati, ma indifferenziati e stanno su strada. Diversa sarebbe la dotazione commerciale dedicata al ristorante. Dopo la segnalazione del ristoratore ho scritto alla direzione operativa in modo che con il distretto, molto più rapidamente, possano verificare quella postazione quanto deve essere grande. Poi non sarà un’azienda di santi, ma se si hanno delle prove si denunci, altrimenti si getta discredito su una categoria che non lo merita». 

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