Striscione sull'asilo, minacce al pentito di camorra che ha rivelato i killer di Genny Cesarano

Striscione sull'asilo, minacce al pentito di camorra che ha rivelato i killer di Genny Cesarano
di Leandro Del Gaudio
Venerdì 12 Aprile 2019, 08:30 - Ultimo agg. 12:22
3 Minuti di Lettura
Ha fatto due nomi in particolare e li ha indicati come esponenti del commando che uccise Genny Cesarano. Parola di Mariano Torre, ex killer di fiducia di Carlo Lo Russo, boss pentito, dopo essere stato protagonista della stagione di morte che esplose tra Miano e la Sanità (anni 2015-2016).

Parla Mariano Torre, le sue accuse sono destinate ad entrare nel giudizio d'appello sull'omicidio di Genny Cesarano, il 17enne estraneo alla camorra, ucciso sotto casa a settembre di quattro anni fa.
 
Un processo che torna in aula tra nove giorni, che fa ora i conti con il clima di terrore che si è abbattuto su un pezzo di area cittadina, con le minacce trasversali in via Janfolla, ex quartier generale dei Lo Russo. Uno striscione contro i pentiti messo all'esterno di un asilo nido, che alimenta l'incubo di una vendetta trasversale contro i parenti dei pentiti. Minacciano di colpire, di uccidere per zittire soci di un tempo, oggi pentiti: scene che offendono il decoro e la freschezza che si respira nei pressi di un asilo nido. Ricordate le parole dello striscione? Lo ha raccontato ieri il Mattino, parlando di linguaggio sgangherato, da stadio: «La vostra libertà puzza di infamità. Via da questa città. Ztl Lo Russo». E non è la prima volta che si registrano segnali di questo tipo: «Abbiamo un sogno nel cuore - recita uno striscione - ai Lo Russo un tumore...». Cosa accade tra Miano, Piscinola e Marianella? Dopo l'omicidio Mignano, quello consumato tre giorni fa a San Giovanni a Teduccio, a pochi passi dalla scuola Vittorino da Feltre, l'attenzione è altissima. Non sono bastate decine di arresti e condanne, di blitz e sequestri, contro lo stato maggiore dei Lo Russo. Indagini che hanno colpito duro, ma che non hanno sradicato le retrovie criminali. E le accuse firmate in questi mesi da Mariano Torre hanno contribuito ad inasprire gli animi, qui alle porte di Napoli.

Pochi giorni fa, le dichiarazioni dell'ex killer sono state trasmesse in Procura generale, che le ha depositate dinanzi alla corte d'assise, dove si sta celebrando l'appello per i killer di Genny. Qual è il punto? A leggere le accuse di Torre, tra tante pagine di omissis, si capisce che il pentito ha chiuso il cerchio attorno agli altri due nomi mancanti. Erano presenti, la notte tra il 5 e il 6 settembre del 2015, Luigi Cutarelli, Ciro Perfetto, Mariano Torre e Antonio Buono, che un anno e mezzo fa sono stati condannati all'ergastolo, al termine del verdetto firmato dal gup Vecchione. Inchiesta coordinata dal pm Enrica Parascandolo e dall'aggiunto Giuseppe Borrelli, che ora punta a chiudere il cerchio attorno ad altri due presunti complici.

Due nomi indicati da Mariano Torre, dall'ex killer che quella notte era a capo di un commando in sella a scooter, lì ad eseguire gli ordini di Carlo Lo Russo. Ricordate quella giostra? Prima gli spari in via Janfolla, da parte dei killer degli Esposito-Genidoni; poi la replica: immediata, fulminea. Spari nella piazza centrale della Sanità, il colpo che colpisce e uccide il 17enne estraneo alla camorra. Quattro anni dopo, si cerca di riempire le caselle mancanti e assicurare alla giustizia gli altri due protagonisti di un agguato culminato nell'omicidio di un ragazzino estraneo alla camorra. Quanto basta a scatenare rabbia e a maturare propositi di vendetta, oltre a far calare un clima di terrore su un pezzo di area metropolitana. Mercoledì prossimo, prevista una seduta del consiglio di municipalità locale (presieduto da Apostolos Paipais), mentre c'è attesa per la prossima udienza del processo bis per l'omicidio Cesarano.
© RIPRODUZIONE RISERVATA