Napoli, gli studenti tornano in piazza: «Basta alternanza e morti sul lavoro»

Napoli, gli studenti tornano in piazza: «Basta alternanza e morti sul lavoro»
di Alessio Liberini
Mercoledì 16 Febbraio 2022, 21:10 - Ultimo agg. 23:48
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«Lo facciamo per Lorenzo, per Giuseppe e per tutti coloro che sono stati ammazzati da questo sistema scolastico-criminale». È questo il grido di lotta, ma soprattutto di rabbia, che da Nord a Sud accompagnerà il prossimo venerdì (18 febbraio) gli studenti di tutta Italia verso un nuovo sciopero generale del mondo della scuola. A proclamare la mobilitazione, su scala nazionale, sono stati numerosi collettivi studenteschi, movimenti giovanili, centri sociali e realtà provenienti dalla sinistra radicale. A Napoli studenti e studentesse dell’intera area metropolitana si raduneranno alle ore 9 e 30 in piazza Garibaldi, nelle vicinanze della stazione centrale. Da lì i giovanissimi si muoveranno in corteo verso gli uffici scolastici regionali con sede in via Ponte della Maddalena. In contemporanea, sempre alle ore 9 e 30, un’altra delegazione studentesca – composta prettamente dagli alunni dei licei del capoluogo campano - si concentrerà nella centralissima piazza del Gesù nel cuore del centro storico cittadino. Al momento resta ancora da capire se i due cortei si uniranno nel corso della giornata, mentre le rivendicazioni saranno in ogni caso le stesse. «Stop immediato all’alternanza scuola-lavoro, esame di maturità senza prove scritte – reintrodotte solo di recente dal ministero dell’Istruzione - e maggior sicurezza all’interno degli istituti scolastici». Queste le tre principali rimostranze degli studenti napoletani e di quelli dell’intero Paese.

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Nel mentre l’aria che si respira attorno al mondo dell’istruzione resta pressoché elettrica. Dopo la mobilitazione nazionale dello scorso 28 gennaio, proclamata in memoria del giovane Lorenzo Parelli - lo studente friulano scomparso tragicamente a soli 18 anni durante il suo ultimo giorno di alternanza scuola-lavoro – le proteste studentesche a Napoli, come nel resto d’Italia, non sono mai nei fatti realmente terminate. Numerosi istituti sono stati difatti occupati dagli studenti che da settimane si mobilitano con assemblee ed incontri per rivendicare i propri diritti. Nel capoluogo campano alcuni alunni hanno preso possesso del liceo più antico della città, il Vittorio Emanuele II di via San Sebastiano, solo a pochi giorni di distanza dalla mobilitazione di piazza dei Martiri.

«Solo oggi a Torino ci sono state 10 scuole occupate. Bisogna dare una riposta chiara e forte alle misure adottate dal governo, specialmente dopo gli scontri tra studenti e poliziotti» spiega senza un filo di tentennamento, Zidan Shehadeh dell’Unione degli Studenti di Napoli, annunciando la nuova “chiamata alle armi” per i giovani di tutta Napoli e provincia.

«In queste ultime settimane – precisa Zidan - ci siamo confrontati e ci stiamo continuando a mobilitare, da Nord al Sud del Paese, con occupazioni e azioni spontanee per ribadire la necessità di rimettere al centro del dibattito pubblico e politico il sistema scolastico attuale».

Al momento lo stato d’animo degli studenti è scandito dalla «forte rabbia».  La stessa che, come un fulmine a ciel sereno, ha accolto la tragica notizia della dipartita del giovane Giuseppe Lenoci. Lo studente marchigiano morto in un incidente stradale, lo scorso 14 febbraio, ad appena 16 anni mentre si trovava in viaggio su un furgone di una ditta termoidraulica dove era alle prese proprio con un percorso di alternanza scuola- lavoro. Il nome di Giuseppe, unito a quello di Lorenzo, si delinea tristemente come la seconda morte bianca di uno studente durante uno stage: a neanche un mese di distanza dalla prima tragedia.

