Napoli, la 17enne accoltellata al Plebiscito: «Ho paura del mio ex, ero stata già aggredita»

Napoli, la 17enne accoltellata al Plebiscito: «Ho paura del mio ex, ero stata già aggredita»
di Melina Chiapparino
Mercoledì 13 Gennaio 2021, 23:24 - Ultimo agg. 14 Gennaio, 15:36
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«Non è possibile accettare l’idea di poter perdere una figlia in questo modo». Le parole di Gennaro e Anna, genitori separati della 17enne napoletana, accoltellata martedì mattina dall’ex fidanzatino, sono molto lontane dal perdono e invocano invece una «punizione esemplare». La minorenne che oggi vive con la paura che il suo carnefice possa «tornare a ferirla» ha deciso di raccontare il suo vissuto per incitare «tutte le coetanee a denunciare e allontanarsi al primo segnale di violenza». 


Lei è viva per miracolo. Può raccontare come è stata aggredita? 
«Mi stavo recando a lavoro, come ogni martedì mattina e stavo camminando da sola, spostandomi da via Roma in direzione Chiaia, dove si trova il negozio di parrucchiere che frequento da circa 6 mesi.

Erano all’incirca le 10 e, all’improvviso, il mio ex fidanzato è apparso davanti ai miei occhi e mi ha bloccata chiedendomi insistentemente di parlare. Se lo avessi visto prima avrei cambiato strada ma mi ha preso in contropiede e, tirandomi per un braccio, mi ha portato verso di lui. In quel momento ho pensato che avrei chiarito la faccenda in pochi minuti e poi sarei andata a lavoro, ma le cose hanno preso una piega diversa». 

 


Cosa è successo dopo? 
«Mi ha chiesto se frequentavo qualcun altro. Si ostinava a farmi pronunciare il nome di un possibile fidanzato, gli ripetevo che non avrei detto nulla. Con la scusa di dovermi parlare, mi ha portato in piazza del Plebiscito e anche se all’inizio avevo mostrato un atteggiamento comprensivo, con il trascorrere del tempo cominciavo ad avere paura. La discussione è andata avanti per più di un’ora, durante la quale lui ha anche pianto fino a strattonarmi e a prendermi di peso per isolarmi sempre di più dalle persone presenti nella piazza. Ricordo che il mio pensiero costante era di controllare se ci fossero persone intorno a me per chiedere aiuto ma erano tutti molto lontani e alla fine mi ha colpita».


Si è resa conto di essere stata accoltellata? 
«Si. Poco prima di vedere la lama vicino al mio collo, lui mi ha abbracciata forte. Non ricordo cosa gli ho detto e cosa ha risposto ma la sua frase si è conclusa con “mi dispiace”. Subito dopo ho sentito il coltello e la sensazione di bruciore sulla mia pelle. La prima cosa che ho fatto d’istinto è stata quella di mettere una mano vicino alla ferita. Ho notato che usciva sangue ma ricordo che mi sono fatta forza, sono corsa al centro della piazza gridando aiuto. Inizialmente nessuno mi è venuto incontro, poi alcune signore mi hanno soccorsa. Non avevo quasi più fiato per parlare. Cercavo di rimanere sveglia a tutti i costi perché avevo paura che, se fossi svenuta, lui avrebbe potuto tornare a colpirmi». 


Come spiega questo gesto violento? 
«Il nostro fidanzamento era iniziato nel 2017 proseguendo a fasi alterne ma, in fondo, non ci eravamo mai lasciati. I litigi tra noi si erano esasperati quando ho cominciato a lavorare, qualche mese fa: lui sosteneva che non dovevo farlo e che, in futuro, avrei dovuto pensare solo a fare la madre. Non ero mai stata d’accordo con lui e, soprattutto, alla nostra età volevo essere spensierata e divertirmi, per questo l’ho lasciato definitivamente a novembre. Fino a quel momento, non aveva mai mostrato segni di aggressività verso di me fino al 27 dicembre scorso, quando mi ha stretto le braccia al collo durante una discussione». 


Ha cercato di strangolarla?
«Mi ha stretto forte il collo al punto che, dopo essermi divincolata non sono riuscita a parlare e respirare. Lui si era presentato sotto casa mia, nei Quartieri Spagnoli, perché voleva parlarmi un’ennesima volta. Non volevo vederlo ma aveva minacciato di fare confusione sotto casa e per non far preoccupare i miei familiari, decisi di scendere. Siamo stati ore a discutere, lui non voleva che io lavorassi. Sono rincasata alle 9 del mattino e alla fine della discussione lui mi ha stretto il collo. Quella volta, non l’ho denunciato ma ho raccontato l’episodio a mia madre che ha contattato i suoi familiari. Oggi voglio una punizione esemplare, non gli perdono il gesto di violenza ma non rinnego la nostra storia». 

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