Studentessa suicida all'Università di Napoli, supporto psicologico per l'unica testimone

Studentessa suicida all'Università di Napoli, supporto psicologico per l'unica testimone
di Melina Chiapparino
Giovedì 12 Aprile 2018, 12:08 - Ultimo agg. 12:12
5 Minuti di Lettura

È boom di richieste di aiuto per gli studenti universitari che, dopo la tragedia di Giada, hanno trovato il coraggio di raccontare i loro problemi. A distanza di due giorni dalla morte della 25enne che aveva annunciato la sua laurea ma si è lanciata dal tetto dell’Università a Monte Sant’Angelo perché non aveva sostenuto esami, esplode il disagio sommerso della comunità studentesca.

Nel giro di 48 ore, si sono moltiplicate le mail che ogni giorno vengono indirizzate al centro Sinapsi, il servizio di assistenza psicologica dell’Ateneo federiciano, rivolto a tutti coloro che sperimentano una condizione di disagio ed esclusione in qualsiasi forma questi possano declinarsi, dalla disabilità fisica ai problemi psicologici fino alla discriminazione razziale o di genere. In questo caso, le 30 lettere giunte al centro che normalmente ne riceve meno di un terzo a settimana, testimoniano tutte problemi che riguardano ritardi nella carriera universitaria piuttosto che ragazzi bloccati o demotivati nei propri percorsi di studio ma c’è di più.
 

 

Il suicidio della studentessa fuori sede ha scosso gli studenti, abbattendo il muro di pudore e vergogna che spesso li costringe a fingere che vada tutto bene, proprio come è accaduto a Giada, schiacciata dal peso delle verità nascoste. «Il centro Sinapsi esiste dal 1999 e nasce per favorire l’inclusione e abbattere le disabilità ma già dal 2006 rivolge servizi specifici a studenti con disagi come quelli di Giada - spiega Paolo Valerio, direttore del Centro Sinapsi- l’ostacolo maggiore nella nostra attività è far avvicinare i ragazzi che spesso tendono a isolarsi e nascondere il loro malessere».

I servizi che prevedono colloqui, consulenze con psicologi clinici ma anche attività in gruppo e tutoraggi, vengono richiesti con una semplice mail dal sito www.sinapsi.unina.it e hanno aiutato molti studenti in questi anni ma, oggi più che mai, il direttivo del Centro ambisce a creare una rete con la comunità studentesca affinché non ci siano altre Giada. «Abbiamo incontrato le associazioni studentesche, in presenza del nostro staff di psicologi per dare il via a un calendario programmato di iniziative concrete da realizzare insieme a cominciare da un video di sensibilizzazione per rompere il silenzio e la vergogna che vengono percepiti dai ragazzi che non hanno carriere universitarie in regola» continua Valerio che è anche docente di psicologia clinica all'università Federico II, nonché presidente dell'Osservatorio Nazionale Identità di Genere e della Fondazione Genere Identità Cultura.

È così che ieri mattina, nelle aule del Policlinico II, si è svolto il primo appuntamento messo in piedi dal Centro Sinapsi, per incrementare l’azione di aiuto e collaborazione tra lo staff dell’Ateneo e gli studenti. «Nelle Università americane circa il 10% della popolazione studentesca si rivolge a centri simili al nostro, interni alle Università, mentre da noi su un totale di 90mila studenti nell’ultimo anno ci hanno contattati circa 350 ragazzi» spiega Valerio che inquadra il disagio con queste parole chiave: «solitudine, isolamento e disperazione» a cui però va affiancata la «speranza» perché «esistono sempre vie di uscita e il lavoro maggiore da fare è proprio su questo convincimento». «Dal momento che gli aiuti e i servizi esistono - conclude Valerio - bisogna sensibilizzare gli studenti a chiedere aiuto e la stessa azione di sensibilizzazione va fatta sull’intera comunità». In agenda, dunque, alla fine della riunione a cui hanno partecipato i ragazzi della Confederazione degli Studenti ma che vedrà il coinvolgimento di tutte le associazioni studentesche, ci sono il video di sensibilizzazione che avrà come protagonisti gli studenti, una giornata di riflessione dedicata al disagio studentesco e gruppi di riflessione e discussione con cadenze programmate. Tutto con la supervisione e la guida degli psicologi del Centro Sinapsi, esperti in tema di disagi legati al mondo studentesco.

D’altronde proprio la presenza di questi esperti è stata significativa il giorno della tragedia di Giada. Poco dopo le 15, orario in cui la 25enne precipitò dal tetto dell’Ateneo, sul posto giunsero due degli psicologi del Centro Sinapsi per assistere i familiari della ragazza ed anche gli studenti che avevano assistito a quella tragedia. Tiziana Liccardo e Carmine Rizzo sono i due esperti che, quel pomeriggio, hanno fronteggiato la disperazione del papà e della mamma di Giada che gridavano e piangevano, dicendo che anche loro volevano buttarsi dal tetto. L’affiancamento psicologico ai genitori è perdurato tutto il pomeriggio e oggi, prosegue, per aiutare gli studenti che hanno assistito a quel dramma. In particolare, l’azione di aiuto e supporto psicologico, è rivolta in questi giorni alla studentessa fortemente traumatizzata che ha visto il corpo di Giada cadere a poco più di un metro dal suo. «È il senso di fallimento la causa principale del disagio studentesco ed è su questo che noi lavoriamo e puntiamo di farlo anche tramite attività di gruppo che probabilmente vengono percepite dagli studenti con meno diffidenza e vergogna - spiega Tiziana Liccardo - Giada, dalle nostre verifiche, non era neanche più iscritta all’Università ed il suo caso è stato estremo ma ci sono molte situazioni e tipologie di disagi che con questo dramma, molti studenti hanno trovato il coraggio di raccontarci, mai come in questi giorni siamo sommersi da mail dei ragazzi».

E non è un caso che l’attivazione di questi servizi di cui è dotato l’Ateneo venga richiesta anche per le altre scuole. «Promuoviamo tutte le azioni volte a fornire assistenza nelle università ma riteniamo opportuno che anche nelle scuole di ogni ordine e grado si attivino servizi di counseling psicologico per il disagio – aggiunge Antonella Bozzaotra, presidente dell’Ordine degli Psicologi in Campania- il fenomeno è diffuso su tutti i livelli e ovunque c’è comunità è giusto che si lavori per il benessere psicologico della comunità stessa».
La tragedia di Giada, ha aperto delle ferite che non potranno mai guarire ma il messaggio degli studenti è chiaro ed è rivolto all’intero mondo accademico. «Una laurea non vale una vita» si legge sullo striscione affisso davanti alla aule occupate, del Policlinico Federico II.

© RIPRODUZIONE RISERVATA