Samuele giù dal balcone a Napoli, in campo uno staff di psichiatri: ​ora il processo è a rischio

Samuele giù dal balcone a Napoli, in campo uno staff di psichiatri: ora il processo è a rischio
di Leandro Del Gaudio
Lunedì 15 Novembre 2021, 23:59 - Ultimo agg. 16 Novembre, 18:39
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Sarà uno staff di medici a stabilire cosa è accaduto in via Foria, lo scorso settembre. Uno staff di specialisti chiamati ad intervenire su uno dei casi più spinosi della cronaca cittadina, quello legato alla morte di un bambino di soli tre anni. È il caso di Samuele che entra nel vivo, visiterà Mariano Cannio, il domestico in cella per l’omicidio del piccolo Samuele, il bambino di tre anni precipitato giù dal balcone di casa, in una circostanza destinata ad essere affrontata non solo da un punto di vista penale. Omicidio volontario, un abisso di dolore, in una vicenda giudiziaria che ora attende gli esiti dell’incidente probatorio. Ieri mattina, l’indagato era presente in Tribunale, nell’aula 412, per la prima volta davanti a un giudice. È al centro di un caso tuttora aperto, quello legato alla sua imputabilità nel corso del processo in cui è indagato per aver provocato la morte di Samuele. 

Una svolta non scontata, chiesta dalla difesa di Cannio, rappresentata dai penalisti Fabrizio Chianese e Mariassunta Zotti, in piena sintonia con l’orientamento della Procura di Napoli, con un obiettivo fin troppo evidente: chiarire il livello di lucidità dell’uomo che ha confessato di aver avuto in braccio il bambino, di essersi affacciato e di averlo lasciato cadere in un attimo di mancamento. Ma proviamo a stabilire cosa è accaduto ieri mattina. Sono stati formalizzati i conferimenti di incarico ai consulenti che dovranno intervenire nel processo: il gip ha nominato come consulente tecnico di ufficio lo psichiatra Luca Baroli, dipendente della Asl di Salerno; mentre i genitori del piccolo (difesi dal penalista Domenico De Rosa) hanno nominato come consulente tecnico lo psichiatra Paolo Giunnelli, mentre l’indagato - tramite i suoi difensori - si è affidato alla psichiatra Antonietta Rapuano (dirigente della Asl di Puglianello). Un’inchiesta che porta la firma dei pm Barbara Aprea e Vincenza Marra, che punta a scavare sulle condizioni di salute di Cannio, nel tentativo di verificare anche un aspetto finora rimasto sullo sfondo: quello legato ai protocolli messi in campo dal centro igiene mentale della Asl Napoli uno, per accertare quanto fosse chiaro all’autorità sanitaria cittadina lo stato di salute mentale del domestico.

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Ma facciamo un passo indietro. È il 17 settembre scorso, un brutto venerdì napoletano. Tarda mattina, siamo nei pressi di via Foria, non lontano da Caserma Garibaldi. Un posto dove si conoscono un po’ tutti. La storia purtroppo è nota. Dopo la morte del bambino, Cannio si reca a mangiare una pizza. Poi torna a casa della sorella, riposa un poco, per poi recarsi a prendere un caffè, fino all’arrivo della polizia. Verrà arrestato con uno stratagemma, grazie all’abilità degli agenti di polizia di infilare sotto la porta una bolletta della luce. Il resto è finito agli atti della misura cautelare. «Ho avuto un mancamento, era tra le mie braccia, il resto non lo ricordo...». Si scopre nelle ore successive, che l’uomo era scizofrenico. E che era in cura presso un centro di igiene mentale. Che tipo di cura? E che tipo di segnalazioni sono giunte nei mesi precedenti alla tragedia di Samuele agli organi di vigilanza territoriale? Inchiesta sulle cartelle cliniche, verifica sul protocollo messo in campo dall’asl.

Indagine che ora attende gli esiti dell’accertamento irripetibile, dinanzi a un giudice, in presenza delle parti, in una sorta di contraddittorio anticipato. Si parte da una domanda: Cannio può stare a giudizio? Sguardo basso, atteggiamento dimesso, tradotto solo per qualche ora nell’aula napoletana. Da questo abisso si cerca di dare un senso alla morte di un bambino. 

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