Napoli, al via il secondo forum dei beni confiscati: «Serve fiducia nell'imprenditoria»

Una due giorni voluta fortemente dalla Regione Campania per affermare lo sviluppo dei territori e della legalità.

Il forum alla Stazione Marittima
Il forum alla Stazione Marittima
di Alessio Liberini
Venerdì 21 Aprile 2023, 20:29 - Ultimo agg. 22 Aprile, 08:10
4 Minuti di Lettura

Si è aperto questo pomeriggio alla Stazione Marittima di Napoli il secondo meeting nazionale misure di prevenzione e gestione del patrimonio sottratto alle mafie. Una due giorni, in scena fino a domani 22 aprile, voluta fortemente dalla Regione Campania per affermare lo sviluppo dei territori e della legalità. Ad inaugurare i lavori del forum è stato il tavolo di confronto, moderato dal direttore de “Il Mattino” Francesco De Core, a cui hanno preso parte, tra i vari, anche il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, il presidente della Conferenza Stato-Regioni Massimiliano Fredriga (in collegamento da remoto), il presidente di Med-Or Leonardo Foundation Marco Minniti, il giornalista Andrea Purgatori, Carlo Borgomeo, presidente della Fondazione “Con il Sud” e gli assessori alla Legalità di Palazzo Santa Lucia, Mario Morcone, e del Comune di Napoli, Antonio De Iesu.

L’ex questore partenopeo, in apertura del convegno, ha ricordato il giovane 18enne Francesco Pio Maimone, ammazzato lo scorso mese a Margellina senza nessuna ragione. «Il problema vero di questa città – ha detto De Iesu, riferendosi al 20enne accusato dell’omicidio del pizzaiolo di Pianura – è la presa in carico degli adolescenti provenienti da famiglie disagiate che vanno accompagnati verso percorsi di legalità».

Strade ben delineate dalle tante cooperative che operano e lavorano all’interno dei beni confiscati presenti in tutto il Paese.

Lì dove c’erano fortini di malavita oggi infatti crescono, sempre di più, le iniziative sociali che indirizzano giovanissimi adolescenti verso i principi della legalità. Tante di queste esperienze sono in mostra fino a domani all’interno dei circa 30 stand allestiti negli spazi della Stazione Marittima.

Video

«Negli ultimi tre anni – ha ricordato il capo del Viminale, Matteo Piantedosi, intervenendo al forum (dopo essere stato oggetto di una forte contestazione, da parte della rete antifascista e anti razzista di Napoli, al suo arrivo nella Stazione Marittima) - l'Agenzia nazionale per i beni confiscati ha fatto registrare un incremento della propria attività. Tra il 2020 e il 2023 si è registrato un incremento di beni del 131% arrivando a circa 3mila beni con gli immobili passati da 975 a 2.413».

Il titolare del dicastero dell’Interno, dopo aver visitato gli stand delle cooperative sociali presenti alla due giorni, ha poi ribadito il convinto sostegno dell’esecutivo per incrementare «il programma e il completamento dell'organico dell'Agenzia nazionale per i beni confiscati sia attraverso concorsi che con procedure di mobilità entro l'anno».

Per il governatore campano, Vincenzo De Luca, i beni vanno valorizzati attraverso un cambio di rotta. Anche perché al momento «devono fare i conti con le logiche di mercato, la burocrazia italiana e le carenze di figure professionali negli enti». Il presidente della Regione, parlando di economia sommersa, abusivismo edilizio e “consenso sociale” verso le organizzazioni malavitose in determinati meandri del Paese, ha ribadito che «per fare dei passi in avanti per i beni confiscati serve un'agenzia nazionale a Roma che li ristrutturi e li venda a privati».

In tutta Italia i beni confiscati sono, infatti, oltre 46mila ma come ricorda De Luca: «I Comuni non possono fare niente, bisogna superare la regola ideologica in cui si pensa che l'uso deve essere in chiave pubblica. Quando entriamo in possesso di luoghi dobbiamo parlare con imprenditori privati, cooperative e terzo settore per dare in gestione questi beni. Bisogna dare la struttura a un imprenditore che faccia già questo mestiere invece di aspettare mesi e anni per una soluzione che non verrà, perché lo Stato ci mette dieci anni. Serve invece avere fiducia nell'imprenditoria. Se abbiamo paura di farlo, chiudiamo perché abbiamo fallito prima di cominciare». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA