«A Napoli violenza cieca e senza ragioni: potevano ammazzare mio figlio di 14 anni»

Parla la mamma del 14enne napoletano ricoverato in prognosi riservata nel reparto di Chirurgia dei Pellegrini

Il luogo della rissa
Il luogo della rissa
di Melina Chiapparino
Lunedì 12 Dicembre 2022, 23:11 - Ultimo agg. 14 Dicembre, 15:04
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«Ho avuto molta paura e sono ancora spaventata per l’accaduto». La mamma del 14enne napoletano ricoverato in prognosi riservata nel reparto di Chirurgia del Vecchio Pellegrini, racconta l’incubo di suo figlio, accoltellato ripetutamente e trafitto all’addome domenica sera, in piazza Carlo III, a causa di una rissa scoppiata «per uno sguardo di troppo». 

Lei come ha saputo dell’accoltellamento? 
«Inizialmente non sono venuta a conoscenza di ciò che era successo realmente. Mio figlio mi ha telefonato, intorno alle 22.00, spiegandomi che era caduto dallo scooter di un amico. Continuava a tranquillizzarmi e a ripetermi che si era fatto solo qualche graffio e che si sentiva bene. Dopo queste raccomandazioni, mi ha detto che aveva bisogno di un ricambio di vestiti per l’ospedale dal momento che lo trattenevano nel presidio per degli accertamenti ma avevo intuito subito che qualcosa non andava. Chiaramente, mi sono precipitata in ospedale».

Cosa è accaduto quando ha visto suo figlio? 
«Appena sono arrivata in ospedale, mi sono resa conto che era successo qualcosa di ben diverso da una caduta dal motorino. C’erano le forze dell’ordine che raccoglievano le testimonianze di mio figlio, di altri due ragazzi che ho riconosciuto come suoi amici e di un terzo giovane che non avevo mai visto. La prima cosa che ho fatto, è stata accertarmi che lui stesse bene ma, a quel punto, ho saputo che aveva ricevuto delle coltellate e che dovevano operarlo. Subito dopo gli ho chiesto spiegazioni sull’accaduto». 

Perché è stato ferito? 
«Per un motivo banale. Mi ha raccontato che è scoppiata una specie di rissa tra due gruppi di ragazzini, compreso quello dove si trovava lui, e tutto sarebbe nato da uno sguardo di troppo diventato poi un insulto, uno spintone e così via fino alle coltellate. Piazza Carlo III è un luogo di ritrovo per molti ragazzi e anche mio figlio la frequenta perché si riunisce con i compagni dell’istituto alberghiero che frequenta e con altre comitive della zona ma non si sarebbe mai aspettato di finire in ospedale». 

Suo figlio le ha detto se aveva un coltello? 
«Assolutamente no. Mio figlio non ha mai avuto e non possiede coltelli. Non è mai stato coinvolto in risse, né tanto meno ha mai dato problemi a scuola o in qualsiasi altro contesto perché è un ragazzo con la testa sulle spalle. È un ragazzo che studia ed è appassionato di arti marziali dove concentra molto del suo impegno, infatti ha avuto anche risultati importanti a livello di gare e campionati. Mio figlio è semplicemente una vittima di questa situazione e, per quanto mi riguarda, è un miracolato perché poteva andare molto peggio».  

Come si sente suo figlio? 
«Lui si preoccupa per me e suo padre che, quando ha saputo dell’accoltellamento, si è sentito male. Mio figlio continua a ripetere che sta bene ma, tra le coltellate che ha avuto, una si è conficcata nell’addome dove si sono verificati versamenti di sangue, per questo i medici che ringrazio, hanno dovuto eseguire un intervento di embolizzazione. È in prognosi riservata ma, fortunatamente, non è in pericolo di vita. Io e mio marito siamo stati col fiato sospeso e ora, desideriamo solo che lui guarisca al più presto». 

Dopo quanto accaduto, cambierà qualcosa per suo figlio? 
«Io e mio marito seguiamo nostro figlio in tutto ciò che fa. Come tutti i ragazzi gli piace uscire la sera e vedersi con gli amici e anche se dovessimo pensare di farlo tornare prima a casa, c’è da dire che l’aggressione è avvenuta intorno alle 21 in una piazza molto frequentata. Il problema è che servono più controlli in tutta la città e soprattutto nei luoghi di aggregazione dei giovani perché non si può salutare un figlio che esce di casa per un giro con gli amici e ritrovarlo in un letto di ospedale».
 

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