Tamponi solidali al rione Sanità, tutti in fila: «Non possiamo permetterceli»​

Tamponi solidali al rione Sanità, tutti in fila: «Non possiamo permetterceli»
di Oscar De Simone
Martedì 17 Novembre 2020, 15:28 - Ultimo agg. 17:37
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«Siamo in quattro in casa e fare un tampone al costo di 60 o 70 euro è impossibile. Non abbiamo sostegni da parte del governo e dobbiamo pensare alla spesa di tutti i giorni. Per questo abbiamo approfittato di questa occasione». Commentano così i primi arrivati in piazza San Severo a Capodimonte alla Sanità, il primo giorno di “tampone solidale”. Una iniziativa nata dalla collaborazione tra le associazioni “Sanità diritti in salute” e Fondazione San Gennaro, con il supporto della farmacia Mele e della III Municipalità. Un vero screening di massa a prezzi calmierati (solo 18 euro per un tampone) e con la possibilità, rispettando la più antica tradizione partenopea, di poter lasciare un “tampone sospeso” per chi non può permetterselo. 

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«Abbiamo letto di questa possibilità su internet – dicono in strada – e non abbiamo voluto perdere la possibilità di fare il test. Crediamo che sia fondamentale oggi, ma con i prezzi che ci sono fuori non riusciamo a permettercelo. Abbiamo famiglie numerose e non tutti lavoriamo. Inoltre c'è chi si è dovuto fermare ed i soldi che rimangono servono alle esigenze di tutti i giorni. E' stata una buona idea e speriamo che possa continuare per tanto tempo». Un vero successo insomma che ha attirato un gran numero di persone. Più di cinquanta in sole due ore e – secondo i responsabili – il numero è destinato a crescere. «Ci chiamano casi sospetti covid – affermano Mario Donatiello della Fondazione San Gennaro ed Angelo Melone dell'ass. “Sanità diritti in salute” – che non sono in condizione di aspettare i tempi delle Asl e che non possono permettersi un tampone in strutture private. Per questo, e vedendo le tante complicazioni di queste ultime settimane, abbiamo deciso di darci da fare. Grazie anche alla farmacia Mele, che oggi ci ha regalato i primi 2000 tamponi, siamo riusciti a partire in tempi rapidissimi e vogliamo proseguire senza perdere tempo.

Crediamo sia giusto ed importante accogliere quelle fasce di popolazione meno abbienti che hanno i nostri stessi diritti. La guerra al covid va combattuta insieme e questo è solo il primo passo. Oggi intendiamo far sapere al quartiere ed alla città che ci siamo e resteremo in prima linea per aiutare chi è meno fortunato di noi». 

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