Napoli, traffico ai tempi del Coronavirus:
bus e furgoncino restano incastrati

Napoli, traffico ai tempi del Coronavirus: bus e furgoncino restano incastrati
di Maria Elefante
Giovedì 16 Aprile 2020, 19:16
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Vie deserte, niente caos, aria pulita, non ci sono scooter che possono sfiorare un pedone che attraversi la strada. Effetti del Coronavirus. E perché no anche del ‘lanciafiamme’ di De Luca. Ma la realtà potrebbe essere un’altra. È che forse ai napoletani il traffico, le polemiche, il braccio fuori dal finestrino e tutto quel caos, è mancato. È mancato probabilmente così tanto da ricreare, in pieno centro, una scena degna del film di Luciano De Crescenzo ‘Così parlò Bellavista’. Non era un ‘ingorgo a croce uncinata’ ma qualcosa di molto simile quello creatosi in piazza Nicola Amore. E con tutte le caratteristiche tipiche: code di auto in fila, gente che va di fretta, automobilisti che suonano il clacson, altri che sbraitano e soprattutto, il blocco. Un autobus e un furgoncino di un’azienda parcheggiato sulla carreggiata sono rimasti incastrati fin quando dopo innumerevoli tentativi, non si è decisi di spostare a mano il furgoncino.

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Diretto verso la stazione, l’autobus percorre il rettifilo all’altezza dei lavori della metropolitana, ma proprio al centro dello snodo è stato costretto a fermarsi. Da un lato lo spartitraffico in cemento giallo che delimita la corsia ristretta da mesi e dall’altro il furgoncino che non riesce a riprendere la marcia perché a sua volta incastrato tra il cantiere della metropolitana e l’autobus. Così, dati gli spazi ristretti, nessuno riesce a salire sul furgoncino per avviare il motore e parcheggiarlo diversamente. Dopo diverse manovre ed operai che si sono adoperati per spostare a mano il furgoncino, i due mezzi sono riusciti a divincolarsi. E nel frattempo, tra squilli di clacson, qualche passante rimasto incredulo ad assistere alla scena, non è potuto mancare nemmeno il classico litigio post-manovre. Insomma "io ho ragione, tu hai torto" e i poveri automobilisti, a cui forse mancava il traffico, attendevano impazienti (diventando improvvisamente figure mitologiche metà vigile urbano e metà ingegnere della motorizzazione) le manovre che occorrevano per liberare la strada. Insomma un fatto quasi normale per una metropoli ai tempi del Coronavirus.
 

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