Napoli, tutti in fila per Caravaggio
ma è un flop lo slalom tra i musei

Napoli, tutti in fila per Caravaggio ma è un flop lo slalom tra i musei
di Maria Pirro
Sabato 13 Aprile 2019, 09:53
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Folla nel primo giorno di «Caravaggio Napoli», ma il percorso è a ostacoli. Con il minibus per i trasferimenti da Capodimonte al Pio Monte che fa slalom tra i cantieri e le auto in doppia fila e si ferma solo un attimo in via Duomo. Qui, davanti al «Caffè», non c'è una palina che indica il servizio messo a disposizione dal Comune e, alle 18 in punto, quando parte l'ultima corsa che unisce le «due mostre in una», nessuno sale a bordo. «Dodici, in totale, i turisti e i napoletani trasportati» certifica l'autista Davide Romano.

Navetta in fase di rodaggio. Mancano ancora al museo le audioguide utili a spiegare i diciotto mesi trascorsi in città dall'artista, tra l'autunno del 1606 e il 1607 e poi tra l'autunno del 1609 e il 1610. Ma, a parte questo, l'operazione può dirsi riuscita. Non solo perché oggi arriva al museo il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Innanzitutto perché l'iniziativa accende un faro sul periodo partenopeo vissuto dall'artista e fa vedere sotto una luce nuova le stesse tele già esposte nel capoluogo. Può sembrare un paradosso, ma il Caravaggio più apprezzato dai visitatori è quello già presente tutto l'anno a Capodimonte. Conquista tutti la «Flagellazione» trasferita al museo dopo il terremoto dell'Ottanta. La pala con altri cinque dipinti del maestro raccolti per l'occasione nella sala Causa, tra cui quattro trasferiti da Londra, Rouen, Madrid e Roma, richiamano restauratori, professionisti, docenti universitari, ma anche studenti di tutte le età (tre i gruppi di scuole, ieri), fotografi, viaggiatori, curiosi, insegnanti. E, a queste opere, si aggiunge, in un percorso ideale ma più complesso nella realtà, la tela negata, la più straordinaria: le «Sette opere» che resta invece sull'altare maggiore in via dei Tribunali.

Solo un numero ridotto di appassionati fa entrambe le tappe in un giorno. La polemica delle scorse settimane contribuisce, però, a pubblicizzare i due luoghi dell'arte. Al Pio Monte si registrano oltre 550 visitatori, un venerdì da record. Tra questi, una cinquantina proviene dal museo e quindi usufruisce dello sconto di due euro previsto sul secondo biglietto di ingresso (uno per ogni sede dell'esposizione).

 

Fila anche a Capodimonte che aspetta, invece, il pienone del fine settimana per rendere noti i dati sull'affluenza. E, in sottofondo, continua la querelle sul trasferimento mancato. «È un peccato che la tela del Pio Monte non sia assieme alle altre: avrebbe chiuso un cerchio magico», si schiera Fiorella Sammartino, 65 anni, psicoterapeuta di Roma. «Io non l'ho mai vista», confida Valeria Iorio, studentessa di matematica 24enne, rimandando la discesa tra i vicoli, a causa del traffico e del poco tempo a disposizione. Stessa scelta per Debra Collis, artista londinese in vacanza. «Visto che non c'è ancora l'audioguida, sarebbe bello trovare più pannelli esplicativi per capire cosa c'è dietro un capolavoro», interviene il fotografo Mario Spada che si sofferma ad ammirare il San Giovanni Battista della Galleria Borghese. «Font, dimensioni e caratteri delle didascalie sono poco leggibili ma la mostra è splendida, l'allestimento davvero suggestivo», aggiunge Pamela Palomba, storica dell'arte al lavoro con l'associazione culturale Locus iste; mentre Vanessa Pietrantonio, docente di letterature comparate all'Università di Bologna, loda l'idea di legare le opere al territorio e torna sul caso delle «Sette Opere»: «Sono arrivata a Capodimonte in taxi, difficile raggiungere oggi anche il Pio Monte».
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