Napoli, rave party nel nome di Gesù: «Così salviamo i giovani dei Quartieri spagnoli»

Napoli, rave party nel nome di Gesù: «Così salviamo i giovani dei Quartieri spagnoli»
di Emiliano Caliendo
Venerdì 1 Luglio 2022, 20:03 - Ultimo agg. 2 Luglio, 08:06
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Una serata per divertirsi, ballare, cantare e stare insieme. Un vero e proprio festino, o meglio come da titolo dell’evento un «Rave» ma all’insegna del messaggio evangelico di Cristo, nel chiostro di una scuola nel cuore di Napoli. Questa, in sintesi, la descrizione di «Rave4Christ», evento di musica dance cristiana per giovani dai 13 ai 35 anni, ideato dal sacerdote don Michele Madonna, instancabile parroco della chiesa Santa Maria di Montesanto e di altre due chiese, una a piazza Carità, l’altra ai Quartieri Spagnoli. Uno di quei preti un tempo di sarebbe detto «di strada» che, complice anche l’età non avanzata, 48 anni, si prodiga da tempo a convogliare la parola di Gesù verso le nuove generazioni, utilizzando i loro strumenti, su tutti – naturalmente - i social network. Infatti, Rave4Christ negli ultimi giorni è stato pubblicizzato su Facebook ma soprattutto con accattivanti stories e reels su TikTok e Instagram, le due principali piattaforme social frequentate da giovanissimi. Non è un caso che Don Michele sia da qualche anno il responsabile del Servizio Diocesano per le Nuove Forme di Evangelizzazione per la Diocesi di Napoli, un ruolo affidatogli ai tempi dell’arcivescovado del Cardinale Crescenzio Sepe

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Padre Michele, come è nata l’idea del Rave4Christ?
«L’idea nasce da un dolore, e l’amore porta sempre un dolore dentro di sé, ovvero quello di vedere tanti giovani che si divertono in modo malsano.

Bevono tanto i ragazzi nei vicoli dei quartieri. Imperversano droga e alcol. Io invece vorrei proporgli un modo nuovo di divertirsi. Un modo sano».

Come mai ha deciso di utilizzare il termine Rave, all'apparenza lontanissimo dalla Chiesa, per definire l’evento?
«Ho voluto trovare una parola accattivante, anche perché la parola “rave” significa delirio. Ovviamente non si può accostare alla religione, ma è un modo per attirare i giovani che non frequentano la Chiesa. Voglio presentargli una persona che può davvero colorare la loro vita, dandogli quella felicità che i giovani stanno cercando ma troppo spesso nella maniera sbagliata. Questa persona per me è Gesù Cristo».

Dove si svolgerà questa festa e che tipo di artisti e musica ci saranno?
«Questo festino si svolgerà all’interno del chiostro dell’Istituto Bianchi (scuola paritaria adiacente la parrocchia di Montesanto ndr), un luogo all’aperto. La musica sarà da discoteca come in un rave ma anche pop e reggaeton. Ovviamente le parole dei testi cambiano nelle varie lingue (italiano, inglese, spagnolo, ecc.ecc.). Saranno parole vive in grado di toccare il cuore delle persone e dare un senso positivo».

Un’occasione per far conoscere la «christian music» anche in Italia, molto diffusa all’estero?
«Esatto. Negli Stati Uniti, in Sudamerica e anche in altri posti d’Europa è molto forte la musica cristiana. Lì la troviamo diffusa in molte radio, seguite e ascoltate. In Italia di meno, anche se ci sono stati artisti che in passato ci hanno provato. Anche qui però da qualche anno si sta sviluppando. Nella parrocchia di Montesanto, ad esempio, è nato un gruppo che si chiama “Cantammo ‘a Gesù”, che è andato anche al festival cristiano di Sanremo. Hanno creato su Youtube una scuola di musica cristiana per portare il messaggio di Dio ai giovani».

Ho letto che il suo rapporto con la musica viene da lontano e che prima di diventare prete era un dj solito ad organizzare feste, è vero?
«Avevo una discoteca di mia proprietà, mi piaceva fare il dj insieme ad alcuni miei amici. Organizzavano i MakP, i festini di una volta, in cui venivano coinvolti tantissimi giovani, oggi adulti, che adesso mi aiutano nell’organizzare il Rave4Christ».

Che idea si è fatto della spirale di violenza che vede come protagonisti giovanissimi spesso al centro di fatti cruenti? Quali potrebbero essere i rimedi?
«Quando sento queste storie sono molto addolorato per questi giovani che sono come dei figli per me. Innanzitutto, serve una collaborazione con le istituzioni con cui bisogna essere uniti e avere lo stesso obbiettivo. Grazie a Dio, in questa Seconda Municipalità ho trovato politici che mi hanno sempre aiutato e sostenuto. Ancora adesso ci sono persone che anche se non sono più in Municipalità, mi aiutano in un modo incredibile. Penso che l’ingrediente per poter aiutare questi giovani sia l’amore, quello vero. Loro devono incontrare almeno una volta nella vita un vero amore: qualcuno che si spende per loro e che da loro non vuole niente. L’amore guarisce ed è una medicina. Nella Bibbia è scritto che Dio è amore, il vero amore ovviamente. Basta guardare il crocifisso è vedere che Gesù si è fatto sputare in faccia per noi, donando la vita. Noi dobbiamo fare la stessa cosa».

Tornando all’evento di domani, è un tentativo d’innovazione della Chiesa in termini di comunicazione, preservando la sostanza del messaggio cristiano?
«Papa Francesco, sì, chiede proprio questo. Nel documento Evangelii Gaudium lui dice che gli strumenti devono cambiare. E io voglio fare proprio questo. Voglio dare un piccolo contributo ovviamente, insieme a tanti altri sacerdoti, con cui insieme stiamo cambiando gli strumenti di comunicazione senza toccare il contenuto che è quello che ci ha donato il Signore da duemila anni. Lo vogliamo donare con strumenti diversi. Senza dare un taglio con il passato, che ci insegna a non fare gli stessi errori. E di questo sono felice. Siamo per una Chiesa in uscita: dentro per formarci, fuori per andare verso gli altri come faceva Gesù».

Ha sentito l’arcivescovo metropolita Battaglia per l’organizzazione dell’evento?
«Mi ha dato il suo ok. È arrivato un messaggio da parte del moderatore della Curia a tutti i parroci della Diocesi informandoli dell’evento. Sarà presente anche il responsabile della Pastorale giovanile della Diocesi che ha invitato tanti giovani a partecipare. Stiamo camminando con un sol cuore e una sola voce».

Padre Michele fa sapere che eventi come quello che andrà in scena domani sera all’Istituto Bianchi - «totalmente gratuito come tutte le cose che organizziamo» sottolinea - vengono affiancati da attività spirituali tradizionali come l’adorazione eucaristica che nella parrocchia di Santa Maria di Montesanto è possibile praticare tutta la giornata, anche la notte. Inoltre, annuncia il sacerdote, il 6 novembre di quest'anno tornerà la riunione spirituale di «Cielo aperto su Napoli» che radunerà migliaia di fedeli al Teatro Palapartenope. Una «notte di adorazione e misericordia» con la musica che «tornerà centrale», assicura Don Michele, e che vedrà la presenza del Cardinale Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa Pontificia.

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