Napoli, scuola negata all'alunno disabile: «Niente sostegno, a casa»

La famiglia napoletana viola l'obbligo scolastico e chiede aiuto: costretto sulla carrozzina, non c'è un assistente materiale pronto ad accompagnare lo studente in bagno. Associazioni e istituto mobilitati

Napoli, scuola negata all'alunno disabile: «Niente sostegno, a casa»
Maria Pirrodi Maria Pirro
Mercoledì 9 Novembre 2022, 07:03 - Ultimo agg. 10 Novembre, 08:23
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Rimandato a casa. Via da scuola prima dei sedici anni. Per il suo ragazzo, costretto in carrozzina durante le lezioni, Daniela T. ha fatto la scelta più sofferta, quella che mai avrebbe voluto, violando l'obbligo scolastico. Per questo, si è anche autodenunciata in un documento inviato via pec, il 21 ottobre 2022, all'indirizzo dei vertici del ministero dell'Istruzione, del Comune di Napoli e tanti altri, segnalando una condizione non più sostenibile, che il «Bernini», l'istituto superiore aveva cercato di risolvere, richiedendo un assistente materiale in classe. Senza ottenerlo.

«Ho deciso di coinvolgere tutti nella responsabilità, viste le gravissime motivazioni, che mi spingono a prendere una delle decisioni più dolorose», ha scritto questa donna coraggiosa quanto disperata nella lettera, riepilogando la storia sua e di quel fratellino con una grave disabilità che «mamma e papà mi hanno regalato: era stato abbandonato alla nascita in ospedale». Un adolescente dolcissimo, oggi non autosufficiente, «che ha grandi difficoltà, ma anche grandi potenzialità», il messaggio inviato da Daniela. «Ma, come spesso accade, il mondo dei normali non le legge: vuoi per disinteresse e/o per incompetenza». Così l'istituto superiore all'Arco Mirelli, simbolo di uno dei pochi momenti di condivisione con i suoi coetanei per il ragazzino, diventa luogo «indegno e indecoroso, dove si è lontanissimi dall'attenzione da riservare una piena inclusione». Un episodio in particolare scatena la rabbia: lo studente già frequenta solo in determinati orari, dalle 8.10 alle 11, proprio «per la mancanza di una figura specifica che lo assista nei suoi bisogni primari». Ma, quel giorno, «si inzuppa di pipì, perché purtroppo le sue necessità fisiologiche non hanno rispettato i tempi organizzativi da tutti noi imposti. Ed è per questo che comunico formalmente il ritiro, nonostante l'obbligo del diritto-dovere all'istruzione e alla formazione». Con un'amara considerazione: «Riflettiamo tutti perché tutti abbiamo perso», nonostante il monito del capo dello Stato, Sergio Mattarella: «È ora tempo di passare ai fatti per riconoscere il valore delle persone con disabilità, ossia la loro dignità», la citazione utilizzata per chiudere la missiva.

Soluzioni? Interpellato, il dirigente scolastico preferisce non intervenire a tutela dell'alunno: tramite i suoi collaboratori, ribadisce di aver messo in campo tutte le misure per accoglierlo, e che l'istituto intero vuole sostenerlo, non lasciarlo fuori dall'aula, anzi.

«Il dirigente scolastico mi ha telefonato, sostenendo l'impegno che gli operatori già presenti nell'istituto provvedano ad accompagnare il ragazzino in bagno», riferisce Daniela T., pronta a fare un altro tentativo con la speranza che i problemi si risolvano per lei come per gli altri che vivono le stesse difficoltà. 

 

Sono 36mila gli alunni con l'insegnante di sostegno in Campania, 24mila i docenti. «Ma il numero dei collaboratori scolastici negli ultimi dieci anni è passato da 930000 a 830000, per cui l'organico è diminuito e urge la necessità di rivederlo: vi un problema di sovraccarico di lavoro. Anche le classi a tempo pieno quest'anno sono state ridotte, per la difficoltà nel gestirle», chiarisce Francesco de Rosa, presidente dell'Associazione nazionale presidi, che spiega qual è la regola generale. «Spetta agli operatori in servizio negli istituti superiori provvedere anche a queste necessità dei ragazzi: non possono rifiutarsi». Mobilitato è pure Toni Nocchetti, presidente di Tutti a scuola, l'associazione che raggruppa i genitori dei bimbi e ragazzi disabili, tra cui la famiglia di Daniela, un esempio per tutti. «Ci sarà un giorno che si potrà restituire dignità ai nostri figli più fragili? Ci sarà un giorno in cui la scuola diventerà anche per i nostri ragazzi più deboli un luogo di inclusione e non di miserabile emarginazione? A queste domande la Politica con la p maiuscola dovrebbe trovare risposte serie. Appunto, serie». 

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