Napoli, Salgono a 9 i candidati
fantasma della Valente

Napoli, Salgono a 9 i candidati fantasma della Valente
di Leandro Del Gaudio
Martedì 7 Febbraio 2017, 08:28 - Ultimo agg. 11:36
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Un quarto di quella lista è candidato a sua insaputa. Un quarto o quasi: nove candidati della lista di Napoli Vale (che ha presentato quaranta nomi) non sapeva di dover scendere in campo a sostegno di Valeria Valente, la candidata a sindaco di Napoli nel corso delle ultime amministrative. Eccolo l'ultimo aggiornamento che emerge dall'inchiesta condotta dalla Procura di Napoli sulle liste civiche che hanno sostenuto la parlamentare del Pd, scesa nell'agone elettorale per contendere la fascia tricolore a Luigi De Magistris.


È di queste ore una nuova acquisizione numerica: ci sono altri due candidati fantasma, si tratta di una docente e di un avvocato, entrambi ascoltati ieri mattina dagli uomini della Guardia di Finanza della sezione di pg della Procura, agli ordini del colonnello Luigi Del Vecchio. Ma restiamo al dato numerico, che in questa storia non può essere secondario: da ieri la quota dei candidati fantasma in Napoli Vale è salita da sette a nove, mentre altri due casi sospetti in altre due liste (uno facente capo a Taglialatela e un altro a Lettieri) sono destinati a rimanere sullo sfondo in vista di una possibile archiviazione. Ma torniamo alle due new entry.


L'avvocato aveva da poco ricevuto una notifica da parte della Corte di appello di Napoli, un invito a rendicontare eventuali spese elettorali; mentre la donna è caduta dalle nuvole quando ha appreso dalla Finanza di essere stata catapultata nella lista della Valente. E non è tutto. Proprio per il caso della donna, una insegnante napoletana, ci sarebbe anche una nuova anomalia: la sua candidatura era senza firma, era falsa, ma in modo grossolano; chi ha usato il nome della prof napoletana per inserirla nella lista Napoli Vale lo ha fatto in modo tanto frettoloso da dimenticare anche di scimmiottarne la firma. Quanto basta ad andare oltre con le indagini, quanto basta a schiacciare l'acceleratore. Inchiesta condotta dal pm Stefania Buda, sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Alfonso D'Avino, ieri mattina la Finanza è tornata negli uffici elettorali. Nuovo blitz, nuova acquisizione di atti. C'è uno screening sulle liste che hanno appoggiato la Valente, anche alla luce di un dato in particolare: le procedure di autenticazione sono state condotte da tre consiglieri comunali, che hanno assunto la veste di notaio. Una circostanza che suggerisce indagini con uno sbocco a senso unico: i riflettori della Procura puntano dritto sul consigliere che ha materialmente autenticato il falso, che ha ratificato la presenza di candidati fantasma nel gruppone di nomi a sostegno della Valente.


Errori seriali che non possono essere ricondotti a leggerezze o sviste accidentali, come sembra di capire dalle audizioni delle possibili parti offese.
Era lo scorso sei maggio, ultimo giorno utile per la presentazione delle liste, quando si dà sfogo alla politica dei buttadentro. Vengono usati nomi e profili personali per arrivare a quota quaranta, per chiudere quelle liste che dovranno contendere il voto al sindaco uscente (poi riconfermato in sella a Palazzo San Giacomo). Uno scenario che spinge a una domanda su tutte: perché commettere nove illeciti macroscopici, quando era possibile presentare anche una lista con trentuno candidati? Ritorni di immagine, forse anche economici. Sono i punti su cui la Procura prova a fare chiarezza. Non è un caso che i responsabili della lista Valeria Vale hanno presentato un bilancio preventivo delle spese sostenute in base alla legge elettorale per una cifra di 26mila euro, una cifra che ha inevitabilmente insospettito gli inquirenti. Questioni tecniche su cui sapranno dare spiegazioni i responsabili della stessa lista. Nelle prossime 48 ore, sarà ascoltata come persona informata dei fatti Valeria Valente, la leader politica chiamata a raccontare cosa avvenne in quei giorni di inizio maggio nel suo comitato elettorale. Domande simili saranno rivolte al suo compagno Gennaro Mola, indicato dall'avvocato Donatella Biondi (uno dei nove candidati ignari di esserlo) come l'uomo che le consigliò di firmare un attestato di zero spese alle ultime elezioni, a dispetto della logica e della trasparenza.
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