Lara non aveva il brevetto
«Nella secca per errore»

Lara non aveva il brevetto «Nella secca per errore»
Giovedì 17 Agosto 2017, 12:57 - Ultimo agg. 13:41
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Lara Scamardella, la 13enne sub di Bacoli morta domenica scorsa insieme al suo istruttore, il 44enne bacolese Antonio Emanato, in una delle grotte della Secca delle Formiche tra Ischia e l'isolotto di Vivara a Procida «non aveva alcun tipo di brevetto subacqueo ed era in attività di addestramento» secondo quanto riferito ieri dal comandante della capitaneria di porto di Ischia, Alessio De Angelis, che sta indagando sulla tragedia al centro dell'inchiesta coordinata dal pm Francesca De Renzis della procura di Napoli. Inchiesta che da ieri conta cinque indagati: sono i sub (di Pozzuoli, Baia e Bacoli) che stavano partecipando a immersioni nelle acque tra Vivara e Ischia quando è avvenuta la tragedia. In realtà la notifica dei provvedimenti è un atto dovuto, in vista dell'autopsia che proprio per permettere l'espletamento della procedura è stata rinviata ad oggi. L'ipotesi, di omicidio colposo, si fonda sulla circostanza che i sub avrebbero dato l'allarme senza però, prima dell'arrivo dei soccorsi, operare un tentativo di salvataggio. Nel frattempo gli accertamenti tecnici dei periti nominati dalla procura puntano tutto sull'analisi delle attrezzature e, soprattutto, sulle immagini registrate dalla telecamera GoPro subacquea montata sulla muta di Emanato. Secondo la capitaneria Lara avrebbe compiuto l'immersione «senza brevetto». In Italia non c'è ancora una legge che regolamenti in modo chiaro e inequivoco il tema, ma nelle sue linee-guida la Fias, la Federazione italiana attività subacquee, prescrive nei casi di immersione con i minorenni rigide norme di sicurezza: all'età di 12 anni si può scendere fino a 12 metri di profondità, ma solo con il brevetto Fias «Dodicimetri» e solo se in compagnia di un istruttore federale e con il consenso informato dei genitori, mentre i sub under 14 possono scendere fino a 20 metri di profondità, ma solo se hanno già il brevetto precedente e semprechè siano accompagnati da un istruttore federale e con il consenso informato e scritto dei loro genitori. La procura dovrà chiarire, adesso, se era stato espresso o meno il consenso informato da parte dei genitori di Lara Scamardella, nipote di uno dei primi sub che scoprì il Portus Iulius del Parco archeologico sommerso di Baia. Ma in questa terribile storia c'è ancora molto da chiarire. Un aiuto alle indagini potrebbe arrivare dall'analisi delle immagini registrate dalla telecamera GoPro piazzata sulla muta di Antonio Emanato e ritrovata dagli speleosub a poca distanza dai due corpi senza vita. Al perito toccherà analizzare, fotogramma per fotogramma, l'intero percorso di immersione compiuto dal titolare del Diving Center Sea World di Bacoli insieme alla sua giovanissima allieva. Dal momento del tuffo dal gommone a pelo d'acqua alla Secca delle Formiche fino all'ingresso nella piccola grotta senza uscita diventata la tomba dei due sub, quando la sabbia sollevata dalle pinne di Lara avrebbe fatto piombare nel buio totale quell'anfratto, rendendo pressochè impossibile l'orientamento per la risalita. Sul punto c'è il doveroso riserbo investigativo in questa fase della delicata inchiesta. Ma pare che la GoPro abbia registrato buona parte del tour sottomarino.

Potrebbero chiarirsi, così, i motivi per i quali Lara si sarebbe infilata nella piccola grotta senza uscita e si potrebbe avere la conferma del disperato tentativo di Antonio di togliersi le bombole per passarle insieme al suo boccaglio alla 13enne, dopo aver capito che l'ossigeno della ragazzina stava per esaurirsi. Una manovra che Antonio, istruttore subacqueo flegreo tra i più esperti e preparati, avrebbe fatto anche altre volte quando notava che i suoi allievi erano a corto di ossigeno.

A confermarlo sono gli stessi protagonisti, che hanno lasciato decine di messaggi sulla bacheca Facebook creata in memoria dell'istruttore subacqueo e listata a lutto. Forse, ipotizzano gli inquirenti, Lara avrebbe sbagliato l'ingresso della grotta grande, infilandosi invece in quella più angusta con la fanghiglia che avrebbe reso poi impossibile l'orientamento. Forse Antonio avrebbe fatto in quel momento il disperato e inutile tentativo di salvarla. C'è, poi, da chiarire se c'era o meno la sagola: il cavo di 5 millimetri detto Filo di Arianna che funge da guida per orientarsi e che è obbligatorio nelle speleo-immersioni. La GoPro potrebbe aver registrato tutto questo, fino a quando è calato il buio e il corpo dei due sub è stato avvolto dalle ombre, gettando nello sconforto quanti li amavano e li attendevano a riva.
 

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