Affaire rifiuti, l'accusa della Procura: intese con clan e tangenti per la campagna elettorale

Affaire rifiuti, l'accusa della Procura: intese con clan e tangenti per la campagna elettorale
di Viviana Lanza
Sabato 17 Febbraio 2018, 07:04 - Ultimo agg. 15 Marzo, 17:59
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I clan interessati all'affare dei rifiuti sono gli stessi che hanno utilizzato società fittizie e prestanome per mettere le mani sugli appalti nei più grandi ospedali di Napoli. E in questa storia di corruzione e di monnezza da trasformare in oro, svelata dall'ultima inchiesta della Procura, la camorra compare ancora una volta e figura come sponsor necessario «per l'ingresso nel mondo degli appalti pubblici».

Quanto alle tangenti promesse, sarebbero state destinate anche «all'illecito finanziamento della campagna elettorale alle politiche del prossimo 4 marzo». Agli atti ci sono le intercettazioni di imprenditori indagati. Li si ascolta ragionare su modi e tempi di azione. Sanno che quello che precede le elezioni «è periodo di piaceri» e che sostenere un candidato oggi può garantire nuovi appalti in futuro. Perché di mezzo, si sa, c'è la «riconoscenza». Loro puntano a quella del consigliere regionale Luciano Passariello, candidato con Fratelli d'Italia. Una microspia nell'auto di Giovanni Caruson, considerato il «volto commerciale» del clan Cimmino influente al Vomero, svela il ragionamento. La sintesi è degli inquirenti: «Aiutando oggi il consigliere regionale, il gruppo di interesse da questi sponsorizzato come emissario della camorra potrebbe propiziarsi la futura riconoscenza di Passariello, riconoscenza che verrebbe concretamente espressa attraverso l'affidamento degli evocati appalti».

 
 
Passariello ha già respinto le accuse con un comunicato diffuso subito dopo le perquisizioni di giovedì e avrà modo di chiarire la sua posizione, come tutti gli indagati, nelle fasi successive dell'inchiesta.
 
Intanto i pm di due pool, Antimafia e Reati contro la pubblica amministrazione, indagano sui retroscena di un appalto milionario nello smaltimento dei rifiuti che stava per essere bandito. I fatti coprono un arco temporale che parte da gennaio e arriva a questi giorni. Agli atti, le note di polizia giudiziaria datate 9, 12 e 13 febbraio. Incontri e dialoghi fra imprenditori e emissari della politica intercettati. Si è ipotizzata l'esistenza di un accordo per intrecciare gli interessi dell'imprenditoria, in particolare di quella in odore di camorra, con le ambizioni di politici e dirigenti pubblici. L'appalto in questione è quello gestito dalla Sma Campania, la società regionale che si occupa di risanamento ambientale. Secondo l'accusa ci sarebbe stata una cordata di imprenditori interessati all'affare composta da Giovanni Caruson, indicato tra i fedelissimi del nuovo reggente del clan Cimmino, Andrea Basile, e sospettato di gestire tutte le attività del clan, soprattutto quelle imprenditoriali legate agli appalti, e gli imprenditori Salvatore Porro, Abramo Maione, Vincenzo Riccio, Antonio Cristofaro, quest'ultimo nipote di un ergastolano al carcere duro e con contatti con il clan dei Bidognetti di Casapesenna. Il patto prevedeva di decidere tutto a tavolino. In questa parte della ricostruzione entrerebbero in gioco Lucio Varriale, dirigente della Regione, Agostino Chiatto, impiegato Sma e distaccato presso la segreteria di Passariello, e lo stesso Passariello, candidato alla Camera. Secondo l'accusa, si sarebbero messi d'accordo con gli imprenditori per definire il prezzo dell'offerta prima ancora della presentazione della domanda per l'appalto da affidare («un'azione - chiosano gli inquirenti - evidentemente contraria ai loro doveri di ufficio») e si sarebbero fatti promettere in cambio «utilità rappresentate da somme di denaro calcolate in percentuale sulla scorta dei guadagni ottenuti», soldi da destinare in parte anche all'aiuto elettorale. Si vedrà.

L'inchiesta nasce dal filone di un'altra importante indagine che ha già portato la Dda a puntare il faro sul sistema di connivenze tra camorristi e dirigenti e funzionari per il controllo sugli appalti nel cosiddetto Polo ospedaliero.

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