Reparto allagato nell'ospedale del clan, la Procura: messaggio alla dirigenza

Reparto allagato nell'ospedale del clan, la Procura: messaggio alla dirigenza
di Leandro Del Gaudio e Ettore Mautone
Sabato 6 Luglio 2019, 08:00 - Ultimo agg. 12:17
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Non era un dispetto, non era uno sfregio grossolano, ma qualcosa di più sottile. Era un messaggio, un avvertimento, un modo per farsi capire. Otturare i rubinetti e gli igienici con materassi, provocare l'allagamento di un'intera area dell'ospedale San Giovanni Bosco, fino a insozzarla con escrementi portati (probabilmente) dall'esterno non è stato solo un dispetto.
 
Ma una strategia finalizzata a colpire la dirigenza, a intimorirla, specie alla luce di quanto avvenuto negli ultimi giorni. Ricordate l'inchiesta della Dda dei 125 arresti a carico dei Licciardi-Contini? Un'indagine che ha puntato i riflettori sull'ospedale di via Briganti, che ha svelato solo in parte verifiche ancora in corso. Indagine ancora in corso, ci sono accertamenti di pg che promettono sviluppi e che attendono un elemento prezioso: la testimonianza di esponenti interni all'ospedale, di funzionari e dirigenti chiamati a confermare alcuni aspetti di indagini tuttora aperte. Ed è in questo scenario che viene calato il raid vandalico di giovedì scorso. Sono state scardinate tre porte di un'area non sorvegliata e deserta, la ex terapia intensiva coronarica (trasferita in un altro reparto del nosocomio), con un'azione messa in campo da almeno tre persone: materassi e lenzuola per otturare bagni, lavandini e bidè, acqua fatta scorrere per ore, fino ad allagare l'area, con tanto di infiltrazioni al piano di sotto. Inchiesta del Nas, si muove la Procura. Si batte la pista dell'intimidazione in vista di qualcosa, più che di una vendetta per quanto subito in questi mesi. Se avessero voluto fare un dispetto a qualcuno per una denuncia o per un'ordinanza interna, avrebbero puntato su un reparto operativo, per creare un disservizio a tutti. E invece hanno alimentato caos e inquietudine a scopo preventivo, di fronte a quanto potrà avvenire nei prossimi mesi nel nosocomio del rione Amicizia.

Qualcuno è preoccupato per le nuove soluzioni che verranno adottate in materia di disciplina all'interno dei reparti, mentre c'è una certa ansia per quanto si ipotizza che possa avvenire sul fronte giudiziario, dove - grazie alle testimonianze interne - si punta ad eliminare connivenze con i clan e presenze sospette.

Ospedale delle formiche, ospedale della camorra: è il modo in cui è stato ribattezzato il San Giovanni Bosco, dove comunque sono tante le eccellenze che vi lavorano. E non è un caso che sull'atto vandalico di giovedì scorso ha deciso di dire la sua Paolo Capogrosso, primario della Cardiologia, un camice banco di lungo corso della Sanità campana da sempre con l'occhio rivolto alla matrice popolare dei pazienti e alle difficoltà sociali e sanitarie.

Dopo aver diretto per molti anni la Cardiologia del San Gennaro, da 12 anni è a capo dell'unità operativa della Doganella. «Cosa penso dell'ultimo atto vandalico nel mio vecchio reparto? Si tratta di uno di quegli episodi che a mio avviso hanno la stessa matrice di precedenti atti di sabotaggio avvenuti con le stesse modalità ad esempio all'ospedale del mare, alla vigilia dell'inaugurazione del pronto soccorso a settembre dell'anno scorso e anche qui a gennaio in occasione di una visita ispettiva del ministero. Ci sono rancori, dispetti, odi che si esprimono con queste modalità che si radicano in abitudini interrotte da un diverso modo di amministrare». E ancora: «Credo fermamente - aggiunge Capogrosso - che il San Giovanni Bosco sia un ospedale da salvare anziché da chiudere. Del resto per la Sanità napoletana, quando l'ospedale del mare diventerà azienda autonoma questo, insieme al San Paolo e al Pellegrini, sarà uno dei pochi ospedali della città chiamato a dare assistenza di una certa complessità. Lavoriamo molto e con grande impegno cercando di superare un contesto negativo che non ci ha mai toccato. Le difficoltà ambientali le abbiamo superate, non le abbiamo accettate e non le accetteremo mai. Dispiace che si tenda a fare di tutta l'erba un fascio. Qui come altrove nella società di questa città c'è del marcio ma anche tanti esempi virtuosi e di civiltà».
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