Rider rapinato a Napoli, inchiesta su maxicolletta neomelodici: coinvolto il manager di Tony Colombo

Rider rapinato a Napoli, inchiesta su maxicolletta neomelodici: coinvolto il manager di Tony Colombo
di Leandro Del Gaudio
Giovedì 7 Gennaio 2021, 00:00 - Ultimo agg. 15:30
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Hanno raccolto undicimila euro in un’ora e mezza. Un gesto decisamente nobile ed efficace, sull’onda dell’indignazione social, per il video esploso in rete tra domenica e lunedì mattina, che ha consentito a un gruppo di imprenditori dell’area nord di Napoli di raccogliere soldi che sarebbero serviti - nelle premesse iniziali - ad acquistare una nuova moto per Gianni Lanciato, vittima della brutale rapina di Calata Capodichino. Una iniziativa su cui la Procura ha deciso di accendere i propri riflettori, anche sulla scorta di alcune interviste rese in questi giorni da alcuni promotori della raccolta. Si tratta di imprenditori dell’area nord, che vengono immortalati in un video registrato probabilmente in una azienda di Casalnuovo, dove viene ufficializzata la consegna del denaro, ma anche la retromarcia dello stesso Gianni Lanciato. In poche battute, il rider-eroe ringrazia per l’affetto ricevuto, per il sostegno spontaneo e decide di aderire alla richiesta che garbatamente gli viene spiegata in pubblico (e sotto le telecamere) da parte di uno degli organizzatori: quella di rinunciare ai soldi raccolti, perché ormai lo scooter gli è stato restituito e perché è prossimo ad avere una occupazione stabile (oggi ha un colloquio di lavoro, favorito dal consigliere regionale dei Verdi Francesco Borrelli).

Ma torniamo alla storia della colletta. Doverosa una premessa. Non ci sono indagati, né c’è l’intenzione di criminalizzare la spontaneità di organizzatori e finanziatori, ma c’è comunque l’esigenza di fare chiarezza, come spesso accade quando vengono raccolti soldi nel giro di pochi minuti. E rivediamo la scena della consegna della colletta, compresa la garbata rinuncia da parte del rider.
Accanto a sé, Gianni Lanciato ha l’imprenditore di Casalnuovo Vincenzo Perrella, titolare di una agenzia di viaggi, Vincenzo Galasso, organizzatore di eventi (conosciuto come Enzo “bambolina”), il manager dei cantanti neomelodici Giorgio Mascitelli, che vanta nella sua scuderia anche Tony Colombo (finito a sua volta al centro di un’inchiesta della Procura di Napoli, per la storia del concerto organizzato in piazza del Plebiscito, in onore alla sua sposa Tina Rispoli). Un mondo conosciuto ed esplorato dalla Dda di Napoli (in particolare dalle indagini dei pm Maurizio De Marco e Vincenza Marra), che ha ora intenzione di accendere un faro anche su alcuni personaggi dalle parentele in odore di camorra che hanno sostenuto queste ed altre iniziative.

Proviamo a studiare la garbata rinuncia di Gianni Lanciato: «Se non me lo dicevi tu, lo dicevo sicuramente io», spiega il rider nel motivare la sua rinuncia ai soldi. Undicimila euro, più del doppio rispetto al tetto iniziale. Tutto in una manciata di minuti, soldi raccolti, destinati a finire a una associazione che si occupa di infanzia emarginata, mentre la Procura proverà a fare chiarezza. 

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Intanto, ieri mattina il gip Enrico Campoli ha convalidato gli arresti dei due ventenni del branco di Calata Capodichino. Restano in cella Michele Spinelli e Vincenzo Zimbetti, ritenuti responsabili di aver capitanato la rapina dello scooter, dopo il pestaggio del rider. Stando alla ricostruzione del pm Federica D’Amodio, interamente accolta dal gip, pesa l’aggravante della crudeltà nel mettere a segno un crimine predatorio come la rapina di uno scooter. Difesi dai penalisti Giovanna Cacciapuoti e Diego Abate, i due indagati hanno fornito una confessione di maniera, limitandosi ad ammettere cose già riscontrate: «Eravamo andati a mangiare un panino, abbiamo visto quella persona sullo scooter e abbiamo pensato allo scooter che era nuovo. Abbiamo fatto una sciocchezza». Eppure è lo stesso gip a sottolineare che i due elementi finiti in manette non forniscono alcun particolare in merito al possesso delle armi. Tacciono sull’uso di una pistola e di un coltello, quanto basta a rigettare la richiesta di revoca degli arresti e a tenere in cella i due maggiorenni del branco di Capodichino. Oggi, dinanzi al gip dei Colli Aminei, tocca ai quattro minori (difesi dagli avvocati Carlo Ercolino e Luca Mottola) provare a strappare la revoca degli arresti. 
 

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