Napoli, terme di Agnano in degrado:
così la storia si riduce in macerie

Napoli, terme di Agnano in degrado: così la storia si riduce in macerie
di Paolo Barbuto
Giovedì 10 Ottobre 2019, 10:47
6 Minuti di Lettura
Sotto i piedi qualcosa che scricchiola e poi affonda, abbassi gli occhi e scopri di trovarti su un gigantesco tappeto di guano, cacca di piccione: area benessere dell'albergo delle terme di Agnano, primo piano della struttura. Devastata.
Alzi gli occhi perché davanti c'è un cumulo di mattoni, scopri che il soffitto sopra la tua testa non esiste più e ti ritrovi a guardare la stanza del piano di sopra attraverso la gigantesca voragine: palazzina storica delle terme di Agnano, esempio di stile liberty di inizio 900. Crolli ovunque.

 

IL PERCORSO
Siamo andati a vedere, l'avrete capito, quel che resta delle terme di Agnano, abbiamo trovato macerie ovunque, tra le strutture e, soprattutto, tra le persone. Una volta qui lavoravano più di cento addetti, adesso sono rimasti in 27, e sono disperati: cassa integrazione, solidarietà, datori di lavoro che cambiano, adesso a qualcuno è arrivata la proposta indecente: stipendio dimezzato, o accetti di guadagnare settecento euro al mese o non sappiamo cosa farcene di te. In macerie anche i diritti dei lavoratori.
Terme di Agnano Spa è in liquidazione volontaria: il Comune che possiede il 100% delle azioni ha deciso di mollarla nel 2016 dopo l'iscrizione a bilancio di sette milioni di perdite e al termine di un lungo percorso di tentativi di affidarle a un privato. Liquidazione volontaria e futuro segnato.
Quelle terme potevano diventare il fiore all'occhiello del turismo oggi rinato in città, sono state abbandonate a un destino di imbarazzante degrado. Solo le piscine, affidate a privati, hanno una vita a parte, gioiosa e produttiva, tutto il resto è a un passo dalla fine. La palazzina storica da decenni non conosce manutenzione, le strutture moderne nel giro di un lustro sono state lentamente e inesorabilmente abbandonate: prima si chiuse il ristorante, poi l'albergo, poi il centro benessere. Quel che resta siamo andati a guardarlo ieri e proviamo a raccontarvelo anche se le foto non restituiscono la puzza, il rumore sinistro degli scricchiolii, l'assalto degli animali che ora abitano quei luoghi.
L'ALBERGO
Il palazzone di cemento che sta sopra all'accettazione delle terme è un gigante malmesso. Resta aperto solo il piano terra ma probabilmente lo sarà ancora per poco, visto il degrado che travolge i piani superiori.
Esattamente sopra la hall che ancora oggi ospita qualche evento, c'era l'accoglienza del centro relax interno della struttura alberghiera. La grande sala di ricevimento è disseminata di lettini ammassati, spaccati, malridotti, i corridoi che conducevano alle sale massaggi e terapie sembrano pescati da un film dell'orrore. Nei bagni ci sono lavandini e gabinetti spaccati, le salette sono diventate nidi e voliere per i piccioni, veri padroni di quella porzione del palazzo. Volano ovunque, ti puntano per cacciarti via dal loro regno, si sono acquartierati dietro i lettini, dentro gli armadietti, hanno riempito ogni spazio di piume e guano. Carcasse di piccioni morti sono disseminate ovunque, alcune sono state aggredite dai topi dei quali ieri abbiamo solo percepito la presenza.
I piani superiori sono quelli dov'erano le stanze. Svuotate di letti e televisori hanno abat-jour poggiati a terra e segni delle testiere ancora impressi sulle pareti. Dall'alto ci sono infiltrazioni, in alcune stanze anche pesanti, sicché i soffitti hanno iniziato a perdere pezzi. Lungo i corridoi deserti sono appoggiati brandelli di armadi e vassoi della prima colazione, la sensazione è quella che si prova quando entrano i ladri in casa, caos ovunque in un luogo che era confortevole.
