Tasse, stangata per i napoletani: in arrivo aumenti fino a mille euro

Tasse, stangata per i napoletani: in arrivo aumenti fino a mille euro
di Adolfo Pappalardo
Lunedì 20 Dicembre 2021, 23:45 - Ultimo agg. 22 Dicembre, 11:34
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Per i napoletani c’è il rischio concreto di una stangata nel 2022. Non solo l’aumento dell’aliquota Irpef a livello regionale (che sarà il nodo della Finanziaria che andrà in aula oggi) ma anche la possibilità che scatti l’incremento delle aliquote cittadine. Perché a seguito del patto anti-dissesto per Napoli firmato con il governo, viene prevista la possibilità di aumentare l’addizionale Irpef comunale sino all’8 per mille. Una doppia partita. Da qui la richiesta, che oggi farà il centrodestra in consiglio regionale con un emendamento in aula, di destinare una parte delle maggiori risorse attese, circa 90 milioni, verso Napoli per evitare il doppio aumento. 

«Servono almeno 200 milioni di euro di risorse per ripianare, in un arco temporale pluriennale, i circa 5,5 miliardi di euro di disavanzi ereditati dalle gestioni precedenti» e c’è «il peso dell’indebitamento finanziario, anch’esso ereditato dalle precedenti gestioni, per il quale occorre garantire ogni anno quasi 600 milioni di euro per il servizio del debito», sono i due passaggi centrali della nota introduttiva che accompagna il Bilancio regionale.

E qui si precisa come dal primo gennaio verrà abrogata la flat tax valida per tutti (del 2,03 per cento) per passare ad un’imposta progressiva a seconda le fasce di reddito. E solo per la più bassa, quella che va sino ai 15mila euro annui, ci sarà una diminuzione. Per gli altri, compresi i redditi sino a 55mila euro (ben l’87 per cento dei campani) ci saranno aumenti: «I cui effetti, in termini di pressione fiscale - è scritto sempre nella nota al Bilancio - risultano però ampiamente più che compensati dalla riduzione delle aliquote oggetto della manovra fiscale nazionale. 

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Al di là delle aliquote (riportate dal grafico accanto), Il Mattino ha chiesto all’ordine dei commercialisti di Napoli di quantificare questi incrementi. In pratica solo chi guadagna sino a 15 mila euro avrà dei benefici (dai 40 ai 50 euro in meno) per arrivare alla parità, tra la vecchia e la nuova norma (al voto tra oggi e domani), per chi ha un reddito sino a 20mila euro. Chi guadagna invece dai 30 ai 40mila euro vedrà un incremento da 100 a 200 euro annui. E ancora, secondo le simulazioni elaborate da Claudio Turi, presidente dell’Ugdcec di Napoli, incremento rispetto al passato, di 333 euro per i redditi oltre i 50, ben 582 euro oltre i 70 e quasi mille euro oltre i 100mila euro. «Il provvedimento del consiglio regionale prevede un incremento della pressione fiscale per una fascia di contribuenti molto ampia, soprattutto nel ceto medio, peraltro a fronte di una diminuzione non così evidente per le fasce più basse. L’auspicio è che - ragiona Vincenzo Moretta, presidente dell’ordine dei commercialisti di Napoli - l’attivazione del “fondo salva Comuni” per i capoluogo di città metropolitane non si traduca in un ulteriore aumento anche delle addizionali comunali. In questo caso per i contribuenti napoletani si potrebbe profilare una doppia stangata: regionale e comunale».

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E proprio gli aumenti saranno il terreno di scontro oggi in consiglio regionale. Con le opposizioni (centrodestra e grillini) che, sotto forma di emendamenti, chiederanno in aula di muoversi tagliando le spese piuttosto che mettendo le mani in tasca ai campani. Senza contare come per i residenti nel capoluoghi di regione ci potrebbe essere un doppio incremento. «Le prime azioni da mettere in campo devono riguardare il taglio di tutti gli sprechi. Per questo, coi nostri emendamenti, puntiamo a un piano triennale di spending review che coinvolga anche le società partecipate e gli enti strumentali della Regione, incidendo su tutte le spese e i costi superflui. Vogliamo che si valorizzi al massimo il patrimonio immobiliare regionale, così da recuperare decine di milioni l’anno di fitti passivi, destinando inoltre parte degli edifici inutilizzati all’edilizia residenziale pubblica, per supportare chi è in difficoltà. Presenteremo, inoltre, - spiega la capogruppo grillina Valeria Ciarambino - proposte di rimodulazione delle aliquote, con un abbassamento dell’addizionale Irpef di 0,60 punti rispetto alla proposta della giunta e detrazioni per salvaguardare le famiglie con disabili e bambini». Il centrodestra invece, con tre emendamenti a firma dei capogruppo di Fi, Lega e Fratelli d’Italia, chiede in prima battuta che si sopprimano gli aumenti Irpef ma, nel caso di Napoli, si dirottino gli aumenti regionali verso palazzo San Giacomo per scongiurare altri incrementi. «Le maggiori aliquote, o una parte di esse, devono essere dirottate - spiega l’ex governatore Stefano Caldoro che controfirma gli emendamenti - verso il capoluogo secondo il principio di sussidiarietà sancito dall’articolo 118 della Costituzione altrimenti per i napoletani, tra aumenti comunali e regionali, sarà una stangata». 

Non a caso, a sollecitare questa strada, è Catello Maresca, capo dell’opposizione in consiglio comunale. «Vincoliamo, come propone Forza Italia, almeno le maggiori entrate regionali a ripianare parte dei debiti di Napoli. Il governo ci darà dei soldi ma ne vorrà indietro il 25 per cento all’anno. Se non arriveranno dalla riscossione più efficiente e dalla vendita del patrimonio si rischia - dice Maresca - che si traducano in un aumento dell’addizionale comunale. Dobbiamo evitarlo e la Regione di De Luca non può far finta di nulla. Manfredi si faccia sentire e chieda anche al presidente della Regione di fare la sua parte». 
 

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