Napoli, ha i sintomi del coronavirus ma è legionella: in fin di vita

Napoli, ha i sintomi del coronavirus ma è legionella: in fin di vita
di Ettore Mautone
Martedì 11 Agosto 2020, 09:25
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È intubato, in condizioni cliniche disperate, un operaio edile napoletano di 59 anni ricoverato prima al Cotugno, e poi al Monaldi, per una grave polmonite interstiziale bilaterale che si sospettava fosse provocata dal Coronavirus, e che invece, dopo tre tamponi negativi, è stata accertata di origine batterica.

LA PATOLOGIA
Il paziente come patologia di base accusava solo una bronchite cronica (è un ex fumatore) senza nessun altro fattore di rischio. La comparsa dei primi sintomi dell'oscura infezione risalgono a oltre 10 giorni fa quando l'operaio chiama il medico di famiglia per la tosse e quella che sembrava una fastidiosa febbricola diventata poi febbre persistente. Dopo il primo tampone negativo, richiesto dal medico di medicina generale risultato negativo, e un infruttuoso ciclo di antibiotici, il paziente giunge al Cotugno già in condizioni cliniche difficili. Viene messo in terapia intensiva e, dopo un secondo tampone, anch'esso negativo, viene intubato per la grave sindrome da distress respiratorio. Alla Tac i segni sono quelli di una grave polmonite interstiziale bilaterale. Si decide dunque di effettuare un terzo test molecolare sui muchi ricavati dal lavaggio bronchiale. Una metodica di estrema precisione che risulta, ancora una volta, negativa per il coronavius ma positiva per la legionella.

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LA LEGIONELLA
Un batterio insidioso, che si annida nelle tubature di impianti idrici e dell'aria condizionata, e che se inalato con la nebulizzazione dell'acqua infetta provoca polmoniti molto gravi. Il caso è disperato: l'unità rianimativa del Monaldi, diretta da Antonio Corcione, ha predisposto un'ultima manovra salvavita ricorrendo all'Ecmo. Ossia l'ossigenazione del sangue in circolazione extracorporea per consentire al polmone di riposare in attesa che guarisca dall'infezione e supportare le funzioni vitali del paziente. «La legionella pneumophila - spiega Maria Triassi ordinario di Igiene e medicina preventiva della Federico II - è un batterio così denominato nel 1976, dopo un'epidemia che si era diffusa tra i partecipanti al raduno della Legione americana in un hotel di Philadelphia. In quell'occasione 221 persone contrassero questa forma di polmonite precedentemente sconosciuta, e 34 morirono. La fonte di contaminazione batterica fu identificata nel sistema di aria condizionata dell'albergo».

LA TRASMISSIONE
«Le legionelle - continua il cattedratico - sono presenti negli ambienti acquatici naturali e artificiali ma soprattutto negli impianti di acqua stagnante di serbatoi e negli impianti dell'aria condizionata. In questi casi anche una doccia con acqua contaminata o le polluzioni inalate possono causare gravi infezioni talvolta letali. Serbatoi, tubature, fontane e piscine vanno costantemente monitorati e manutenuti in quanto possono agire come amplificatori e disseminatori del microrganismo». La legionellosi viene normalmente acquisita per via respiratoria mediante inalazione, aspirazione o microaspirazione di aerosol contenente legionella, oppure di particelle derivate per essiccamento.

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