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Napoli, addio alla statua di Maradona: il Comune restituisce l'opera all'artista

«Vale troppo, non possiamo accettare la donazione»: c'è un'indagine della magistratura

La statua di Maradona restituita all'artista
La statua di Maradona restituita all'artista
di Paolo Barbuto
Articolo riservato agli abbonati
Mercoledì 22 Febbraio 2023, 23:01 - Ultimo agg. : 23 Febbraio, 20:50
4 Minuti di Lettura

La statua di Maradona non interessa più al Comune di Napoli. Dopo averla ricevuta in donazione dell’artista Domenico Sepe, e averla accettata in forma ufficiale, la giunta Manfredi l’ha rispedita al mittente senza nemmeno avvisare l’artista: la notizia gliel’abbiamo comunicata noi del Mattino. 

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L’inaugurazione avvenne, con una festa emozionante e nostalgica il 25 novembre del 2021 nel primo anniversario della morte di Diego, davanti allo stadio. C’erano tutti quel giorno, dagli assessori Cosenza, Ferrante e De Iesu, al presidente De Laurentiis, dagli ex azzurri Bruscolotti e Giordano a Corrado Ferlaino, c’erano soprattutto migliaia di napoletani che piansero e applaudirono davanti al gigantesco bronzo di Diego. Quel bronzo poi, in attesa dei permessi ufficiali, venne parcheggiato nello studio dell’artista. I permessi sono arrivati, il ritorno allo stadio no.

Nel giorno della donazione, nel giorno dell’inaugurazione, nel giorno dell’accettazione ufficiale della statua, nessun membro della Giunta comunale manifestò dubbi sul valore dell’opera. Ci sono voluti quasi due anni perché l’Amministrazione si chiedesse se i 30mila euro di valore del solo materiale utilizzato, dichiarati dall’artista, fossero congrui. Poi è scattata un’indagine al termine della quale il Comune ha stabilito che la statua vale molto di più, e per questo va restituita. La delibera di «presa d’atto della nullità dell’atto di donazione» è stata proposta dal sindaco Gaetano Manfredi in persona e dall’assessore allo sport Emanuela Ferrante, firmata la settimana scorsa ma divenuta pubblica solo qualche giorno fa, e s’incentra proprio sul valore dell’opera. 

L’Amministrazione si appella al codice civile secondo il quale una donazione va commisurata alle possibilità di spesa del donante. Siccome l’artista Sepe, secondo l’indagine del Comune, non ha ingenti possibilità economiche, e siccome la statua varrebbe molto più dei 30mila euro comunicati, quella donazione non può essere accettata. Ma c’è di più. Il Comune chiarisce pure che «l’installazione dell’opera presso lo stadio pare in grado di restituire al donante una utilità non irrilevante in termini di prestigio e di visibilità; siffatta utilità, oltre a stridere con In tipica gratuità della donazione, può risultare appetibile e contendibile da parte di altri artisti e, di conseguenza, impone il rispetto del principio di imparzialità ed il conseguente ricorso a procedure di evidenza pubblica». Insomma, l’artista avrebbe ottenuto troppa gloria e fama per quella sua statua davanti allo stadio, perciò bisogna restituirgliela.

Video

Domenico Sepe, che la prossima settimana vedrà inaugurata a Vicenza una sua statua dedicata a Paolo Rossi, annuncia che sulla questione della restituzione della donazione convocherà una conferenza stampa nella quale dirà tutta la sua verità. Per adesso si limita a trasmettere, con voce sommessa, la sua «profonda amarezza per questa situazione. Mi sento anche offeso per la parte in cui si suppone che io possa ricevere fama dall’opera, come se fossi l’ultimo arrivato...».

 

Sulla vicenda, però, aleggia anche l’ipotesi di un’indagine da parte della magistratura. La questione viene spiegata chiaramente dall’assessore Ferrante che scrive testualmente «ci sono delle indagini ... c’è la magistratura inquirente che ritiene che siano stati commessi dei reati e, quindi, violate delle norme, che sarà la magistratura giudicante a valutare». La vicenda delle indagini fa saltare sulla sedia l’artista Sepe: «Questa mi giunge nuova, se ci fossero indagini ne sarei a conoscenza, mi avrebbero convocato, ascoltato. Non è accaduto nulla di tutto questo. Se sono state riscontrate mancanze, certamente non riguardano me né la mia opera». Pure sul tema della partecipazione all’inaugurazione della statua, Ferrante ha una risposta, inviata per iscritto anche questa: «Al momento della cerimonia inaugurale, purtroppo, non erano ancora emersi questi risvolti. Attraverso gli approfondimenti chiesti all’avvocatura, a seguito delle notizie sulle indagini in corso, apprese anche dal vostro giornale, sono emerse le circostanze elencate in delibera e che hanno indotto la Giunta alle determinazioni in essa contenute». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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