Napoli, il sindacalismo di base in piazza contro la guerra: «Abbassate le armi ed alzate i salari»

Napoli, il sindacalismo di base in piazza contro la guerra: «Abbassate le armi ed alzate i salari»
di Alessio Liberini
Venerdì 20 Maggio 2022, 21:56
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«Abbassate le armi ed alzate i salari» è questo lo slogan con cui nella giornata di oggi il sindacalismo di base e conflittuale ha proclamato un’intera giornata di mobilitazione, su scala nazionale, per chiedere lo stop immediato dell’invio delle armi in Ucraina.

Numerose le manifestazioni che si sono svolte nelle città più importanti del Paese, tra queste non poteva di certo mancare Napoli. Qui i referenti di Usb e Cobas, seguiti da numerose sigle della sinistra radicale napoletana, hanno inscenato un breve e silenzioso corteo da Palazzo San Giacomo fino al Plebiscito, concentrandosi all’esterno della Prefettura partenopea.

«Il costo di questa ennesima guerra lo pagheranno, come sempre, le fasce sociali meno abbienti» denunciano i manifestanti ribadendo la necessità di aumentare gli investimenti nel sociale, perché «il popolo italiano non vuole la guerra, ma pace, lavoro e salari dignitosi per tutti e tutte» chiariscono in coro i dimostranti. Così intorno alle 17 gli “antagonisti” si sono dati appuntamento nella centralissima piazza Municipio, portando al loro seguito striscioni e bandiere. «Fuori dalla guerra. Aumentare salari e spese sociali» è il messaggio che si legge, invece, su uno striscione, portato alla testa del corteo, dove è presente una raffigurazione del Premier Mario Draghi che indossa un elmetto militare.

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In piazza, per far sentire «la voce dei cittadini contro questo Governo di guerra», c’erano anche alcuni lavoratori dello stabilimento Leonardo di Pomigliano D’Arco: «Dall’inizio del conflitto – racconta un operaio -  l’azienda ha aumentato il suo fatturato del 40%, questo va tutto a discapito degli investimenti per il sociale che invece diminuiscono sempre più».

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«Questa è la sintesi di quello che sta accadendo in questo momento in Italia – spiega amareggiato, Vincenzo De Vincenzo, segretario regionale del Unione sindacale di base - Noi siamo in piazza perché non ci siano vittime in nessuna logica di guerra, chiediamo che le armi tacciano e tutto finisca al più presto. Quello che sta avvenendo nel Paese, ed in generale nel mondo, oltre ai rischi di una terza guerra mondiale porta con sé qualcosa di allucinante sulla pelle delle fasce più deboli della popolazione, come ad esempio i lavoratori». «Famiglie – precisa De Vincenzo - già in difficoltà per la crisi della pandemia. Ed oggi si ritrovano con la guerra che accentua le problematiche sociali. Per questo oggi siamo in piazza, in tutta Italia, insieme ad altre organizzazioni del sindacalismo di base. Per ribadire il nostro no alla guerra ed il si ad incrementi salariali forti: come il salario minimo per tutti ed il reddito di cittadinanza».  

Tra i timori e le perplessità dei manifestanti, su tutti, restano impresse le immagini – inedite – della portaerei statunitense Truman che, nelle scorse settimana, ha fatto una “sosta programmata” nel porto partenopeo. «Nel golfo di Napoli – commenta preoccupata, Marzia Pirone, portavoce di Potere al Popolo - pochi giorni fa c’era una portaerei americana alimentata con il nucleare. Quando, invece, anni addietro era stato vietato dalla Giunta De Magistris che ci fosse il transito di queste navi nel porto di Napoli». «Adesso – chiarisce Pirone - il Governo è schierato, unito, a favore della guerra per inviare altre armi in Ucraina, tanto e vero che stanno stanziando sempre più fondi. Gli stessi che servirebbero a tutt’altro come l’istruzione, la casa e l’aumento dei salari. I soldi ci sono, è una scelta dove spenderli, questo governo ha fatto la sua scelta e noi siamo qui in piazza per dire che non è quello che vuole la gente.

Il popolo chiede tutt’altro a differenza di quello che si decide nei palazzi del Governo». 

«Inviare armi è un processo che non alimenta la pace ma bensì non fa altro che soffiare sui venti di guerra – spiega, invece, Salvatore Ambrosino, referente dell’Organizzazione giovanile comunista “Cambiare rotta Napoli” -  Questo è un conflitto voluto principalmente dagli Stati Uniti contro la Russia. Noi crediamo che questi soldi debbano essere investiti necessariamente nella spesa sociale, in quello che serve nell’ottica generale negli interessi delle masse popolari come la sanità, i trasporti e l’istruzione». 

Solo in mattinata, inoltre, per ribadire analoghe richieste, alcuni esponenti dei Si cobas Napoli, Cub Regione Campania, Laboratorio Politico Iskra e del Movimento di lotta "Disoccupati 7 Novembre”, si sono mossi in corteo dalla stazione della Linea 2 di Mergellina per raggiungere prima il Consolato statunitense, in piazza della Repubblica, e successivamente quello russo, posto nei pressi di piazza Vittoria. Nelle vicinanze di entrambi i consolati sono stati esposti, dai manifestanti, diversi striscioni contro l’invio delle armi in Ucraina (in foto il mega striscione esposto stamane all’esterno del Consolato Usa a Napoli).

«Crediamo – spiegano in un comunicato gli attivisti del Laboratorio Politico Iskra -  che sia urgente e non più rinviabile l’assunzione di responsabilità da parte di tutte le forze politiche, sindacali, sociali, territoriali nel lavorare alla massima convergenza ed al massimo coordinamento organizzato per opporsi alla propaganda guerrafondaia, alla retorica dell’unità nazionale, al fronte unico dei padroni ed alle loro politiche di guerra, fame e miseria».

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