Camorra, finte cambiali per riciclare soldi sporchi: così i clan allungano le mani sull'economia di Napoli

Camorra, finte cambiali per riciclare soldi sporchi: così i clan allungano le mani sull'economia di Napoli
di Leandro Del Gaudio
Giovedì 15 Aprile 2021, 08:30 - Ultimo agg. 16 Aprile, 18:44
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È il sistema più usato dalla camorra per riciclare denaro sporco. Un metodo che ha funzionato negli anni del recente boom economico cittadino, soprattutto per quanto riguarda la ristorazione e la ricezione alberghiera, che ha consentito ai clan di infiltrarsi nell'economia legale, di entrare a pieno titolo nel tessuto connettivo della città. Un sistema manageriale su cui indagano pool di consulenti della Procura di Napoli, anche in vista di quanto potrebbe accadere nei prossimi mesi, destinati ad offrire uno scenario in chiaro scuro: da un lato la sospirata riapetura delle attività economiche con la vaccinazione di massa; dall'altro, la crisi di contanti che si è abbattuta su un intero mondo imprenditoriale, quello del food e dei b&b. Ma come avviene l'infiltrazione del denaro sporco? Come si consuma il riciclaggio di droga e affari illegali in attività apparentemente pulite? Lo spiegano al Mattino tre consulenti impegnati in questi anni nelle indagini sui clan che compongono dell'Alleanza di Secondigliano, la potente consorteria criminale che contende spazi di sovranità camorristica ai Mazzarella e ad altri gruppi dell'area metropolitana. Si parte dal capitale mafioso: soldi cash, impossibili da giustificare, che diventano ricevute o scontrini fiscali. 

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In che modo? Prendiamo il caso dell'imprenditore Gennaro Esposito - un nome volutamente posticcio -, che dispone di 100mila euro come testa di ponte della camorra.

Sulla carta è nullatenente, ma come fa a metterli in circolo? Allestisce una pizzeria in un locale preso in fitto, comprando un pavimento di marmo, una cucina, un abbattitore (solo quest'ultimo bene costa intorno ai 15mila euro ed è uno strumento necessario per un certo tipo di cucina gourmet), arredi vari. Gli acquisti avvengono cash, con i soldi (ripetiamo: provento della droga e quant'altro) che passano di mano in mano, da Gennaro Esposito ad un eventuale grossista che ovviamente ha interesse ad intascare soldi in nero e a morte di subito. Intanto, Gennaro Esposito ha acquistato cambiali per pagare la cucina, l'abbattitore, per i mobili o per impreziosire il proprio locale con pavimento di marmo e colonne stile impero. Di mese in mese, però, i singoli grossisti strappano il titolo di credito, non lo incassano. Tutto qui? Tutto così facile? È così che avviene il riciclaggio del denaro sporco? È solo la parte iniziale - fanno sapere gli addetti ai lavori - la più semplice e immediata. Anche perché, quando il ristorante di Gennaro Esposito comincia ad avere una clientela e ad attirare l'attenzione degli inquirenti, i controlli potranno solo constatare le avvenute transazioni. Come ho fatto, dal nulla, a mettere in piedi un'azienda così florida? Semplice - è la risposta di Gennaro - ho firmato cambiali e ho scommesso sulle mie capacità imprenditoriali. Il resto lo fanno i clienti, che - specie in un regime ordinario (quello che aspettiamo da metà maggio in poi, con la fine del coprifuoco) - non mancano di affollare ristoranti, paninoteche, taverne alla moda o alberghi svenduti dopo il buco nero di questi mesi. Decisivo è poi l'intervento di quella che viene definita «borghesia mafiosa». Consulenti fiscali, manager capaci di dare la dritta giusta, di mettere apposto le cose sotto il profilo formale, senza badare più di tanto alla provenienza illecita del denaro. Un metodo che si autoalimenta, quello di Gennaro Esposito, che nel frattempo ha avuto la forza di assoldare (più o meno con la stessa trasparenza formale) i migliori chef, oltre ad invitare ogni sera vip o facce note per attirare clienti e far girare il buon nome del locale. E quando non c'è l'afflusso di clienti desiderato, c'è sempre qualcuno che clicca sul battitore di cassa, che emette scontrini (per consumi fantasma), che valgono a giustificare la presenza di soldi che hanno sempre la stessa traiettoria: dalle piazze di spaccio di periferia, al ristorante vista mare, grazie a cambiali strappate e a colonne di marmo spostate - all'occorrenza - da un locale all'altro. 

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