Una donna completamente nuda dall'apparente età di 34 o 35 anni, coperta solo da un piccolo corpetto a celare il seno, dolorante e ferita con una mano schiacciata e un trauma cranico è giunta in pronto soccorso, al Vecchio Pellegrini, a notte fonda tra mercoledì e giovedì. A condurla nell'ospedale della Pignasecca il team di un'ambulanza del 118 allertata da sconosciuti. I sanitari l'hanno raccolta in strada, al corso Umberto. La donna, di nazionalità ghanese, costretta a prostituirsi, terrorizzata pensando di essere seguita dal suo aguzzino, è stata accolta nella Chirurgia d'urgenza del Pellegrini. Le cure le sono state prestate da Giuseppe Fedele, chirurgo, veterano del pronto soccorso.
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«In trent'anni di carriera - avverte quest'ultimo - non avevo mai visto nulla di simile. Quella donna era paralizzata dalla paura. Mi sono subito reso conto che era stata brutalmente picchiata con un corpo contundente, probabilmente un bastone. Era dolorante e gonfia alla testa. Le ho subito dato un lenzuolo per coprirsi. Lei per dignità cercava di farlo con le mani. Aveva un dito completamente fratturato e la mano schiacciata. Dopo aver immobilizzato la frattura l'ho sottoposta ad una Tac cranio facciale e al rachide cervicale da cui è emerso un edema per fortuna senza conseguenze vitali. Pian piano ha iniziato a fidarsi e a dire qualcosa rivelando la completa sottomissione a un suo connazionale violento che l'aveva ridotta in quello stato e con cui temeva di doversi nuovamente confrontare all'uscita. Per identificarla ma anche per le gravi lesioni riscontrate, ho chiamato i carabinieri».
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Alle 3 di notte, dopo l'allerta al 112, sono arrivati due sottufficiali dell'Arma. «Ho mostrato l'evidenza della situazione - conclude il medico - e di lì a poco i militari gli uomini in divisa, che sembravano conoscere cosa ci fosse dietro, sono riusciti a identificarla. Sul computer ho inserito i suoi dati e ho proseguito con le indagini diagnostiche. A quel punto, con una prognosi di 41 giorni, l'ho dimessa ed è stata accompagnata dai carabinieri in una struttura protetta. Una cosa mi è rimasta impressa, oltre al terrore, di quella povera donna: la presenza, al polso sinistro, di un braccialetto di colore chiaro diverso dai soliti monili. Una specie di marchio di identificazione». Massimo riserbo da parte dei militari che procedono per far luce su quanto è accaduto e su cosa effettivamente ci sia dietro. Non viene esclusa l'ipotesi di un traffico di donne gestito da un ghanese, violento e senza scrupoli, che farebbe arrivare a Napoli sue connazionali con la promessa di una sistemazione e di un lavoro come colf o badanti per poi indurle alla prostituzione e ridurle in uno stato di totale soggezione e schiavitù. Non sarebbe la prima volta che a Napoli emerga, dal tessuto degradato del sottobosco dell'immigrazione clandestina e irregolare, una vera e propria tratta delle schiave, esercitata soprattutto nell'ambito delle comunità nigeriane e ghanesi e di cui si occupano solo alcune onlus e le forze dell'ordine.
Napoli, trentenne africana sotto choc in ospedale: «Picchiata e ridotta in schiavitù»
di Ettore Mautone
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Domenica 19 Gennaio 2020, 10:30
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