Napoli, il vescovo Battaglia ai giovani: «Non fatevi fregare dai falsi miti»

Il tema della violenza al premio Frunzio: interventi anche di Riello, Giuliano, Melillo e Manfredi

Napoli, il vescovo Battaglia ai giovani: «Non fatevi fregare dai falsi miti»
Sabato 17 Dicembre 2022, 12:34 - Ultimo agg. 18 Dicembre, 00:04
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«Vi prego: non siete un problema, non permettete mai a nessuno di dirlo, non siete il futuro, siete il presente ma dovete credere in voi stessi, nella forza che c'è dentro di voi. Abbiate sempre il coraggio di avere coraggio». È la preghiera che l'arcivescovo di Napoli, monsignor Domenico Battaglia, ha rivolto agli studenti che hanno partecipato alla seconda edizione del premio 'Luigi Frunzio'.

Dall'alto prelato è arrivato l'invito ai ragazzi a «vivere la vostra vita, ad amarla, a difenderla. Scegliete sempre di stare dalla parte della vita - ha aggiunto - proveranno in tutti i modi a fregarvi con i miti del denaro facile, della tv, ma non lasciatevi fregare, non date mai in appalto a nessuno la vostra coscienza».

Battaglia ha chiesto ai ragazzi presenti in sala «di avere il coraggio di sporcarvi le mani per la solidarietà, per la giustizia, per la pace perché non c'è cosa più grande della vita. La legalità e la solidarietà sono solo strumenti, sono due binari che dobbiamo percorrere quotidianamente, ma la stazione d'arrivo è la giustizia: scegliete sempre di stare dalla parte della giustizia, non scendete mai a compromessi». Battaglia ha ricordato all'uditorio i punti salienti del Patto educativo ed ha ribadito che sono già partiti i tavoli nei quartieri di Soccavo, Ponticelli e Forcella. 

«Ho sempre detto che non dobbiamo parlare più di emergenza perché si tratta di una situazione che dura da tempo e con la quale ci dobbiamo misurare proprio evitando logiche emergenziali. La questione giovanile esiste ed è un problema educativo che attiene alla dispersione scolastica, al degrado delle periferie e quindi riguarda lo Stato in tante sue componenti che dovrebbe essere più presente là dove le altre agenzie educative non funzionano». È il pensiero di Luigi Riello, procuratore generale della Corte d'Appello di Napoli, a margine del premio.

Riello ha sottolineato che accanto all'azione educativa «bisogna anche essere presenti come forze dell'ordine, come apparato repressivo perchè ci sono episodi di grande gravità non solo nei quartieri cosiddetti malfamati ma anche nei quartieri 'benè». Il procuratore generale ha affermato la necessità che «la violenza venga sradicata, che venga fatto capire a questi ragazzi che ciò che fanno non è giusto e non è degno di uno Stato di diritto e democratico. Quindi - ha aggiunto - non mettiamoli dentro e gettiamo la chiave, ma mettiamo in moto meccanismi e percorsi educativi degni di uno Stato di diritto che si coniughino con imprescindibili misure sociali». 

«Il tema della violenza è presente a Napoli come in tante altre città ma qui è connotato in molti casi da un particolare ricorso alla violenza, ma ritengo che oltre che affinare il più possibile gli strumenti di polizia e investigativi, dobbiamo anche interrogarci sulle cause profonde e fare in modo che si faccia anche una prevenzione in senso più ampio stando soprattutto tra i ragazzi perché abbiano punti di riferimento e opportunità» ha affermato il questore di Napoli, Alessandro Giuliano, parlando del tema della devianza e della violenza giovanile.

«La questione minorile e criminale nel suo complesso sono allarmi potenti e inascoltati di un rischio democratico che è sotto gli occhi di tutti. Mi sembra che la questione minorile sia indicatore di ben altro: della dissolvenza della Repubblica, di un progressivo inscheletrimento di tutte le funzioni pubbliche». ha affermato Giovanni Melillo, procuratore nazionale Antimafia. Melillo, nel sottolineare che il fenomeno «non è solo napoletano ma che tutti gli indicatori rivelano una diffusione ampia sul territorio nazionale», ha tuttavia sottolineato che a Napoli la questione «è esacerbata e aggravata da una condizione di frammentazione del tessuto sociale, istituzionale, di povertà dei servizi sociali». Il procuratore nazionale Antimafia ha evidenziato la necessità «di interrogarsi su cosa significhi questo processo di dissolvenza della Repubblica» ricordando che «la democrazia e la libertà sono beni che si consumano se non costantemente alimentati dall'educazione, dalla solidarietà, dalla consapevolezza e dalla capacità di ascoltare che è la regola fondamentale della democrazia, che non è il diritto di parlare, ma è il dovere di ascoltare, di raccogliere le ragioni degli altri, trovare il senso comune e tradurre in indirizzi che assicurino il bene». 

«Il tema della violenza giovanile va affrontato con un intervento delle forze dell'ordine ma anche con un recupero sociale e una grande azione educativa. Ieri ne abbiamo parlato anche con il ministro Piantedosi perché è un tema comune a tutte le grandi città ed è un problema della contemporaneità e del post pandemia» ha detto il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi. Il sindaco ha ricordato che il Comune è impegnato insieme alle altre istituzioni, e in particolare con l'Ufficio scolastico regionale, «a lavorare sull'aspetto educativo, sul contrasto alla dispersione scolastica rispetto al quale è necessario integrare gli interventi educativi con gli interventi sociali perché spesso la violenza cresce anche in ambienti dove c'è grande marginalità sociale. È un'azione complessa che richiede un impegno continuo e ci aspettiamo un ulteriore sostegno a livello governativo ma credo che stiamo percorrendo la strada giusta».

Il passo successivo indicato dal sindaco Manfredi sarà fare una clasterizzazione delle varie tipologie di dispersione «perché - ha sottolineato - in alcuni casi la devianza e la violenza sono legate a situazioni personali ma in altri c'è un disagio familiare e sociale e pertanto bisogna intervenire in modo specifico con azioni di sostegno alle famiglie». «Il passo successivo sarà avere una metodologia più incisiva, di approccio con i nostri assistenti sociali per incrociare i dati di dispersione con le situazioni familiari per fare dei progetti ad hoc di affidamento che ci consentano di recuperare i casi considerando anche le loro diversità», ha concluso. 

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