Napoli, presi i rapinatori mascherati: s'ispiravano alla «Casa di carta»

Napoli, presi i rapinatori mascherati: s'ispiravano alla «Casa di carta»
di Valentino Di Giacomo
Mercoledì 11 Settembre 2019, 23:01 - Ultimo agg. 12 Settembre, 11:07
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Un po’ si travestivano da carabinieri, un po’ come i protagonisti della serie “La casa di carta”, ma sicuramente non sono riusciti a celare dietro le maschere che mettevano sul volto il proprio essere malviventi. Sono arrivati ieri altri sei arresti per la banda di rapinatori che compiva i colpi indossando le maschere di “Dalì” - come quelli della serie Netflix - e con finte divise dei carabinieri. Per la legge del contrappasso a compiere l’operazione sono stati proprio i militari dell’Arma, stavolta quelli veri, che dopo mesi di indagini sono riusciti a sgominare l’intero gruppo criminale. 
 

In divisa, auto con lampeggiante blu, i tesserini taroccati per la perquisizione domiciliare: così la banda metteva in atto i propri blitz in case e negozi. In sei sono stati presi ieri, altri quattro erano già finiti in carcere in una retata dello scorso gennaio. L’inchiesta, complessa, è durata mesi. I carabinieri hanno dovuto ricostruire tutta l’attività criminale del sodalizio andata avanti tra il settembre ed il dicembre del 2018 in diversi quartieri di Napoli, ad Afragola, nel Napoletano, e a Marcianise (Caserta). I provvedimenti eseguiti dai militari della stazione di Napoli Marianella scaturiscono da un’indagine avviata dopo una violenta rapina in abitazione ai danni di un imprenditore nel settembre dello scorso anno nel quartiere di San Carlo Arena. Uno dei banditi, travestito da carabiniere, simulò di dover effettuare un controllo nell’abitazione e appena riuscì ad entrare nel cortile della villa fu raggiunto di corsa da altri quattro complici. Ma c’era un’attitudine cinematografica da parte dei malviventi, tutti infatti mettevano sul volto le maschere di “Salvador Dalì”, rese celebri dalla serie televisiva cult “La casa di carta”. 
 
Nell’irruzione criminale nell’abitazione di San Carlo Arena, la banda puntò più volte una pistola alla tempia della vittima e la costringendola a consegnare denaro, gioielli e orologi di valore. Ma quello fu solo il battesimo del fuoco. A questo stesso gruppo criminale, grazie alle indagini dei carabinieri, sono state ricondotte anche una rapina dello scorso ottobre in un’abitazione del quartiere Arenaccia e in una sala scommesse di via Santa Maria a Cubito nel corso della quale avevano sottratto 5mila euro. Nell’occasione della rapina all’Arenaccia, i malviventi si erano presentati come carabinieri, simulando un’originale perquisizione domiciliare. Avevano parcheggiato la loro auto, con un lampeggiante blu sul tetto, sotto l’abitazione della vittima. Poi, nel corso della finta perquisizione, mentre due di loro bloccavano i presenti sotto la minaccia di due pistole, gli altri rovistavano le altre stanze riuscendo ad appropriarsi di 3mila euro, alcuni orologi Rolex e di gioielli. La vittima comprese di essere stata rapinata da finti militari solo quando vide arrivare in casa quelli veri. 

Quattro componenti dell’organizzazione erano stati già bloccati lo scorso 23 gennaio al termine di un primo filone dell’inchiesta. Le indagini seguite ai primi arresti hanno portato all’identificazione di altri sei componenti della banda a carico dei quali sono emersi indizi di colpevolezza in merito ad un furto in un’abitazione e a 3 rapine (una delle quali sventata grazie all’intervento di una pattuglia di carabinieri). In particolare, uno dei furti, è stato portato a termine nell’appartamento del vicino di casa di uno dei componenti del gruppo criminale. In quella circostanza, per ritardare il rientro a casa della vittima, i banditi avevano forato gli pneumatici della sua auto. Per un altro colpo,quello della rapina tentata, pianificata all’interno di un’abitazione di Marcianise, nel Casertano, fu utilizzata un’insolita basista. In quel caso una dipendente di un negozio di parrucchiera aveva suggerito ai rapinatori, quale vittima possibile, una cliente particolarmente facoltosa. La donna era stata pedinata per molti giorni, le sue abitudini quotidiane studiate. Ma il colpo sfumò grazie all’arrivo dei carabinieri. Ancora una volta, purtroppo per la banda, i militari erano quelli veri e non quelli mascherati.
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