Agguati, minacce ed estorsioni: ecco le pecore nere della Curva B del Napoli

Agguati, minacce ed estorsioni: ecco le pecore nere della Curva B del Napoli
di Giuseppe Crimaldi
Domenica 26 Agosto 2018, 09:00
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Tre sigle. Le prime due eredi di una storia incancellabile - quella degli scudetti targati Maradona - la terza più recente, ma ugualmente rappresentativa e pur sempre operativa sugli spalti. Il popolo ultrà che affolla la Curva B del San Paolo oggi si identifica prevalentemente con questi gruppi di tifo organizzato: «Fedayn», «Ultrà 72» e «Secco Vive». Tutti finiti spesso e volentieri (al pari dei dirimpettai della Curva A) sotto i riflettori della sezione tifoserie della Digos e della Procura per eventi che poco hanno a che fare con il calcio e molto con la delinquenza comune.

Eppure ieri sera a Fuorigrotta, stando alle previsioni dei soliti bene informati, i cuori azzurri delle curve avrebbero dovuto battere all'unisono nel contestare Aurelio De Laurentiis. Quell'idillio pare non essersi consumato. Anzi. Perché - come ripete da sempre uno dei capi del gruppo «Mastiffs» (sigla che raggruppa i tifosi del centro storico cittadino, la stessa che vedeva tra i suoi leader «Genny a carogna») «i veri ultrà napoletani non si confondono con i tifosi della B. Chille so' femminelle confronto a noi».
 
Naturalmente ultrà non può diventare sinonimo di delinquente. Eppure negli archivi della Questura i fascicoli aperti a carico di tanti giovani facinorosi che si riconoscono ancora oggi nelle tre sigle della B sono decine e decine. L'ultima in ordine di tempo risale solo a qualche settimana fa: e precisamente a quando - era il 27 luglio - in diverse zone della città sono apparsi striscioni ingiuriosi contro il presidente del Napoli. Inevitabile l'apertura di un fascicolo che - finora - vede coinvolti anche alcuni supporters del tifo organizzato della Curva B. L'indagine è in pieno corso e promette sviluppi.

Tra le inchieste più delicate che hanno visto coinvolti noti personaggi dei gruppi organizzati della Curva B c'è sicuramente quella chiusa qualche anno fa dal pool di pubblici ministeri della Procura di Napoli su almeno tre gravissime aggressioni commesse ai danni di tifosi «ospiti». Quando lo sport viene frainteso per agone bellico, allora anche una serata di pallone rischia di degenerare; e quando la contrapposizione si nutre di odio, succede che si scateni la caccia all'uomo: lo provano le indagini confluite poi in rinvii a giudizio e in successive condanne giudiziarie per alcuni imputati - tra loro anche un paio di ultrà della B - che pianificarono veri e propri agguati nei confronti dei tifosi avversari.

Uno dei raid più violenti fu quello consumato nel maggio del 2010 all'esterno della Stazione di piazza Garibaldi. Senza l'immediato intervento delle forze dell'ordine sarebbe stata una strage.
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