«Abbiamo lottato finora, ma se continua così non siamo sicuri di farcela da soli». Lucia e Angelo Aprea sono i coniugi imprenditori che denunciarono il racket al Rione Monte Rosa. Dopo la loro denuncia gli estorsori dei clan di Scampia furono arrestati. Ma minacce e intimidazioni non si sono fermate, tanto che ieri mattina la coppia di commercianti ha trovato un’amara sorpresa. All’orario di apertura della panetteria al civico 181 di via Monte Rosa marito e moglie hanno trovato le vetrate interne rotte: «Si tratta di quelle che affacciano sul retro, dove c’è un ampio parcheggio».
Un ulteriore segnale, a detta dei due, da parte delle cosche che controllano il territorio a nord di Napoli. Ieri mattina lungo i porticati dove ha sede il panificio il clima era quasi spettrale. Nessuno infatti, né tra i residenti delle palazzine vicine, né tra i colleghi degli altri negozi ha mostrato solidarietà nei confronti di Lucia e Angelo. «Qui sono tutti omertosi - spiegano - e non ci hanno mai perdonato per la nostra scelta, quella di denunciare».
Sul posto per i rilievi di rito gli agenti del commissariato di Scampia e quelli della Scientifica, che hanno poi accompagnato la coppia a sporgere denuncia alla polizia. Proprio una settimana fa Lucia era andata a testimoniare contro coloro che l’avevano aggredita dopo le denunce fatte. Una ipotesi, questa, che potrebbe essere alla base del raid di ieri mattina. Ipotesi che ovviamente sono da verificare e al vaglio degli inquirenti. A esprimere vicinanza agli Aprea è Ciro Corona, dell’associazione Resistenza anticamorra: «Siamo di fronte all’ennesimo atto intimidatorio e punitivo. Un atto contro chi ha rotto un sistema basato sull’omertà».