Napoli, stop all'impianto gnl nel porto: no dai Ministeri e commissione tecnica

Si chiude l'iter avviato nel 2021 con la proposta di Edison e Kuwait Petroleum Italia

L'area che avrebbe dovuto ospitare l'impianto
L'area che avrebbe dovuto ospitare l'impianto
di Alessandro Bottone
Mercoledì 24 Maggio 2023, 17:39 - Ultimo agg. 25 Maggio, 10:23
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Si è concluso oggi l'iter per la valutazione di impatto ambientale per l'impianto GNL nel porto di Napoli. Il progetto proposto dalle multinazionali Edison e Kuwait Petroleum Italia e da realizzare all'interno del Molo Vigliena ha ricevuto il giudizio negativo del Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica.

Il decreto, pubblicato nel pomeriggio, mette nero su bianco il «giudizio negativo sulla compatibilità ambientale del progetto» proposto dalle due grandi aziende del settore energetico.

L'atto richiama, in particolare, due pareri fondamentali tra cui quello della Commissione tecnica di verifica dell’impatto ambientale VIA e VAS, espressasi il 27 febbraio scorso, e quello del Ministero della cultura, espresso nel 2021 e confermato anche ad aprile 2023.

La commissione tecnica ha evidenziato che il «vigente piano regolatore del porto di Napoli non prevede la realizzazione di un deposito costiero» e che la proposta dell'impianto GNL si pone «in contrasto con uno degli obiettivi fondanti della variante generale, ovvero la delocalizzazione dei depositi petroliferi dall’area orientale». La realizzazione dell'impianto di gas naturale liquefatto, infatti, è incompatibile con l'obiettivo di riqualificare l'area: «Nelle more della nuova localizzazione e per il tempo, a tal fine strettamente necessario, sono consentite trasformazioni orientate esclusivamente al miglioramento della sicurezza e dell’impatto ambientale», si evidenzia. Stando all'atto della commissione tecnica, in tale spazio del porto cittadino, che ricade in particolare nel confine della zona orientale di Napoli, non «possono realizzarsi interventi privi di compatibilità urbanistica». Altresì, si specifica che «sono stati rilevati impatti avversi sui comparti ambientali» e che l’intervento ricade in area vincolata quali territori costieri compresi in una fascia di 300 metri dalla linea di battigia. Di qui il parere negativo della Commissione Tecnica VIA e VAS sulla compatibilità ambientale del deposito GNL nel porto di Napoli.

Anche il Ministero della cultura ha confermato il parere contrario già espresso nel 2021 visto che il progetto è previsto in un'area che ricade all’interno del sito di interesse nazionale di “Napoli Orientale”, ossia di spazi da analizzare ed eventualmente bonificare. La realizzazione dell’impianto GNL, si legge nelle motivazioni, «confligge con gli obiettivi di bonifica ambientale e riqualificazione territoriale e paesaggistica che l’istituzione di tale SIN intendeva portare avanti, in un’area caratterizzata da estremo degrado ambientale e paesaggistico connesso proprio alle attività petrolifere». La nuova infrastruttura - si legge - «confligge con le esigenze di tutela imposte dalla Parte II del D.Lgs 42/2004, con gli obiettivi di salvaguardia, riqualificazione e valorizzazione perseguiti dalle amministrazioni locali regionali e comunale [...] e con le azioni di recupero, restauro e rifunzionalizzazione del monumento portate avanti dalla stessa Soprintendenza ABAP territorialmente competente [...] nonché con le raccomandazioni dalla stessa Soprintendenza di prevedere azioni per la tutela e la riqualificazione del porto storico e del paesaggio marino-costiero dell’area orientale di Napoli». A poche decine di metri dal molo Vigliena, infatti, insistono l’ex stabilimento Cirio, oggi utilizzato dalle Officine San Carlo, e il Forte di Vigliena, monumento nazionale ancora da recuperare.

Dunque, si chiude la procedura avviata nel 2021 con la proposta delle due multinazionali di utilizzare la darsena petroli del porto di Napoli per realizzare un impianto costiero con un serbatoio di ventimila metri cubi utile allo stoccaggio di GNL, gas naturale liquefatto. A dichiararsi contrari al progetto sono stati, nel corso degli ultimi mesi, l'Autorità di sistema portuale del Mar Tirreno Centrale (in particolare, l’attuale governance), la Città Metropolitana, la giunta del Comune di Napoli, la Municipalità di Napoli Est così come comitati, associazioni e numerosi cittadini della zona orientale di Napoli che, in più occasioni, hanno manifestato contro l’ipotesi.

Come previsto dalla normativa, le multinazionali possono opporsi alla decisione del Ministero. Difatti, è ammesso ricorso giurisdizionale al TAR o, in alternativa, ricorso straordinario al Presidente della Repubblica entro 60 e 120 giorni.

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