Napoli, scontri in piazza dei Martiri durante la manifestazione degli studenti

Napoli, scontri in piazza dei Martiri durante la manifestazione degli studenti
di Alessio Liberini
Venerdì 28 Gennaio 2022, 16:59 - Ultimo agg. 29 Gennaio, 09:22
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Prima Roma, poi Torino ed infine Napoli: queste le ultime tre città dove le manifestazioni studentesche sono sfociate, purtroppo, in scontri con le forze dell’ordine. Sullo sfondo del dolore e della rabbia per la morte – avvenuta lo scorso 21 gennaio - del giovane Lorenzo Parelli: lo studente friulano scomparso tragicamente a soli 18 anni durante il suo ultimo giorno di alternanza scuola-lavoro quando, solo poche ore prima di terminare il suo stage, è stato travolto da una trave di oltre 100 chili. Un dramma che in questi giorni ha letteralmente devastato l’intero comparto della scuola e del mondo del lavoro. 
Con queste basi nella giornata di oggi, dalle Alpi alla Sicilia, è stato proclamato – da numerose sigle sindacali, collettivi studenteschi, centri sociali e movimenti composti da lavoratori precari - lo sciopero generale. 
La protesta odierna degli studenti partenopei è partita così intorno alle ore 16 da piazza Vittoria, dove un gruppo - formato da ragazzi e ragazze provenienti da vari collettivi studenteschi e centri sociali cittadini – si è radunato con striscioni e bandiere per poi raggiungere la vicina piazza dei Martiri - per inscenare un presidio all’esterno della sede di Confindustria Napoli -  al coro di “Lorenzo vive con noi”.
All’arrivo nel salotto della “Napoli bene” gli studenti hanno trovato in piazza, a sostenerli, un folto gruppo di manifestanti provenienti dal mondo del lavoro: tra questi c’erano i disoccupati del Movimento 7 novembre e rappresentanze del Si Cobas.
“Di scuola e di lavoro non si può morire. Sangue del nostro sangue” si legge sullo striscione che i giovanissimi studenti hanno srotolato in piazza, proprio di fronte al palazzo degli industriali di Napoli, blindato per l’occasione da numerosi agenti in tenuta anti sommossa. 
“Lorenzo vive e lotta insieme a noi, le nostre idee non moriranno mai” hanno gridato a squarciagola i manifestanti mentre ribadivano la loro contrarietà alla riforma della “Buona scuola” e dell’alternanza scuola-lavoro. Chiedendo, come si legge su cartelli e manifesti, lo “stop” immediato di quello che definiscono “uno strumento utile solo per sfruttare i giovani studenti”. 
 

 

Intorno alle 16 e 30, mentre proseguivano in maniera incessante i cori di rabbia e di dolore per la morte di Lorenzo, l’aria in piazza è cominciata a diventare elettrica. Alcuni manifestanti hanno acceso torce e fumogeni, mentre altri hanno indossato caschi gialli di quelli usati, solitamente, dagli operai in cantiere. In questo frangente un drappello di studenti si è iniziato ad avvicinare, in maniera compatta, verso il cordone dei carabinieri che bloccava l’accesso alla sede di Confindustria al grido di “assassini, assassini”. Nel mentre si è registrato anche un lancio di vernice rossa che è andata a finire sul portone del palazzo presidiato dalle forze dell’ordine. Così, dopo soli pochi minuti di tensione, con gli studenti che non intendevano arretrare, è partita la carica degli agenti che hanno manganellato alcuni giovani studenti. Per fortuna nessuno ha riportato ferite gravi: solo tanta paura e qualche livido. 
Da li sono scoppiati 5 minuti di puro caos. Con studenti e manifestanti che al grido di “corteo, corteo, corteo” si sono spostati verso l’imbuto di via Calabritto con l’intenzione di raggiungere il lungomare, ma sono stati bloccati da un nuovo cordone delle forze dell’ordine. In questo frangente è volato anche qualche sampietrino in direzione dei poliziotti che impedivano l’accesso a piazza Vittoria. 
“Lo Stato – ha urlato uno studente dal megafono in faccia ai militari dell’Arma, ancora vistosamente in preda all’agitazione e allo spavento per quello che stava accadendo in quegli attimi concitatissimi – davanti a degli studenti che provano a riprendersi il proprio futuro, che lottano per il proprio diritto a vivere, nelle scuole e nelle fabbriche dove lavorano gli operai, ci carica e ci prende a manganellate: è inammissibile”. “E’ inammissibile – grida e ripete il giovane - che dopo l’episodio di Lorenzo, un ragazzo di 18 anni che deve perdere la vita per un processo di aziendalizzazione delle scuole becero, meschino e assassino la risposta dello Stato è inammissibile: caricare gli studenti e prenderli a manganellate”. 
Così, dopo alcuni minuti di grande agitazione, le forze dell’ordine - per evitare, presumibilmente, quella che poteva diventare una vera e propria “macelleria di piazza” - hanno aperto il cordone facendo passare lavoratori e studenti che si sono riversati verso Mergellina.
All’arrivo in via Partenope, dopo aver spostato alcuni new jersey, i manifestanti si sono messi in marcia – in direzione di via Santa Brigida, dove c’è la sede del Pd napoletano - inscenando un corteo “scortato” dagli agenti chi li tenevano a vista d’occhio. Qui, studenti e lavoratori, si sono sbizzarriti con cori verso istituzioni di ogni ordine e grado. Su tutti, tra i più bersagliati, c’era Patrizio Bianchi, l’attuale ministro dell’Istruzione. Ma non sono mancati neanche gli slogan contro la riforma della “Buona scuola”, voluta dall’attuale capo politico di Italia Viva, all’epoca leader del Partito Democratico, e contro l’alternanza scuola lavoro. Mentre, contestualmente, proseguivano i cori per ricordare il giovane Lorenzo. 
 