Una notizia, giunta a manifestazioni già programmate, che ha spezzato nuovamente il cuore dei tanti coetanei dei due giovanissimi.

«La morte di due ragazzi fa tanta rabbia – racconta ancora in preda all’amarezza il referente dell’Uds partenopeo - Lo riteniamo un qualcosa di assurdo. Da un lato vediamo esprimere solidarietà alle famiglie dei ragazzi, mentre dall’altra parte noi continuiamo a lottare per ribadire che è necessario dire basta ai morti sia di scuola che di lavoro».  «Da sempre – continua Zidan Shehadeh - chiediamo che ci sia la necessità di mettere in discussione la questione del rapporto scuola-lavoro. Al momento è sfruttamento e mano d’opera gratuita. Per questo a livello nazionale chiediamo l’istruzione integrata: ovvero mantenere dei momenti laboratoriali per mettere le cose nel pratico e rompere definitivamente i rapporti tra scuole ed aziende».

“Il tema cardine della manifestazione – sottolinea, invece, Francesco De Luca, referente degli Studenti Autorganizzati Campani -  è sicuramente l’alternanza scuola-lavoro. La stessa che due giorni fa ha ucciso un altro ragazzo. Chiediamo pertanto l’abolizione. In un Paese che fa in media 4 morti al giorno sul lavoro mandare ragazzi a lavorare non era altro che metterteli davanti ad un pericolo. Giovani mandati allo sbaraglio in situazioni precarie e pericolose. Il caso di Lorenzo e Giuseppe era pertanto da prevedere sicuramente».  

«Ma in generale - continua lo studente - siamo contrari perché riteniamo che la scuola dovrebbe essere un luogo per svilupparsi come persone a 360 gradi e creare conoscenza critica: dovrebbe essere un luogo lontano dalle dinamiche del lavoro, specialmente considerando il fatto che la scuola in Italia è estremamente settorializzata, già a 13 anni ti chiedono cosa farai nel futuro. L’alternanza dovrebbe essere abolita perché è una visione della scuola aziendalizzata che da mano d’opera gratuita agli studenti che dovrebbero stare in classe».

Sullo sfondo delle nuove mobilitazioni restano tuttavia ancora vive le dolorose immagini delle manganellate agli studenti che si sono registrate a Napoli, come in altre città dello Stivale, lo scorso 28 gennaio.  «Intensificare i servizi di prevenzione e controllo del territorio» sono queste, infatti, le parole d’ordine che si leggono in una circolare inviata a tutti i prefetti, proprio questa mattina, dal capo di Gabinetto del ministro dell'Interno, Bruno Frattasi. La stessa circolare arriva a margine delle dichiarazioni rilasciate dalla ministra Luciana Lamorgese che, a seguito degli scontri tra studenti e poliziotti, aveva denunciato la presenza nei cortei di «anarchici e centri sociali» i quali avrebbero provato «a trasformare le manifestazioni in scontro fisico con la polizia».

«Forse non ce l’aspettavamo le manganellate» chiarisce amareggiato Francesco che lo scorso 28 gennaio solo per poco non è stato travolto anche lui dalla carica delle forze dell’ordine. «Il corteo – ricorda lo studente - era per dare solidarietà ad un ragazzo che è morto a soli 18 anni. Lorenzo poteva essere chiunque, anche un figlio dei poliziotti. Per queste ragioni ci aspettavamo una solidarietà maggiore». La presenza, invece, di gruppi provenienti da centri sociali e realtà del lavoro precario, almeno per quanto riguarda la sola piazza di Napoli, non era assolutamente una novità dell’ultim’ora: lo sapevano tutti. Tanto che sono stati proprio gli studenti a chiamarli per manifestare insieme a loro.  Un’unione di lotte, distanti ma di certo non così lontane fin in fondo, che si ripeterà infatti anche per la prossima mobilitazione di questo venerdì. «L’intento – precisa il referente dei Sac che è anche uno studente del Liceo Eleonora Pimentel Fonseca di Napoli - è quello di scendere in piazza anche insieme alle realtà lavorative. Per forza di cose la nostra lotta è la stessa degli operai e dei lavoratori instabili».

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