Napoli, riapre la chiesa di San Giacomo dopo i danni provocati dal Comune | Video

Napoli, riapre la chiesa di San Giacomo dopo i danni provocati dal Comune | Video
di Marco Perillo
Domenica 18 Giugno 2017, 11:28 - Ultimo agg. 22 Giugno, 10:48
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A più di quattro anni dalla chiusura, arriva uno spiraglio per la real basilica di San Giacomo degli Spagnoli, incastonata nel palazzo del comune di Napoli. Il gioiello del Cinquecento potrebbe riaprire i battenti tra quattro o cinque mesi, al massimo entro Natale. Sono stati infatti risolti i problemi delle infiltrazioni provenienti dai sovrastanti uffici comunali che da tempo affliggevano l'edificio sacro che custodisce il sepolcro di Don Pedro di Toledo.
 


Fu questa problematica, insieme con la caduta d'intonaco legata ai danni al soffitto a decretare lo stop alle visite (negli ultimi anni erano a cura del Touring) e alle funzioni nel 2013. Ad accollarsi le spese per la messa in sicurezza è stata la Real Hermandad de nobles espanoles de Santiago de Nàpoles, proprietaria dell'immobile, che dopo una miriade di polemiche ha deciso di imprimere una svolta allo stallo che si era creato. «Gli operai si apprestano a mettersi all'opera - racconta il principale della confraternita Giuseppe de Vargas Machuca -, stiamo montando le impalcature per restituire a tutti, nei tempi necessari, questo gioiello, anche se ci sono diversi altri problemi da risolvere».
 
 

Non parliamo di una chiesa qualunque, ma di una meraviglia datata 1540, realizzata da Ferdinando Manlio e concepita come sede nella quale conferire le insegne ai cavalieri dell'Ordine di San Giacomo della Spada. Il complesso era anticamente dotato di un ospedale e di un Monte dei pegni, inserito com'era nel piano di riassetto urbanistico di don Pedro, con l'apertura di via Toledo e la costruzione dei Quartieri destinati a ospitare le truppe spagnole. Finalmente si potrà ammirare la tomba restaurata del grande viceré (le cui spoglie riposano però a Firenze) a opera di Giovanni Merliano da Nola, insieme col notevole vestibolo che accoglie i monumenti di Ferdinando Maiorca e della moglie Porzia Coniglia, entrambi di Francesco Cassano.

Eppure, come ha spiegato De Vargas, nonostante la vicina riapertura non sono stati risolti atavici problemi dell'edificio, in costante preda di umidità vista la poca luce che vi filtra. Occorrerebbero circa 500mila euro per far rifulgere l'intera struttura (con tutte le sue statue e decori) e restaurare le tante, rovinatissime opere esposte, come le tavole di Marco Pino, Giovan Bernardo Lama e Michele Curia. Recentemente la Spagna si è interrogata molto sul destino di questa chiesa, vanto del periodo irripetibile dell'imperatore Carlo V. Due autorevoli siti iberici, ABC e quello della Real Academia delle Belle Arti di San Fernando, hanno denunciato nei mesi scorsi lo stato di abbandono di questo luogo frequentato anche da Cervantes, l'autore del don Chisciotte di stanza a Napoli. Molto critiche le parole di ABC: «Mentre l'intonaco cade dal soffitto e dai muri e il patrimonio si deteriora, mentre la memoria viene cancellata, tutti girano lo sguardo dall'altra parte, invece di unire le forze e di trovare una soluzione insieme».

Parole dure, che forse hanno contribuito ad accelerare i tempi dei lavori. Per spronare al recupero di questo considerevole attrattore turistico della città, il Touring Club italiano ha scritto più volte al consolato spagnolo di Napoli e ha incontrato il Console generale di Spagna. A quanto pare, dopo anni di polemiche, siamo sulla buona strada.

 

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