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“Un nostro coetaneo – racconta Zidan Shehadeh, dell’Unione degli Studenti di Napoli –  è morto perché è caduta una trave nell’ultimo giorno di alternanza scuola-lavoro”. “Siamo in piazza – precisa – in primis per rendere memoria ma, soprattutto, per dire basta a questa situazione che riguarda tutti i morti sul lavoro. Qua non si parla soltanto di morti di scuola ma anche in generale di morti bianche. Ecco perché oggi siamo scesi in piazza, non solo come studenti, ma anche insieme a lavoratori, disoccupati ed aree sociali della città, per dire che è necessario abolire la “Buona scuola” e i percorsi di alternanza scuola lavoro”. 
“Questa morte ci tocca particolarmente – sottolinea, invece, Marcello Gemma, rappresentante d’istituto del Liceo Vittorio Emanuele II – perché si tratta di una persona che sul posto di lavoro, in quanto studente, non ci doveva stare”. Lo stesso precisa che la tragedia che ha coinvolto Lorenzo “non è assolutamente un’anomalia come ha sottolineato il ministro Bianchi: è la seconda volta che succede nel nostro Paese ed è l’ultima volta che deve succedere. L’alternanza scuola- lavoro non si può permettere di levare tempo e possibilità agli studenti e alle studentesse, figuriamoci la vita”.
Nel mentre, alle ore 18, il corteo è giunto nella centralissima piazza del Plebiscito, dove alcuni rappresentanti dei movimenti dei lavoratori precari hanno acceso numerosi fumogeni ed intonato nuovi cori. 
“Siamo al fianco degli studenti – spiega Eduardo Sorge del Movimento disoccupati 7 novembre – E’ coerente con le nostre lotte che portiamo in piazza tutti i giorni per migliorare le proprie condizioni di vita, di salario e contro le morti sul lavoro. Purtroppo tanti nostri lavoratori sono morti negli ultimi mesi e negli ultimi anni. Il nome di Lorenzo si somma ai nomi di tanti altri operai scomparsi sul luogo del loro lavoro quotidiano. In media muoiono 4 persone al giorno, perciò siamo al fianco degli studenti”.
Alle 18 e 30 il corteo è arrivato così in via Santa Brigida: la destinazione finale scelta dagli studenti. Qui i giovanissimi, grazie anche al lasciapassare delle forze dell’ordine, hanno affisso uno striscione all’esterno della sede del Pd partenopeo. “La vostra “buona scuola” ci uccide. Abolite la 107” si legge sul manifesto affisso col nastro adesivo dove si contesta il "piano" avviato dall'allora esecutivo di Matteo Renzi nel 2015, all’epoca di quando l’ex sindaco di Firenze era il capo politico dei democratici. Successivamente il corteo ha raggiunto anche l’esterno di Palazzo San Giacomo, dove originariamente si sarebbe dovuta tenere la manifestazione, e dopo una breve assemblea studentesca si e pian piano sciolto. Ma i giovanissimi, in tale fragnete, hanno annunciato a presto nuove mobilitazioni perché “la lotta non finisce oggi”.
 

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