In cima c'è il ristorante. Lassù sono stati ammassati tutti i materassi, le cassettiere e i televisori. La sala ha ancora il fascino del lusso di un tempo, qualche finestra è spaccata, anche lì volano indisturbati i piccioni. La cucina è ancora perfetta, sarebbe utilizzabile anche subito se solo si riuscisse a liberare dai resti di animali. Su una mensola ancora impilate le scodelle, dall'altra parte posate in bell'ordine ricoperte da tre dita di polvere. Quassù le finestre spaccate hanno permesso al vento di trascinare all'interno foglie e rami che continuano a mulinellare al centro della sala da pranzo, sarebbe anche romantico se non si verificasse nel cuore di un albergo che sta andando in rovina.
LA STORIA CROLLATA
Quando a Napoli c'erano imprenditori illuminati, all'inizio del 900, vennero convocati due geni delle costruzioni, l'architetto Arata e l'ingegnere Mellucci, con il compito di realizzare uno stabilimento lussuoso laddove già gli antichi greci facevano i bagni termali. Il risultato fu una palazzina in stile Liberty che divenne il vanto della città, un luogo nel quale, negli anni 20 del secolo scorso, si faceva a gara per entrare.
Ieri le transenne che avrebbero dovuto proteggere quel palazzo storico erano spalancate: entrare e sentir sgorgare rabbia e disperazione è stata una sola cosa.
La palazzina, praticamente, non esiste più. Nell'atrio giace un mezzo meccanico che ha un aspetto del 1950 e probabilmente sta piazzato lì da quell'epoca, si riconosce nonostante la scalata della vegetazione che lo sta inglobando. Qui, solo nell'atrio, i volatili hanno preso possesso, assieme ai rovi, di qualunque spazio. Per superare l'accesso ai corridoi dove c'erano le vasche termali bisogna superare una montagna di guano alta più di 50 centimetri, cresce giusto in concomitanza con il passaggio verso i corridoi e ha un odore ripugnante.
Il corridoio di destra, quello che conduceva alle salette per le terapie, è invaso da vegetazione e animali morti, le salette sono stipate di roba vecchia, mobili, sedie, suppellettili, piazzate lì nei decenni passati e adesso marcite tutte assieme. Lungo il corridoio due divani hanno ancora brandelli di tappezzeria verde e raccontano un lussuoso passato lontano mescolato alla muffa che li ha quasi totalmente divorati.
È, però, l'ala che volta verso sinistra, a regalare il definitivo moto di rabbia. Per raggiungerla bisogna scavalcare materiale edile abbandonato chissà quando, soprattutto grossi tubi per l'acqua. Una volta raggiunto l'accesso, l'attenzione viene attirata da un mucchio di pietre, ti avvicini e scopri che il pavimento del piano di sopra è venuto giù, guardi nella stanza del primo piano rimanendo al piano terra. Meglio andare via, di corsa, ed evitare di salire ai piani superiori, viste le condizioni dei solai.
LA RABBIA
Uscire e respirare l'aria calda del sole di ottobre è un sollievo, ma dura poco. Cerchi qualcuno con cui condividere le emozioni della mattinata, ti ritrovi al cospetto di due donne con lo sguardo fiero che nasconde la tristezza. Imma Palombino, alle terme da 28 anni, ha ricoperto ruoli importanti anche nella struttura alberghiera, oggi è all'accettazione: «L'altro giorno mi hanno convocata, mi hanno detto che se voglio rimanere qui avrò lo stipendio dimezzato, 750 euro in tutto, altrimenti posso andare all'Asìa, con il compito di spazzare le strade. Il fatto è che all'Asìa già sono andata per le visite e mi hanno giudicata inidonea. In pratica devo accettare il dimezzamento o perderò il lavoro».
Con Imma c'è Daniela Lampognana, anche per lei un passato alle terme con mansioni manageriali, anche lei passata all'accettazione, anche lei di fronte al bivio dello stipendio dimezzato o del licenziamento: «Mi rivolgo al sindaco di Napoli che si reputa uomo di accoglienza e di apertura: perché ha deciso di distruggere le Terme? Perché non ha mai pensato al rilancio? E, soprattutto, perché ha deciso di licenziarmi?
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