Napoli, rissa dopo il calcetto: accoltellato un 13enne, sangue al Molosiglio

Napoli, rissa dopo il calcetto: accoltellato un 13enne, sangue al Molosiglio
di Luigi Sabino
Venerdì 15 Luglio 2022, 23:19 - Ultimo agg. 16 Luglio, 09:30
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Una partita di calcetto tra giovanissimi ha rischiato di trasformarsi in tragedia. È accaduto nella tarda serata di ieri su un campetto fuori mano nella zona del Molosiglio. È qui che si erano date appuntamento due squadre di ragazzi, appena adolescenti, per una partita di calcio. Due formazioni, una proveniente dai Quartieri Spagnoli, l’altra dalla zona della Torretta che contavano cinque o sei giocatori per parte. I primi calci al pallone su un terreno che, da anni, non vede l’ombra di manutenzione ma che, nonostante questo, è uno degli anfiteatri preferiti da chi, soprattutto nelle sere estive, da vita a partitelle ad alto contenuto agonistico. Ed è forse un eccesso di agonismo che ha trasformato l’incontro in uno scontro. Una lite in campo, forse causata da un intervento di gioco troppo duro, si trasforma in una rissa. I giocatori avversari, non è chiaro quanti, vengono alle mani. Gli animi si surriscaldano al punto che tra gli spettatori, anche loro in gran parte giovanissimi, c’è chi decide di scendere in campo. Tra di loro c’è anche un tredicenne. 

La lite, secondo il racconto di alcuni testimoni si trasforma presto in un corpo a corpo ed è a questo punto che spunta una lama. Qualcuno, che non è stato possibile ancora identificare, mette mano a un coltello, forse un serramanico, e, nel parapiglia, sferra un fendente al ragazzino, ferendolo nella regione pubica. Quindi la corsa all’ospedale Vecchio Pellegrini dove i medici, dopo le cure del caso e accertato la non gravità della ferita, lo hanno riaffidato ai genitori con una prognosi di otto giorni. Nel frattempo, allertati dal personale medico, sono arrivati sul posto i carabinieri della compagnia Napoli Centro che hanno raccolto il racconto della vittima. Immediatamente, i militari, si sono messi al lavoro nel tentativo di arrivare a scoprire l’identità dell’accoltellatore. Un compito che, però, si presenta non facile, dato che il tredicenne, ha riferito non solo di non conoscere il suo aggressore ma anche di essere stato colpito nel corso della violenta rissa. 

Un bruttissimo episodio arrivato a nemmeno ventiquattro ore di distanza dall’allarme lanciato da Giuseppe Fedele, dirigente medico della Asl Napoli 1 e chirurgo di urgenza proprio presso la struttura ospedaliera di Montecalvario, sempre più trasformatosi in ospedale da guerra a causa della dilagante violenza tra i giovanissimi.

Cifre, quelle riferite dal medico di lungo corso a Il Mattino, fanno venire i brividi. Decine di casi alla settimana, soprattutto tra gli adolescenti. L’ultimo, prima di quello del tredicenne, solo poche ore prima quando un ragazzino, poco più grande, ha raggiunto il nosocomio con una ferita d’arma da taglio al fianco. Ai medici, e agli investigatori che lo hanno ascoltato successivamente, ha riferito di essere stato vittima di un tentativo di rapina ma che i malviventi, dinanzi alla sua reazione, hanno reagito sferrandogli un fendente che, solo per fortuna, non ha colpito organi vitali. Un racconto su cui le forze dell’ordine nutrono non pochi dubbi soprattutto perché, la storia della tentata rapina, come in molte altre occasioni, potrebbe essere una versione di comodo per nascondere la verità. Sempre più spesso, infatti, gli investigatori che sono chiamati ad ascoltare i racconti dei giovanissimi feriti si trovano dinanzi a versioni che, salvo per pochi, insignificanti, dettagli, appaiono identiche. Le vittime, ad esempio, non conoscono mai l’identità di chi le ha ferite. Il movente, invece, è sempre lo stesso. La violenza degli aggressori è innescata dalla reazione di chi si rifiuta di consegnare, a secondo dei casi, lo scooter, il cellulare o i soldi. Una versione che non cambia nemmeno quando i feriti sono soggetti noti alle forze dell’ordine e si sono presentati al Vecchio Pellegrini perché qualcuno gli ha sparato. Anche in questo caso, il movente, nella maggior parte delle versioni fornite, è quello della tentata rapina finita male. Bugie, spiegano gli investigatori, che rendono più complesso il lavoro finalizzato all’identificazione dei responsabili. In realtà solo in una piccola percentuale i ferimenti avvengono nel corso di tentativi di rapina finiti nel sangue. Molto più spesso, invece, sono la conseguenza di liti, innescate nella stragrande maggioranza dei casi da futili motivi, e che vedono coinvolte vere e proprie bande di giovanissimi. Liti che, sempre più spesso, scoppiano nelle zone del centro cittadino diventate ritrovo della cosiddetta movida dove, complice anche l’alcol, uno sguardo o una parola di troppo si trasformano in scintille in grado di appiccare incendi.

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