Vaccini fantasma in corsia a Napoli, la verità dalle telecamere: venti bluff in poche ore

Vaccini fantasma in corsia a Napoli, la verità dalle telecamere: venti bluff in poche ore
di Leandro Del Gaudio e Gennaro Di Biase
Giovedì 10 Febbraio 2022, 23:56 - Ultimo agg. 11 Febbraio, 18:09
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Questa volta hanno funzionato. E hanno svolto un ruolo decisivo per fare emergere - almeno in parte - una brutta storia di cronaca cittadina, all’ombra dell’emergenza covid. parliamo delle telecamere interne all’ospedale San Gennaro, uno dei più importanti presidi del sud Italia, trasformato da qualcuno in una sorta di fabbrica dei finti vaccini e dei finti vaccinati. Si parte dalle telecamere a circuito chiuso per svelare lo strano caso dei pazienti presenti solo sulla carta: nella stessa giornata, solo per fare un esempio, almeno 22 persone si sarebbero vaccinate, secondo quanto emerso dall’analisi dei dati informatici, con un afflusso all’interno dell’hub che nessuno ha notato. Un afflusso quanto meno sospetto. E che era tecnicamente impossibile notare, dal momento che i vaccinati risultano veri e propri fantasmi.

Persone mai viste, mai giunte all’interno del San Gennaro, che però risultano vaccinate a tutti gli effetti.

Sono in giro, incrociano altre persone, fanno sport, lavorano, hanno una vita sociale ordinaria, grazie a un green pass formalmente impeccabile ma completamente falso nel contenuto. Una storia raccontata ieri in esclusiva sulle colonne di questo giornale, che fa riferimento a una sorta di traffico di card ministeriali, grazie a una sorta di triangolazione, che fa leva su una parola chiave su cui sono ora al lavoro gli inquirenti.

Ricordate la storia? Il primo step ha inizio in un negozio che si trova nei pressi. Un negozio - va detto per inciso - al momento individuato da chi da giorni sta provando a fare chiarezza con l’ennesimo caso emerso a Napoli, a proposito di sieri mai somministrati e di processi di immunizzazione realizzati solo sulla carta. Chiara la dinamica, abbastanza lineare la geometria messa in campo da faccendieri senza scrupoli: prima ci si rivolge a un commerciante della zona, un soggetto che di mestiere vende prodotti al bancone, con una sorta di parola d’ordine («quando la seconda dose?»); poi nelle mani del negoziante finisce un incartamento (300 euro in contanti e la tessera sanitaria); in attesa di avere riscontri. Quali? Poco tempo dopo - via mail o via sms - arriva il green pass del Ministero.

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Tutto senza aver mai avuto il fastidio di porgere la spalla, potendo continuare a rimanere fedele a una sorta di verbo No vax che qui tra i vicoli del centro cittadino sembra essere abbastanza radicato. Ma torniamo alla storia delle immagini e della caccia ai responsabili. Inchiesta condotta dai carabinieri del Nas, una vicenda sulla quale l’Asl cittadina - come in altri scandali recenti - non è stata a guardare. Anzi. Si scopre oggi che la frontiera dei finti green pass in corsia era stata denunciata giorni fa dai vertici della principale azienda sanitaria cittadina, dopo uno screening che potrebbe oggi risultare prezioso nella ricostruzione delle responsabilità individuali. In che senso? Torniamo alle telecamere, torniamo all’occhio del circuito di videocontrollo dentro e fuori i locali del presidio ospedaliero. Sono stati presi di mira i varchi, l’accesso all’hub vaccinale, il via vai di persone in prossimità del box dove avviene la somministrazione. 

Ed è saltato all’occhio il gap tra persone che risultano vaccinate e quelle realmente presenti all’interno del presidio. Ci sono giorni presi come campione, che evidenziano la differenza tra il numero di persone che entrano nella struttura e quelle che risultano realmente vaccinate. Come è possibile? Una domanda che ha spinto a zummare su alcune sagome, che non sono passate inosservate, su cui è ovviamente doveroso sospendere il giudizio in attesa di riscontri concreti e utili per portare avanti l’inchiesta. Si tratta di soggetti che entrano ed escono dall’ospedale, che fanno la spola tra il mondo di dentro e quello esterno, tra la corsia e il vicolo. Parliamo di soggetti che lavorano al San Gennaro, che rivestono un ruolo e che sono legittimati ad entrare e uscire dall’ospedale. Su alcuni di essi, c’è un’esigenza di verifica, alla luce di una intuizione semplice e dirimente: una volta incassata la tangente da trecento euro, con tanto di tessera sanitaria, qualcuno ha portato il documento a chi ha facoltà di accesso alla piattaforma informatica. Ed ha caricato i dati, mettendo nel sistema nazionale i nomi di persone che non sanno neppure come è fatto il box vaccinale del San Gennaro. Persone che oggi vivono mimetizzate tra la maggioranza di cittadini napoletani che possiede il green pass. Facile a questo punto immaginare gli sviluppi di questa inchiesta. Al lavoro i pm del pool reati contro la pubblica amministrazione, sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Sergio Ferrigno, potrebbero essere convocati esponenti dello staff interno, ma anche semplici cittadini presi a campione tra le decine di nomi di vaccinati segnalati in alcuni giorni. 

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