Gli spari contro l’opera d’arte di piazza Mercato? «È solo una storia di tradimenti, questa è una “stesa di corna”, non una stesa di camorra», i residenti sorridono e si danno di gomito mentre commentano la vicenda. Sanno più di quel che possono dire, ammiccano, fanno cenni che comprendono solo loro, e se la ridono. Anche se, in fondo, di fronte ai quattro colpi di pistola scaricati, in piena notte, al centro di una piazza simbolo della città, non ci sarebbe molto da ridacchiare, pure se si tratta di una storia di corna.
La vicenda è stata raccontata ieri mattina, in esclusiva, dal Mattino: i segni dei proiettili sulla “Chiave di Milot” non erano stati notati da nessuno. Di primo acchito la polizia ha ipotizzato che si potesse trattare di un test per verificare la precisione di un’arma appena presa. Invece la questione avrebbe un’origine differente.
Dice il quartiere (ciascuna delle persone che ha raccontato ha chiesto l’anonimato) che la storia ha avuto inizio quasi un mese fa, quando un uomo avrebbe scoperto il tradimento della moglie e avrebbe affrontato il rivale faccia a faccia proprio al centro della piazza. Si sono scontrati con violenza quella notte - dice la gente - tanto che qualcuno chiamò le forze dell’ordine che intervennero per fermarli. Dopo quello scontro ci sarebbero stati altri momenti di tensione, stavolta legati anche a questioni di malaffare, che avrebbero definitivamente inasprito i rapporti fra i due fino alla notte delle pistolettate.
«Volete sapere perché è chiaro che si tratta di una “stesa di corna?” - l’uomo si fa serio, abbassa la voce e si sposta verso Sant’Eligio, come per proteggersi - perché i colpi sono indirizzati proprio verso la zona dove abita quello che insidiava la moglie dello sparatore». Insomma, le caratteristiche sono esattamente quelle della malavita, un segnale preciso di dominio, solo che in questo caso non si tratta di attestare la supremazia rispetto a un territorio, ma rispetto a una donna. E anche questo dettaglio, onestamente, risulta sconvolgente.
Sulla questione sono in corso accertamenti ufficiali anche se è impossibile risalire ai dettagli di un evento avvenuto molti giorni fa. Tra l’altro proprio in quella piazza, domenica sera, c’è stato il caos della festa scudetto del Napoli: eventuali tracce sono state cancellate dalla folla e la probabilità di recuperare anche un solo bossolo, dopo la pulizia seguita alla festa, sono irrisorie.
Sulla questione, nel corso della giornata di ieri, è intervenuto l’assessore alla legalità Antonio De Iesu, ex questore di Napoli, il quale, non avendo ancora dettagli sugli sviluppi «sentimentali» della questione, ha fatto una sua ipotesi: «Gli spari come quelli al monumento di Piazza Mercato potrebbero essere un’espressione della violenza giovanile, la camorra non ha interesse a sparare contro un’opera d’arte», ha detto De Iesu a margine di un evento.
«Gli spari contro un’opera d’arte vanno inquadrati in un tema attualissimo, il disagio e la devianza giovanile. Piccoli branchi, non parlerei di gang, come a Milano con i sudamericani. Questi branchi fanno attività esecrabili a Napoli, con una carica di aggressività e violenza senza un obiettivo».
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