Febbre, vomito, nuca rigida e macchie:
ecco tutti i sintomi della meningite

Febbre, vomito, nuca rigida e macchie: ecco tutti i sintomi della meningite
di Ettore Mautone
Venerdì 30 Dicembre 2016, 08:13 - Ultimo agg. 08:22
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Allarme meningite, su un aspetto clinico il parere degli esperti è unanime: la vaccinazione salva la vita ed è sempre consigliata a tutti. Il vaccino contro lo pneumococco copre 23 sierotipi differenti e ha una buona efficacia nei confronti del 90% dei pneumococchi e va bene per adulti e bambini più grandi. C'è poi il vaccino coniugato, con 13 sierotipi, che ha un'ottima efficacia nei confronti del 70-80% dei pneumococchi da utilizzare per i bambini più piccoli (da 2 a 24 mesi).

La protezione immunologica dura molti anni. Infine esiste il vaccino contro il Meningococco B e da due anni anche C, il nemico più temibile, consigliata per tutti. La commissione regionale vaccini presieduta da Maria Triassi, docente di Igiene della Federico II, l'ha inserita nel nuovo calendario vaccinale e molte Asl già offrono gratuitamente quella tetravalente che copre i principali ceppi di meningococco C.

Quali sono i germi che causano la malattia?
«Escludendo le forme virali, sono tre spiega Franco Faella, decano dell'infettivologia campana, ex primario di emergenze infettivologiche del Cotugno, tra i massimi esperti in Italia del campo -: il Meningococco, lo Pneumococco e l´Haemophilus influenzae».
Il primo, causato dal batterio Neisseria meningococcica, è il più contagioso ma anche il meno mortale (il 3-5% dei casi); il più frequente nella popolazione è invece lo pneumococco presente come parassita nelle nostre vie aeree dove convive senza danni nella popolazione che per il 50% è portatore sano. Diventa temibile durante le influenze stagionali dove un virus attacca le vie aeree e consente allo pneumococco di raggiungere il sangue e da qui i polmoni e le meningi. «In questi casi la mortalità è elevata (il 30% dei casi) avverte Antonio Chirianni, direttore del dipartimento di infettivologia del Cotugno, polo monospecialistico campano». Infine c'è l'haemophilus influenzae, un tempo considerato l'agente causale dell'influenza in quanto isolato nel corso delle infezioni influenzali che invece hanno origine virale. «Un batterio praticamente scomparso con l'avvento delle campagna vaccinali contro i virus stagionali», aggiunge Triassi.
Infine ci sono le forme virali raramente mortali. «Si muore aggiunge Faella - in quanto è una meningite grave. In età pediatrica la mortalità è nettamente inferiore attorno all'8-10%. La mortalità cambia per la diversa reattività del sistema immunitario. Per lo pneumococco il 50% della popolazione è portatore sano. Il virus influenzale riduce le difese e apre alla diffusione del batterio. Talvolta l'associazione tra Pneumococco e virus influenzale è mortale. Per questo si consiglia di abbinare la vaccinazione contro l'influenza a quella contro lo pneumococco (13 ceppi). Ci sono poi i meningococchi: i sierogruppi noti sono 13 ma 5 (AB-C-Y w135) sono i più diffusi in Europa e B e C i più temibili, infettivi ma a bassa mortalità. Da due anni sono disponibili vaccini per entrambi i siero gruppi».

Quali sono i sintomi?
«Nell'arco di poche ore l'infezione da meningococco spiega Faella può evolvere in meningite portando febbre, vomito, rigidità della nuca e incoscienza. In alternativa l'infezione può dilagare nel sangue con choc settico che si manifesta con piccole macchie emorragiche rapidamente ingravescenti e mortali. Nel primo caso la terapia è antibiotica e quasi sempre si guarisce senza conseguenze. 
Nel secondo caso invece bisogna intervenire con la rianimazione per stabilizzare i parametri vitali». Su un punto gli esperti concordano: «L'approccio terapeutico delle meningiti, per avere successo, deve essere precoce e tempestivo in quanto l'evoluzione è molto rapida».

Come differenziare un'influenza da una meningite?
«In caso di meningite, il segno che allarma è la rigidità della nuca, la febbre alta e la perdita di coscienza sottolinea Faella - come anche, in caso di choc, la presenza di piccole emorragie che rapidamente evolvono in maniera fatale senza alcune influenza sullo stato di coscienza».

Quali le cure?
«Le meningiti batteriche si curano con antibiotici ma quelle meningococciche sono in grado di esprimersi sia con l'infezione delle meningi sia con lo stato settico (pienamente coscienti) ma choc settico. In termini di frequenza con un'infezione da meningococco la meningite si manifesta nel 55 per cento dei casi, nel 15 per cento l'infezione è fulminante per setticemia con paziente cosciente in quanto l'infezione è presente nel sangue più che a livello encefalico. Nel 15% dei casi l'infezione è sia a carico dell'encefalo sia espressa con la setticemia. È necessario l'intervento precocissimo e immediato in quanto lo choc nell'arco di ore determina morte in perfetta coscienza. Le meningiti sono controllate dagli antibiotici. I protocolli dello choc settico e del collasso impongono la stabilizzazione dei parametri vitali, l'attività cardiaca e la pressione arteriosa».

Come va fatta la profilassi?
La profilassi è nota: «In un adulto dice Faella - va somministrata una compressa di ciprofloxacina da 500-750 mg in una singola dose, nel bambino si somministra la rifampicina in sciroppo in dose da 10 milligrammi per ogni chilo mattina e sera per due giorni e nella donna in gravidanza il Rocefin anche a basse dosi. Nei locali è sufficiente areare i locali in quanto la Neisseria meningococcica è labile e non sopravvive all'aria aperta. Inutile chiudere i locali che vanno invece areati. Inutile anche disinfettare i locali. Lo pneumococco invece, come già detto, non è infettivo ed è un commensale delle nostre vie aeree».

Il ricovero dove va fatto?
Sempre in centri infettivologici specializzati. «In Campania sottolinea Chirianni - molti ospedali come il Santobono hanno sviluppato collaborazioni con il Cotugno.
Serve l'immediata ospedalizzazione. Non bisogna perdere tempo». «Oggi per le infezioni da Neisseria meningococcica conclude Triassi - esisterebbero carenze immunitarie genetiche predisponenti per cui alcune persone sono più soggette ad ammalasi e altri a resistere meglio. In Italia circa 200 meningococciche e per lo meno ne sono il doppio non correttamente segnalate le penumoccociche sono invece circa un migliaio».
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