Braccato dagli usurai a Napoli, scomparso da un mese: ​si teme la lupara bianca

Braccato dagli usurai a Napoli, scomparso da un mese: si teme la lupara bianca
di Giuseppe Crimaldi
Lunedì 4 Gennaio 2021, 23:00 - Ultimo agg. 6 Gennaio, 11:35
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La sua ultima apparizione risale al 2 dicembre. Da allora di R.T., 32enne napoletano residente al Vasto, si sono perse le tracce. E dietro questo mistero spunta un’ombra nera: quest’uomo incensurato - che dopo aver perso il lavoro non riusciva più a sostenere se stesso e la sua famiglia - era finito nelle mani degli usurai. Aveva contratto debiti che in pochi mesi sarebbero lievitati a dismisura, esponendolo ad interessi impossibili da onorare. Di lui non si hanno più notizie: e tra le piste investigative si comincia a prendere in considerazione l’ipotesi di un omicidio. Una lupara bianca.

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«Esco. Ci vediamo stasera». Sono le ultime parole dello scomparso rivolte alla moglie, prima di uscire di casa. È il 2 del dicembre scorso.

Ma il 32enne non farà mai più ritorno tra le mura domestiche. Inghiottito in un buco nero. Trentacinque giorni di assenza. La consorte prova a rintracciarlo, intorno alla mezzanotte, ma il cellulare risulta spento. Il giorno successivo la donna si presenta negli uffici del commissariato della Polizia di Stato di “Vicaria-Mercato” per chiedere aiuto. In un comprensibile stato di agitazione spiega, a chi raccoglie la denuncia, di non avere più notizie del marito. Scattano le ricerche. Ma anche dalle verifiche degli investigatori il cellulare di R.T. risulta irraggiungibile.

Per competenza territoriale le indagini passano al commissariato “Vasto-Arenaccia”. In quegli stessi uffici viene ascoltato anche il fratello dello scomparso. Sarà proprio lui a fornire una chiave investigativa importante: spiegando quel dramma che R.T. viveva da quando - avendo perso il lavoro - non riusciva nemmeno a pagare le bollette e garantire la minima spesa quotidiana. «Mio fratello era indebitato fino al collo», sottoscriverà in quel verbale, pur senza fornire informazioni su chi fossero i possibili strozzini ai quali si sarebbe rivolto per riuscire a mettere almeno il piatto a tavola. Ma quelle parole fanno scattare l’allarme.

La Polizia di Stato attiva indagini immediate. Come sempre accade in questi casi, si estendono le ricerche anche alle altre forze dell’ordine, si scrutano i nomi dei ricoverati negli ospedali, si passano le notizie al gruppo che si occupa di scomparsi coordinato dalla Prefettura (il sistema italiano di ricerca delle persone scomparse coinvolge una rete coordinata da un Commissariato straordinario che fa riferimento agli uffici dei Palazzi di Governo). Ma non arriva nessuna conferma. Nessun riscontro. R.T. non soffriva di disturbi psicologici, non era segnalato alle forze dell’ordine, nessun problema di tossicodipendenza. 
Così, trascorsi i canonici tre giorni dalla denuncia, le ricerche si sono intensificate e un’informativa è stata trasmessa anche alla magistratura inquirente. Un fascicolo è stato aperto in Procura. Ma allora che cosa può essere accaduto? 

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Indagine complessa e delicata, sulla quale comprensibilmente si mantiene il massimo riserbo. Gli investigatori, alla luce delle dichiarazioni rese dai familiari, non escludono alcuna pista. Ma logica vuole che chiunque, e soprattutto una persona afflitta da drammatiche emergenze economiche e probabilmente rincorsa dal cappio degli usurai, difficilmente riesce a nascondersi dagli aguzzini per oltre un mese.
E allora comincia a prendere corpo un’ipotesi inquietante: lo stesso giorno nel quale è scomparso il 32enne potrebbe avere avuto un appuntamento con chi pretendeva la restituzione del denaro chiesto ad usura. Alla moglie non avrebbe mai riferito questa circostanza: il particolare della sovraesposizione debitoria viene infatti riferito nel verbale reso da suo fratello ai poliziotti. R.T risiede in una zona ad alta densità criminale che ricade sotto l’influenza del clan Contini, un gruppo criminale che - nonostante le offensive giudiziarie, gli arresti, i sequestri di beni di provenienza illecita - domina ancora l’intero territorio compreso tra Porta Capuana e Capodichino. Una cosca temibile che, oltre alle estorsioni e ai traffici di droga, controlla anche quel cono d’ombra poco illuminato dalle denunce riconducibile all’usura.In questa drammatica vicenda, che con il passare dei giorni accresce l’angoscia dei familiari, restano ovviamente aperte altre ipotesi. Dalla sparizione volontaria ad un gesto estremo e tragico, sebbene il 32enne non abbia lasciato alcun messaggio né segnale che possa accreditare questa ipotesi.
 

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