Napoli, viaggio nel degrado della Galleria Umberto: «Ecco in che condizioni sono i tetti»

La galleria Umberto I
La galleria Umberto I
di Antonio Folle
Giovedì 18 Luglio 2019, 19:00
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Dalla morte di Salvatore Giordano, 14enne morto a causa delle ferite riportate nel tragico crollo di alcuni fregi della Galleria Umberto, sono passati cinque anni. Il processo penale che vede imputati gli amministratori degli immobili privati è ancora in corso ma la messa in sicurezza definitiva del monumento è ben lungi dall'essere realizzata. Subito dopo il crollo, la facciata della galleria che affaccia sulla trafficatissima via Toledo fu pesantemente transennata - le impalcature ancora oggi fanno orribile mostra di sé di fronte agli occhi di milioni di turisti - in attesa di interventi di messa in sicurezza definitivi. A distanza di cinque anni non solo le impalcature non sono state rimosse, ma alcune parti del tetto della galleria costruita nella seconda metà dell'Ottocento necessitano ancora di urgenti interventi di restauro. 
 

 

Alcuni fregi sembrano essere sul punto di staccarsi e non è difficile inutire a quale ulteriore tragedia si rischia di andare incontro in caso di eventi atmosferici eccezionali. Nessuno, infatti, può dire se le reti di contenimento e le impalcature metalliche saranno in grado di contenere le grosse pietre in caso di una nuova tempesta di vento. Alcune piante rampicanti hanno colonizzato le crepe tra gli stucchi e stanno inesorabilmente accelerando il processo di distacco che, a giudicare dalla grossa quantità di calcinacci già presenti sulla pavimentazione dei sottotetti della galleria, è a un passo. Ancora una volta la sicurezza dei cittadini e dei turisti che affollano il capoluogo partenopeo sembra essere affidata al «caso». 

Una ulteriore beffa per la famiglia Giordano che da cinque anni lotta disperatamente per ottenere giustizia. Come hanno denunciato i legali, il rischio sempre più concreto è che il risarcimento dei danni per la morte del povero Salvatore - morto da eroe, sacrificando la sua giovane vita per salvare i suoi compagni - non arrivi mai. Tra meno di tre anni il processo penale potrebbe andare in prescrizione e il continuo rimpallo di responsabilità tra le compagnie assicurative - da un lato la compagnia del Comune di Napoli e dall'altro la compagnia dei soggetti privati proprietari degli immobili - rischia di non rendere alcuna giustizia a un giovane morto per la colpa di essersi trovato nel posto sbagliato e al momento sbagliato.
 

«Nel corso dei sopralluoghi realizzati nel corso del procedimento penale - spiega l'avvocato Sergio Pisani, legale della famiglia Giordano - ci siamo recati più volte nella zona da dove si sono staccati i fregi che hanno colpito a morte il povero Salvatore. Ci duole constatare che ancora oggi, a distanza di cinque anni da una tragedia di così vaste proporzioni parte dei tetti siano ancora a rischio crollo. I fregi si stanno staccando del tutto e non si può prevedere la traiettoria di un masso che precipita da quell'altezza e magari sotto l'effetto di forti venti che sono sempre più frequenti a Napoli. Per questo - prosegue Pisani - le impalcature di contenuimento e le reti verdi sono a nostro avviso del tutto inutili. Anche per rispetto al dolore della famiglia di Salvatore chiediamo un intervento urgente di restauro dei tetti della galleria. La sicurezza - ha poi concluso il legale - non può essere un optional e non può essere subordinata alla conclusione dei processi penali».

La tragedia di Salvatore sembra essere stata dimenticata da tutti.
Oggi anche la foto che ritrae il giovane ragazzino-eroe e che ricorda ai passanti il suo nobile sacrificio è coperta dalle grosse intelaiature d'acciaio che garantiscono - tardivamente -  la sicurezza di quello che dovrebbe essere un monumento alla bellezza ma che si è tramutato in un monumento all'incuria e al degrado dei palazzi monumentali della città. 

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