Napoli, i pazienti dell’ospedale Monaldi: «Finalmente un cuore nuovo dopo aver atteso per 8 mesi»

Napoli, i pazienti dell’ospedale Monaldi: «Finalmente un cuore nuovo dopo aver atteso per 8 mesi»
di Alessandra Martino
Domenica 17 Aprile 2022, 17:37 - Ultimo agg. 18 Aprile, 10:00
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Giuseppe De Martino era in lista d’attesa per avere un cuore nuovo da 4 anni e da 8 mesi ricoverato e il suo nome compariva nella lista di emergenza. Lo scorso marzo, grazie ad un donatore è riuscito ad avere il cuore tanto atteso.

«La notte del 18 marzo 2022 è una di quelle notti che non scorderò mai. Il giorno in cui iniziava una nuova vita per me con un cuore nuovo», ricorda Giuseppe commosso.

Alle tre di notte è stato avvisato dagli infermieri che sarebbe arrivato un cuore compatibile, «inizialmente non ci credevo. Pensavo fosse un sogno e invece era la realtà».

Ad un mese dal trapianto è in totale ripresa nonostante le prime difficoltà subite da piccole controindicazioni avvenute nel post trapianto.

«Ora sto bene ma non è stato facile.

Io non immaginavo fosse così duro, -spiega De Martino-, ho avuto delle complicazioni. Non si rimarginava la ferita a causa di un eccesso di liquido linfatico, di conseguenza ho dovuto riavere un intervento per riassorbire tutti i liquidi e mi hanno dovuto inserire un VAC che mi ha aiutato a rimarginare la ferita in tempi brevi».

Giuseppe De Martino, 40 anni, è stato operato all’ospedale Monaldi di Napoli, è uno dei pazienti del reparto di assistenza meccanica diretto da Andrea Petraio. 

«Non smetterò mai di ringraziarli. Con loro c’è un rapporto veramente speciale. - dice Giuseppe - Sono qui da otto mesi, ormai è casa mia e loro sono diventati la mia famiglia. Grazie a loro ho superato momenti difficili perché in questi otto mesi avevo perso le speranze».

Giuseppe ha fortemente creduto nella sanità campana tanto da essere tornato da un’altra regione per curarsi nella sua ma per un anno i cuori non sono arrivati. «Prima ero a Pavia ma sono tornato per farmi curare nella mia regione e da questa equipe che è un’eccellenza. Però, ovviamente se non arrivavano gli organi non potevano operare, non potevano fare nulla». 

A Napoli, nell’ospedale Monaldi, il reparto dedicato ai trapianti di cuore è una vera eccellenza in Italia. In video call, Giuseppe, però, oltre agli elogi per lo staff medico, ha sottolineato la mancanza di personale che c’è all’interno della struttura:

«Il reparto funziona benissimo ma ci sono delle carenze. -spiega Giuseppe- Manca personale. Manca personale infermieristico, manca un altro cardiochirurgo, mancano cardiologi e se il reparto fosse al completo. Credo che sarebbe il primo reparto d’Italia. Perché sono una vera eccellenza».

Oggi Giuseppe De Martino, papà di due bambini, si sente un “uomo miracolato”, anche solo perché oggi può raccontare la sua storia grazie al lavoro svolto dall’equipe dottor Petraio: «Subito dopo il trapianto, il dottor Andrea ha spiegato a mia moglie che non avrei vissuto per un altro mese senza l’arrivo del cuore. Il mio cuore era ingrossato e stava iniziando a danneggiare altri organi».

Giuseppe era affetto da una cardiopatia restrittiva. La sua patologia, a differenza delle altre, non aveva accesso a cuori artificiali, ovvero al Vad, e di conseguenza aveva meno possibilità avere un trapianto.

«Il dono è vita e con questo bellissimo gesto possiamo salvare tante persone, soprattutto i bambini. Non è una situazione facile per loro». È questo l’appello che a distanza di un anno, Giuseppe De Martino continua a fare perché questo dramma lo ha toccato con mano ogni giorno.

Anche Antonio, un ragazzo di 18 anni che è stato per otto mesi da solo in ospedale, -senza nemmeno la mamma- , ha ricevuto anche lui, dopo cinque giorni dal trapianto di Giuseppe un cuore nuovo.

«Noi ci siamo sempre detti che lo avremmo avuto insieme il cuore ed è stato così - spiega De Martino-, Il Dottor Petraio ha sempre scherzato che avrebbe fatto una doppietta con noi e ci è riuscito».

Antonio, oggi è ancora ricoverato insieme a Giuseppe all’ospedale Monaldi è in convalescenza e dovrebbe tornare a casa anche lui tra qualche settimana.

Anche Pina Ferrara  è ancora ricoverata nello stesso reparto insieme a sua figlia Aurora che ha 10 anni e non può uscire dall’ospedale perché è attaccata al Berlin Heart, il cuore artificiale per bambini che le ha salvato la vita.

Attualmente non è ancora disponibile un cuore per la piccola: «Il cuore artificiale tiene in vita Aurora ma deve stare 24 ore su 24 attaccata alla corrente - ricorda Giuseppe -. Un trapianto pediatrico, purtroppo è più difficile di quello per adulti e di conseguenza la piccola è ancora qui in attesa».

«Sono grato a vita al mio donatore. A chi è in lista d’attesa, voglio dire non perdete le speranze perché prima o poi arriverà e l’intervento grazie alle cure e la premura dei medici si supera», sottolinea Giuseppe.

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«Donare è bellissimo. È un gesto d’amore, io chiedo con tutto il cuore a tutte le persone ad invogliare a donare. Io mi rendo conto che è veramente difficile accettare una cosa del genere perché nessuno vorrebbe pensare di perdere una vita - sottolinea Giuseppe- Ma questo gesto aiuterebbe tante persone e bambini».

Giuseppe e Antonio a breve torneranno a casa e avranno una vita “nuova” fatta da nuove abitudini, nuova alimentazione e nuove speranze. Inizialmente saranno seguiti mensilmente per avere sotto controllo la piena guarigione.

«Solo dopo sei mesi dal trapianto il cuore inizierà a fare “amicizia” e conoscere bene gli altri organi», ha concluso Giuseppe.

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